«In un momento storico delicatissimo per la sanità italiana, dove la carenza dei professionisti della salute rischia di pesare come un macigno sulla qualità della tutela della salute della collettività, il dibattito politico si concentra sulla possibilità che l’Italia possa fare a meno della “governance” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, destinando i fondi al potenziamento del nostro SSN.
Come leader di Amsi, Associazione Medici di Origine straniera in Italia, nonché come numero uno dell’Umem, Unione Medica Euro-Mediterranea, con i suoi rappresentanti in 120 paesi al mondo, il Prof. Foad Aodi ha voluto dire la sua, nell’ottica di un impegno costante in termini di cooperazione internazionale che non può e non deve mai venire meno, in ambito sanitario e non solo, rispetto al quale ci si attende che l’Oms offra, in modo costante e trasparente, le linee guida per sostenere le nazioni e quindi le popolazioni più bisognose, grazie anche al supporto economico dei Paesi dall’economia più solida.
«Non siamo abituati, esordisce Aodi, ad entrare nei meandri del dibattito politico. Non è questa la nostra priorità, noi guardiamo alla tutela dei professionisti sanitari italiani e a quelli stranieri in Italia, sostenendo, con i nostri strumenti e la nostra azione costante, la salute dei soggetti più fragili in quei Paesi dove più che mai, le nostre eccellenze, possono fare la differenza.
E’ questo lo scopo del progetto “Aiutiamoli a casa loro”, non solo in ambito sanitario, così come sosteniamo la causa dei medici e infermieri che in Italia vanno valorizzati e per i quali è indispensabile creare terreno fertile per arginare le fughe all’estero».
Secondo Aodi, ci sono molte cose da rivedere nel modus operandi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, soprattutto alla luce di quanto si è visto durante la gestione della pandemia.
«Non possiamo essere soddisfatti di come l’OMS si è mosso durante l’emergenza Covid, e la nostra non è certo una considerazione politica, ma strettamente legata al benessere della collettività, nonché di tutti i professionisti la cui esperienza e la cui azione diventa cruciale in territori dilaniati da emergenze sociali ed economiche, dove la sanità paga anche il caro prezzo della fuga all’estero di centinaia e centinaia di medici e infermieri che lasciano il loro paese, nel caso dell’Africa e dell’Asia, per approdare in Europa o negli Stati Uniti.
Le loro ambizioni sono più che legittime, ma il sistema sanitario di queste nazioni, già economicamente deboli, in questo modo, “perde ulteriormente i pezzi”.
Per noi di Amsi e Umem, l’Organizzazione Mondiale della Sanità deve essere sempre più indipendente dal punto di vista economico e politico, deve avere la capacità di agire in modo equo con interventi mirati laddove, naturalmente, ce n’è più bisogno, come nei casi sopra citati», continua Aodi.
Da sempre vicini alle realtà del Medio Oriente e dei paesi africani, Aodi richiama l’attenzione su un Oms che miri all’obiettivo di sanare le carenze sanitarie nel mondo, acquisendo finalmente credibilità, diventando realmente il ponte tra paesi ricchi e paesi poveri.
Dobbiamo imparare dai tanti sbagli nella gestione della pandemia, occorre che la politica non si mischi con una sanità che può e deve crescere, sostenendo gli interventi e la prevenzione nei paesi più bisognosi», conclude Aodi.