Il Mar Piccolo di Taranto non può diventare territorio di impiantistica e produzioni non legate alla filiera del mare, comunque lontane dalla logica di tutela e salvaguardia della risorsa naturale.

È stato fin troppo abusato, il Mar Piccolo di Taranto. Navi militari e idrovore Ilva ne hanno già messo a dura prova l’ecosistema. Il 5 gennaio scorso è stata presentata un’istanza per la realizzazione di un parco fotovoltaico galleggiante (offshore) di potenza 100 MW con annesso impianto di produzione di idrogeno verde da 25 MW sulla superficie del Mar Piccolo. La proposta prevede l’occupazione di un’area marina pari a 90 ettari del primo seno. 
 
Ma il Mar Piccolo è formalmente un “Parco” grazie alla legge Legge Regionale n.30 del 21 settembre 2020. Ed è su questa norma che occorre intervenire per evitare che uno dei ‘due mari’ di Taranto si trasformi in un… parco fotovoltaico. Prima che un’autorizzazione tiri l’altra… e così via. In particolare, l’art.8 non prevede espressamente la realizzazione di impianti ad energia rinnovabile di questo tipo, rimandando alle disposizioni del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale. Non la prevede ma non la vieta! Un emendamento ad hoc potrà tutelare definitivamente il Mar Piccolo di Taranto, vietando dunque la realizzazione di impianti produttivi non legati alla maricoltura. 
 
Mi rivolgo al presidente Emiliano, all’assessore Maraschio e lancio allo stesso tempo un appello accorato ai consiglieri regionali tarantini, miei concittadini: mettiamo da parte colori e appartenenze, tuteliamo il nostro Mar Piccolo. Bastano due righe per modificare una legge e scrivere la parola fine sullo sfruttamento di una delle risorse naturali più importanti della Puglia. Tuteliamo la maricoltura. Ad ogni modo, il progetto proposto va bloccato sul nascere: presenterò infatti le mie osservazioni alla VIA ministeriale… ma la Regione, Comune agiscano intanto in sede istituzionale.