La legge regionale che disciplina gli interventi di ristrutturazione edilizia consente di compiere un importante passo in avanti, pur in presenza di limiti interpretativi delle reali esigenze del comparto. Si tratta di un provvedimento che è frutto di una proficua fase di consultazione durante la quale anche noi costruttori edili abbiamo messo a disposizione le nostre esperienze e soprattutto abbiamo evidenziato le necessità del comparto, con l’unico e condivisibile obiettivo di rispondere anche alle esigenze dei cittadini pugliesi. Purtroppo non tutto è stato recepito in maniera puntuale e ci si è limitati ad effettuare una sorta di “rendering legislativo” urbanistico, forse con l’unico intento reale di cercare di dare una risposta ai rilievi della Corte Costituzionale. 

Il punto di partenza è stato senza dubbio quello di andare oltre la stagione del “Piano casa” che per 14 anni è risultato comunque utile per superare ostacoli dettati dal groviglio normativo degli strumenti urbanistici in vigore. Il tutto, partendo dalla necessità di mettere in campo interventi di efficientamento energetico e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, finalizzato al riutilizzo ed a ridurre ogni forma di degrado, così come di abbandono di zone già urbanizzate e/o antropizzate. 

Un indirizzo ben preciso che è andato a sommarsi, anche in sede di formulazione della legge approvata all’unanimità in Consiglio regionale, alla necessità di ridurre al minimo il consumo di suolo.

Certo, si poteva e si deve fare di più, rendendo compatibile il contenuto della legge con fattori da cui non si può prescindere, come densità edilizia, altezza e distanza dei fabbricati. 

Ma il lavoro svolto fino ad oggi non basta per sbloccare l’impasse! Adesso spetta ai Comuni approvare la disciplina del procedimento attraverso una delibera di consiglio comunale che individui gli ambiti di applicazione del contenuto della legge, a partire dal riconoscimento degli incentivi volumetrici per interventi di ampliamento, demolizione e ricostruzione.

Vista la complessità della materia e le varie casistiche, nonché la cronica carenza di personale tecnico nei comuni, si rendono necessarie con urgenza da parte della regione delle “linee guida” o un vademecum che supporti gli uffici tecnici a meglio interpretare ed agire.

La vera sfida, pertanto, si sposta proprio nelle nostre città in cui non ci si può limitare ad approvare uno “schema”, ma si deve rendere tutto compatibile con gli strumenti urbanistici di cui si dispone. Ed è per questo che il sistema-Ance, con le sue esperienze e competenze, offre piena collaborazione per traguardare un risultato importante che consentirà ritorni reali per il settore edilizio, per i cittadini e per la riqualificazione delle nostre realtà cittadine. 

Angelo Contessa ANCE BRINDISI