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BRINDISI.100 anni di Aida De Donno

Aida De Donno nasce a Maglie (LE) il 18 novembre del 1923. Suo padre, appassionato di lirica, sceglie per lei questo nome verdiano.

La giovinezza di Aida scorre placida, segnata dagli appuntamenti previsti dall’educazione del tempo, dai giochi, dall’adunanza domenicale in parrocchia, dalla scuola di ricamo, di cui diventa espertissima.

La scuola? Basta la terza elementare! Per la maggior parte delle bambine è sufficiente che sappiano leggere, scrivere e far di conto ed è così anche per Aida che, invece , avrebbe amato frequentare ancora la scuola.

Quando la famiglia si trasferisce a Brindisi, lei, ancora bambina, resta a Maglie a curare la vecchia nonna fino alla morte di questa.

Rientrata in famiglia, è ormai una signorina graziosa, impeccabile nei modi e curata nell’abbigliamento: abiti, guanti, cappellini di buon gusto tutti rigorosamente fatti con le proprie mani. 

Siamo alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale e Aida conosce Sergio un giovane serio, riservato. Il corteggiamento è timido, solo poche parole scambiate alla presenza di qualcuno e qualche bigliettino. Allo scoppio della guerra Sergio è arruolato in Marina e parte; si rivedranno nel 1945 e Sergio le consegnerà le numerose lettere scritte su un quadernetto e mai spedite. Aida lo ha aspettato restando fedele ad una promessa mai pronunciata, ma scambiata con lo sguardo del cuore. L’8 gennaio del 1950 si sposano.

Gli anni passano in fretta: tre figli maschi, una bella casa, la “Seicento”, le amiche invitate per il tè e la scala quaranta, la villeggiatura estiva, qualche viaggio. E poi i nipoti amati, coccolati, rimpinzati di merende abbondanti, ciambelle, biscotti.

Aida è una donna intelligente, accorta ed esperta nella conduzione della casa, ferma nell’educazione dei figli: più che un angelo del focolare è una efficiente regina della casa.

Oggi Aida compie 100 anni, ha ancora accanto Sergio che di anni ne ha quasi 102. Vivono una vecchiaia serena, con qualche acciacco che diventa sempre più severo, qualche vuoto di memoria, ma sempre con un fermo desiderio di “esserci” fino all’ultimo perché, come dice lei, sempre positiva e proiettata al futuro:- É un periodo, passerà!

 

Lucia Tramonte

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