Invitiamo la cittadinanza all’evento informativo l’8 dicembre dalle ore 18 in Piazza Vittoria  a Brindisi per la giornata internazionale contro le opere inutili, costose e dannose. Si ricorderà con una mostra fotografica l’esplosione dell’8 dicembre 1977 del petrolchimico con 3 morti e più di 80 feriti. La torcia del petrolchimico ENI brucia ancora dopo la fortunata esplosione, e non si sa niente della combustione del deposito carbonifero della centrale ENEL di Cerano, e dopo le dichiarazioni del Ministero a favore del deposito GNL di Edison, si è aggiunto un altro grave progetto fossile per Brindiisi, di cui nessuno parla: un altro gasdotto.

E’ stato presentato l’ennesimo gasdotto inutile da SNAM a Brindisi: è il “Metanodotto Matagiola – Masseria Manampola DN 1400 (56 bar”) DP 75 bar”. Di solito i gasdotti hanno nomi della stazione di partenza e di arrivo che sono città, tipo il gasdotto Sulmona – Foligno della Linea Adriatica. Invece questo si chiama Matagiola – Manampola. Matagiola, pochi brindisini lo sanno, è una masseria crollata a 4 km da Sant’Elia, dove c’è un centro di smistamento SNAM e dove arriva il famoso gasdotto TAP. Non c’è sulle mappe Google, ce lo abbiamo messo noi come Movimento No TAP/SNAM Brindisi per i tanti eventi contro TAP che abbiamo organizzato. In realtà si chiama Contrada Santa Lucia. E la Masseria Manampola, in Comune di Martina Franca, è in realtà tra Villa Castelli e Grottaglie, in pieno Parco Agricolo Multifunzionale di Valorizzazione della Valle dei Trulli, è una Masseria abbandonata dove c’è una centrale SNAM.

Le uniche osservazioni al progetto sono state proposte dal Moviemento No TAP/SNAM di Brindisi, congiuntamente alla Campagna nazionale Per il Clima Fuori dal Fossile, dalla Rete Nazionale no Rigass, da Forum Ambientalista, dalla Rete Giustizia Climatica, dai Cobas Brindisi.

Il nuovo gasdotto ha una lunghezza di 40 km e non è identificabile col gasdotto Matagiola – Massafra di lunghezza di 90 km presentato come PCI list, cioè Progetto d’Interesse Comune dalla UE inserito nel Southern Gas Corridor, che avrebbe congiunto i gasdotti TAP (10 miliardi di mc annui) e Poseidon  (20 miliardi di mc di gas) alla Linea Adriatica di SNAM da Massafra a Minerbio, Bologna. 

Ma è stato inserito dal MASE, ministero dell’ambiente, tra i progetti PnRR per un presunto “miglioramento della rete nazionale” e nell’”opzione zero”, si rinuncerebbe “allo sviluppo dei punti di entrata del sistema di trasporto gas, attuali o futuri”.

Allora, ci sono già, per la maggior parte del suo tracciato, due metanodotti SNAM già esistenti sulla stessa tratta: 

– Met. Palagiano – Brindisi DN450 (18”), MOP 70 bar; 

– Met. Palagiano – Brindisi Sud DN1050 (42”), MOP 75 bar 

che finora hanno soddisfatto pienamente le esigenze di trasporto del gas, secondo le dichiarazioni di SNAM, dietro nostre denunce. Il nuovo gasdotto da 56 pollici sarebbe in più e parallelo…

Lo studio SNAM è del 2021, dove col post covid il consumo del gas era aumentato, ma poi con l’aumenti del prezzo del gas dovute a speculazioni, oggi i consumi di gas sono passati dai 75 miliardi di mc ai 60 miliardi di mc. Perciò il progetto non è attuale.

Considerando che il gasdotto Poseidon a Otranto non è stasto neanche inserito nella 6. PCI list dei progetti di interesse comune e che la sua autorizzazione a inizi lavori è scaduta il 23 giugno 2023, non arriveranno altri 20 miliardi di mc di gas, e che il raddoppio di TAP non potrà arrivare in Italia, perché il PRT di Melendugno è stato autorizzato solo fino a 10 miliardi di mc annui per la Direttiva Seveso sugi rischi di incidente rilevante, non si capisce quale sia ““allo sviluppo dei punti di entrata del sistema di trasporto gas, attuali o futuri”. Un’opera inutile.

 Avere tre gasdotti sulla stessa tratta, senza nuovi punti di entrata di gas, è veramente inutile. E lo paghiamo noi cittadini tramite il PnRR, che per due terzi è a debito dello stato, cioè dei nostri figli. Per un’opera inutile.

E a Masseria Manampola non ci sono interconnessioni dirette verso Massafra, linea di partenza del gasdotto Rete Nazionale Linea Adriatica,  e non è dichiarato nelle motivazioni perché il nuovo progetto dovrebbe portare gas con un 56 pollici in quella località, C’è solo l’interconnessione col Metanodotto Palagiano – Brindisi Sud DN1050 (42”), MOP 75 bar che porta il gas dalla Sicilia verso la centrale a turbogas di EnelPower, che alimenta il petrolchimico. Cioè il nuovo gasdotto duplica il 18 pollici a metà strada col 42 pollici che va in senso inverso ????

Considerando che il nuovo gasdotto non sarà parallelo ai due gasdotti esistenti, ma li incrocia in almeno 8 punti, e che saranno interferiti almeno 6000 ulivi secondo i nostri calcoli, ma che questi ulivi sono in zona infetta per Xylella, saranno eradicati, perdendo una parte del nostro patrimonio storico, sociale e ambientale, e in parte nel Parco Agricolo Multifunzionale di Valorizzazione della Valle dei Trulli. 

Gli accordi di Parigi poi che sono del 2015, sono stati firmati  sul contenimento della temperatura entro 1.5 gradi e la risoluzione delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 e lo zero carbon entro il 2050. 

Questi nuovi gasdotti sono figlia di un’epoca antecedente dell’antropocene ed è completamente anacronistica rispetto agli obiettivi Green della Commissione Europea e dello Stato Italiano oggi. E risulta in violazione con il principio DNSH – “Do No Significant Harm”, dato che non fornisce alcuna evidenza, scientificamente fondata, accessibile e verificabile, che l’attività promossa miri alla mitigazione climatica e non rechi danni significativi agli obiettivi ambientali di eco-sostenibilità definiti dalla normativa europea (Regolamenti nn. 2020/852-2021/241-2021/1119)

Si conclude che l’opera è completamente senza motivazione nel PNIEC e di utilità per il territorio e per l’Italia, ma si inquadra nei finanziamenti pubblici del PnRR e finanziamenti correlati del RepowerUe senza nessuna utilità per i cittadini. SNAM dichiara di essere un ente che provvede a un servizio pubblico di trasporto del gas, ma in questo caso si ha “sperpero di denaro pubblico”, anzi, il costo di centinaia di milioni di euro per un’opera inutile, sarà per due terzi debito pubblico per le generazioni future.

Inoltre l’opera è in contrasto con gli obiettivi climatici dichiarati dall’Italia e quelli europei e non prevede, nel progetto, opere di compensazioni per il territorio.