Tempo di cambiamenti a livello fiscale per i proprietari di locazioni brevi a fini turistici. In questi mesi è entrata in vigore la direttiva dell’Unione Europea volta a regolamentare il mercato degli affitti brevi nel turismo e ad aumentare la trasparenza delle piattaforme come Airbnb, Expedia e Booking.
I dati evidenziano una significativa impennata delle prenotazioni in alloggi con affitti brevi in tutta Europa. L’Italia è al terzo posto con 34 milioni di notti prenotate nel primo semestre del 2023. In Puglia, sono stati registrati 733mila arrivi e 2,5milioni di presenze, con una durata media del soggiorno di tre notti. Le locazioni turistiche, cioè con contratti di affitto brevi, vengono utilizzate soprattutto dagli stranieri: la quota è del 40%, sei punti più elevata rispetto alla media regionale rilevata nell’alberghiero e nell’extralberghiero (34%). Nel 2023 l’offerta ricettiva é composta da più di 38mila locazioni turistiche per un totale di circa 201mila posti letto, da 9mila strutture ricettive dell’extralberghiero (b&b, campeggi, villaggi, affittacamere, ecc.) per 182mila posti letto e da oltre mille strutture alberghiere per più di 106mila posti letto.
In base alla nuova normativa, alcune piattaforme di prenotazione online hanno già provveduto per l’implementazione della ritenuta fiscale del 21% sui compensi degli host a partire dallo scorso gennaio. In sostanza, andando nello specifico, si sta provvedendo a comunicare agli host interessati l’applicazione della ritenuta fiscale sui guadagni derivanti da locazioni brevi per host non professionali, che includono coloro che sono sprovvisti di partita IVA e che affittano meno di 5 alloggi. Gli host sono tenuti a dichiarare se sono soggetti alla ritenuta del 21%, o se l’attività è considerata professionale. In mancanza di una risposta, la piattaforma di prenotazione interessata, come Airbnb, applicherà automaticamente la cedolare secca, precedentemente disattesa fino allo scorso anno. La nuova normativa stabilisce che la cedolare secca del 21% si applichi solo nel caso di affitto di una singola abitazione. Nel caso in cui gli host affittino da 2 a 4 case, l’aliquota sale al 26% per ogni abitazione. Oltre questo numero, l’aliquota non è applicabile.
“Finalmente – dichiara Vincenzo Di Roma, Presidente Prov. di Asshotel – questa è una decisione, una svolta che ci fa uscire dal buio dei numeri, perché si parla di tante presenze, di tanti arrivi, ma purtroppo i conti non tornano. Ora finalmente presenze e arrivi usciranno dall’anonimato, nella speranza che questa decisione faccia riflettere il legislatore, perché oltre ai controlli servono precise direttive sull’apertura dei servizi dell’ospitalità. Oggi non possiamo permetterci più di lasciare al caso, ci sono troppe case cosiddette ‘della nonna’ ristrutturate e pronte al servizio dell’ospitalità senza una regolamentazione, ma soprattutto senza una professionalità, senza patentini, senza esami di categoria. Senza tutto questo il futuro non ci sarà e se non si interviene seriamente tra 5 anni ci ritroveremo con una desertificazione del prodotto turistico, perché l’ospitalità dei B&B, delle case vacanza, e così via, sarà senza servizi”.