In una società come la nostra hanno ancora valore l’onestà, la dignità e il rispetto per le persone? La risposta è nella commedia “Gente di facili costumi”, in programma in prima nazionale al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi venerdì 29 dicembre – sipario ore 18.30 – con due straordinari interpreti, Flavio Insinna e Giulia Fiume, e per la regia di Luca Manfredi. Andato in scena per la prima volta nel 1988 con Nino Manfredi nel ruolo del protagonista, “Gente di facili costumi” è un omaggio al grande attore e regista scomparso nel 2004. Spettacolo del Teatro Pubblico Pugliese, organizzato con la partecipazione della Fondazione Nuovo Teatro Verdi. Durata 90 minuti. Biglietti disponibili presso il botteghino del teatro, dal lunedì al venerdì eccetto i festivi, ore 11-13 e 16.30-18.30, e online sul circuito Vivaticket. Prezzi: platea, 1° settore € 20 e 2° settore € 18; galleria € 15. Info 0831 562 554 e botteghino@nuovoteatroverdi.
La storia si svolge in una città cosmopolita, nella quale le luci sfavillanti nascondono le solitudini di chi vive ai margini. Anna, con la sua vita notturna e la professione che la pone ai bordi della società, incarna uno spirito libero ma segnato dalla malinconia. Torna a casa al sorgere dell’alba, quando la città dorme e i suoi abitanti si nascondono dietro facciate di comodo. La routine di Anna, tra rumori notturni e l’acqua della vasca che riempie l’ambiente di echi, diventa il simbolo del suo desiderio di rompere il silenzio della solitudine. Ugo è un intellettuale la cui raffinatezza si schianta contro un mondo cinico e indifferente. Le sue notti insonni, trascorse a scrivere sceneggiature che nessuno sembra voler produrre, sono un riflesso della sua lotta interiore. Il suo universo di parole e idee si scontra con la realtà schietta e rumorosa di Anna.
Quando i due si incontrano, scatta una scintilla di accettazione: nonostante le iniziali resistenze, iniziano a riconoscere nelle loro differenze un motivo per avvicinarsi. La forzata convivenza li porta a scoprire gli aspetti più autentici e vulnerabili l’uno dell’altro. Ugo trova in Anna un’ispirazione inaspettata per i suoi scritti, mentre lei vede in lui una figura che le offre un senso di sicurezza e stabilità. Le loro conversazioni notturne, i gesti di cura reciproca e i tentativi di Anna di aiutare Ugo a realizzare il suo sogno cinematografico, diventano i fili che tessono una trama di affetto.
“Gente di facili costumi”, scritta da Nino Manfredi e Nino Marino, è un esempio di come il teatro possa combinare curiosità e introspezione. L’opera mette in focus una classe piccolo-borghese, abilmente ritratta con un mix di aspirazioni intellettuali e una vena di ironia, specie nei confronti della morale e della cultura tradizionale. Lo sviluppo narrativo sottolinea l’abilità di Manfredi e Marino nel creare un racconto che, pur stimolando riflessioni critiche sui costumi sociali, rimane piacevolmente coinvolgente. Nell’orizzonte della commedia all’italiana, la pièce si distingue per la sua enfasi su elementi comici tra battute esilaranti, equivoci e sorprese. Giulia Fiume si muove sul terreno di un realismo straordinario che fonde palcoscenico e realtà, regalando al personaggio una umanità e una profondità che superano lo stereotipo della “etera”. Flavio Insinna esplora un crinale fatto di battibecchi e riconciliazioni fino a un finale nel quale i due protagonisti si incamminano verso una nuova vita borghese: la storia, pur aderendo alle convenzioni della commedia all’italiana, offre una narrazione ricca e sfaccettata attraverso una commistione tra realtà e finzione, umorismo e compostezza.
Ecco come Nino Manfredi presentava il suo lavoro: «Una commedia che sviluppa in maniera paradossale un fondamentale problema etico. Gli ideali politici non difendono più gli interessi del Paese; la creatività e la fantasia sono messi al servizio dell’imbonimento pubblicitario. Viviamo in una società in cui i valori più elevati vengono svenduti e liquidati, perché il bello, il vero e il buono sono asserviti all’inutile. Paradossalmente quello che è rimasto più coerente a se stesso è il mestiere più antico del mondo. Le prostitute continuano a fare ciò che hanno sempre fatto con chiarezza, senza sottintesi o simulazioni, oseremmo dire restando sempre nel paradosso, onestamente. Un intellettuale e una prostituta, protagonisti della commedia, assumono il ruolo emblematico di rappresentanti di questa mutevole società: l’intellettuale presume di appartenere a una casta detentrice del potere culturale; la prostituta, la peccatrice, l’emarginata, si esprime con l’antico, anche se molto personale, linguaggio… della verità».