La giornata del 25 novembre, istituita dall’Onu per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul valore umano e sociale della non violenza contro le donne è, tragicamente, esente dal rischio di divenire ricorrenza solo simbolica nel nostro Paese. Tale fenomeno ha infatti, da tempo, occupato la ribalta della cronaca pressoché quotidiana, a causa di episodi di violenza fisica, morale, di diffusa disparità di genere e di discriminazione economica, oltreché per la tragedia dei femminicidi; 105, ad oggi, quest’anno. Includendo, tra questi, le recentissime tragedie che hanno riguardato la povera Giulia Cecchettin, di soli 22 anni, barbaramente uccisa e poi gettata in un canalone e la donna di 70 anni strangolata dal marito a Fano.

L’aggravante è che il 2023 vive tale ricorrenza in modalità ancor più affliggente rispetto all’anno passato, per il contesto di guerre diffuse nel mondo; ed anzi “Viviamo in una terza guerra mondiale combattuta a pezzi … La pace è possibile. Non abituiamoci alla guerra!” continua a ribadire, inascoltato, Papa Francesco. Sono vicinissime a noi, la guerra in Ucraina – 400 mila tra morti e feriti ufficiali – vittima di una scellerata occupazione da parte della Russia (24 febbraio 2022) e l’altra, altrettanto inaccettabile nel Medio Oriente, dopo l’attacco terroristico ed efferato  del 7 ottobre u.s. di Hamas al popolo israeliano – entrambe combattute con inusitata quanto efferata violenza – oltre 12 mila morti ufficiali nella sola striscia di Gaza – e nel totale disprezzo dei principi fondamentali del diritto internazionale.

Tantissime donne giovani e anziane e poi neonati, bambini, ragazzi, naturalmente anche uomini, continuano ad essere le vittime incolpevoli di violenze, di stupri, di rapimenti, offese, umiliazioni, imposizioni e di sofferenze per mancanza di pane, di acqua, di medicine, di energia elettrica che negli ospedali ha già portato alla morte migliaia e migliaia di feriti. Donne, tantissime donne, inoltre, costrette a cercare, scavando con le mani, i propri familiari tra le macerie di case e palazzi bombardati  ed a scappare via in altri Paesi sperando certo nell’accoglienza ma anche nel ritorno in sicurezza nelle loro case da ricostruire, dopo aver visto i propri uomini andare al fronte e, probabilmente, là morire.

Pensiamo che da tutto ciò non possa né debba prescindere, in questo 25/11, alcun tipo di considerazione sul tema del contrasto alla violenza sulle donne che nel nostro Paese necessita ancora di una presa di coscienza collettiva che impegni tutte le componenti – politica, istituzioni, famiglie, agenzie educative, parti sociali, associazionismo religioso e laico, arte, cultura, cinematografia, social, mass media – ed assuma come indiscutibile elemento di partenza il rispetto di ogni persona. Ogni persona in quanto essere in relazione e non solo per il portato valoriale di ciò ma anche in virtù del principio stabilito dall’Art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali …”

E’ancora lungo il percorso da compiere per invertire la divaricazione esistente tra principi sanciti ed effetti resi concreti, esigibili; quel percorso è ancora pieno di ostacoli, di insidie, di sottovalutazioni, di attesa per un cambiamento generale della socialità che finalmente porti a guardare alle donne, a tutte le donne, come a cittadine non di seconda serie. Al riguardo, molteplici indicatori segnalano come dal femminicidio alla tratta e allo sfruttamento sessuale, dagli stereotipi di ordine culturale alla violenza e alle molestie nei luoghi di lavoro, dal caporalato allo stalking, il sopruso sulle donne è presente anche nella nostra realtà territoriale Taranto Brindisi.

Insomma, esso non rimane affatto sottaciuto nei contatti quotidiani che sperimentiamo nelle sedi Cisl attraverso il nostro Sistema Servizi, oltreché nei luoghi di lavoro. Eppure, il nostro Paese pur in un contesto di difficoltà economiche e di dipendenza energetica, vive una stagione senza precedenti giacché potenzialmente protesa, al pari degli altri Paesi europei nostri concorrenti, verso un nuovo modello di sviluppo che declini stabilità sociale ed economica con qualità del lavoro, occupazione aggiuntiva, crescita, produttività, solidarietà, tutele universali, coesione sociale. 

Sarà, sempre più, necessario da tali opportunità ripartire per riposizionarsi ed aprirsi ad un futuro in cui le attuali giovani generazioni, donne e uomini, vincano la sfida della transizione sociale, digitale, ecologica, occupazionale, culturale, energetica, scientifica tanto più che viviamo oggi il paradosso della forte domanda di figure professionali innovative che il mercato del lavoro non riesce a soddisfare. Si consideri che il tasso di occupazione femminile (fonte: Istat) si attesta quest’anno al 51,3% (+0,5% rispetto al 2022) e si traduce in 9.763.000 donne occupate contro 13.452.000 uomini.

E nonostante le misure previste nel Pnrr a favore della parità di genere, per promuovere una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro, di fatto tale partecipazione (fonte: Iapp) è ancora oggi ostaggio di criticità strutturali: occupazione ridotta e prevalentemente precaria, part time e in settori a bassa remuneratività o poco strategici.

Con il nostro Dipartimento Politiche sociali insistiamo nel rivendicare, grazie ad una diffusa negoziazione in seno agli Ambiti territoriali, progetti di sostegno mediante i Piani sociali di Zona, per interventi e servizi atti ad alleviare i disagi delle famiglie, a partire da quelli che riguardano l’infanzia (asili nido, sezioni primavera, ecc.). E ancora, a favore delle donne e dei minori, da anni poniamo all’attenzione delle Istituzioni – Regione, Enti locali, Asl – il problema della violenza e dei maltrattamenti, ottenendo già primi positivi risultati in termini di interventi e di strutture in grado di garantire la sicurezza e l’autonomia socio-economica delle vittime di violenza.

Con le nostre Federazioni di categoria promuoviamo, inoltre, la contrattazione di secondo livello nei luoghi di lavoro, anche per un welfare aziendale nel segno dell’appropriatezza, considerando ad esempio che le lavoratrici del Mezzogiorno, dove una donna su cinque deve scegliere tra figli e lavoro, sono costrette a ricorrere sempre meno ai servizi sia pubblici che privati (asili nido, ludoteche, baby-sitter ecc.) o perché inesistenti, o perché costano troppo o i posti risultano esauriti.

La Cisl proseguirà a tutti i livelli nel proprio impegno forte, quotidiano, volto a contrastare il fenomeno della violenza sulle donne in tutte le sue manifestazioni ed a diffondere contro la “cultura dello scarto” quella della parità, consapevole che per educare alla non violenza sia necessario promuovere fin dall’infanzia lo sviluppo di relazioni positive nel contesto familiare innanzitutto ed in quello scolastico. C’è necessità di una educazione ai sentimenti, alle relazioni.

La violenza verso una Donna, peraltro, non è mai un fatto privato perché riguarda tutti e  non sarà possibile alcun processo di emancipazione né di liberazione delle donne stesse senza una trasformazione radicale degli attuali rapporti uomo – donna né quel richiamato  gap di genere che continua a gravare nel mondo del lavoro, ovvero nelle retribuzioni e negli avanzamenti di carriera.

Per le prossime settimane la Cisl Taranto Brindisi ha programmato con i Dirigenti scolastici di alcuni Istituti superiori, insieme con la Cisl Puglia, la Cisl Scuola territoriale, lo Sportello Lavoro e coinvolgendo anche l’Inail, una serie di incontri con le ragazze ed i ragazzi che si preparano alla maturità, con i quali parlerà di  formazione, di lavoro, di sicurezza, di partecipazione, di opportunità, di legalità, di futuro. 

Sarà l’ennesima occasione per dare impulso all’impegno per le pari opportunità di genere e ribadire il valore fondamentale della non violenza contro le donne e contro ogni persona; entrambi veri e propri architravi di una socialità rinnovata, capace di pianificare il proprio futuro nel segno della partecipazione, dell’inclusione e della piena corresponsabilità sociale.

 

                                                                                          Gianfranco Solazzo