Brindisi tagliata fuori da tutto e quindi dallo sviluppo. L’esclusione della provincia messapica da tutte le reti di trasporto transeuropee grida vendetta.

Fuori  dal corridoio Baltico-Adriatico; fuori dal corridoio dei Balcani occidentali (il cosiddetto Corridoio 8), che collegherà Durazzo a Bari; fuori dalla cosiddetta «rete intermedia extended» e quindi fuori anche dall’altro asset strategico, ossia il cosiddetto «Quadrilatero del Sud» che collegherà le quattro aree logistiche di Bari, Taranto, Gioia Tauro e Napoli attraverso collegamenti ferroviari veloci.

Come nel caso del Just transition fund Brindisi resta al palo. Quanto sta accadendo è inaccettabile per la Cgil che da anni si batte per portare a Brindisi l’alta velocità e l’alta capacità rivendicando per il territorio un ruolo strategico per rafforzare la dorsale adriatica. Proprio nei giorni scorsi la Camera del lavoro di Brindisi aveva richiamato l’attenzione di Enti locali e  rappresentanti politici del territorio a non perdere «il treno dello sviluppo». Ed invece l’epilogo del trilogo tra Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue per la revisione del Regolamento sui corridoi Ten-T, la dice lunga sulla considerazione di questo territorio.Quanto accaduto rappresenta l’esatto contrario di quanto auspicavamo, la volontà di non essere esclusi da questo processo che riguarda solo alcune zone della Puglia, perché occasione di sviluppo di settori importanti per la nostra economia a cominciare dalla logistica, su cui il territorio brindisino sta puntando molto, ma anche per il turismo (in continua crescita). 

La partita della mobilità è condizione necessaria per lo sviluppo  perché porta con se consistenti investimenti e offre possibilità di crescita per tutti con la contestuale creazione di «lavoro buono».

Ci chiediamo oggi dove sono finiti tutti quei buoni propositi e le tante promesse in occasione del vertice tra i ministri degli Esteri dell’Albania, della Bulgaria, della Macedonia del Nord in vista dell’introduzione del Corridoio VIII nella rete strategica europea dei trasporti. In quell’occasione, era solo lo scorso luglio, ricordiamo che il vice premier Antonio Tajani dichiarò che «Brindisi, in Italia, è il punto d’ingresso di questo corridoio», alimentando molte speranze.

Appare incredibile che mentre altri territorio siano al centro di progetti avveniristici nel mondo dei trasporti come ad Ancona, dove stanno già programmando la realizzazione di una nuova linea ferroviaria dedicata esclusivamente all’alta velocità che corra parallelamente a quella adriatica già esistente arretrata più all’interno rispetto alla precedente, Brindisi, che da millenni viene definita la «Porta d’Oriente», sia assente da ogni forma di progettualità, cancellata da ogni mappa dello sviluppo. Ricordiamo, infine, che Brindisi e il Salento sono tagliati fuori anche dal percorso dell’Autostrada che è un gap notevole da colmare anche data la lunghezza della Regione e che la superstrada rappresenta spesso un percorso ad ostacoli.

Avevamo chiesto nei giorni scorsi uno scatto d’orgoglio della politica e delle istituzioni, per quanto riguarda questa Camera del lavoro lanceremo una forte mobilitazione dal basso, lanciando una mobilitazione del territorio con una campagna di raccolta firme che smuova dall’immobilismo che tenga insieme sindaci e istituzioni e riporti il territorio al centro delle scelte del Governo.