È estremamente pesante e grave il bollettino di quanto accaduto ieri, domenica 24 marzo, nella Casa circondariale di Torino, inaugurata nel 1986 e dal 2003 intitolata a Giuseppe Lorusso e Lorenzo Cutugnoin onore ai poliziotti vittime del terrorismo.

 Come spiega Vicente Santilli, segretario nazionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “il fatto più grave è il suicidio di un detenuto ristretto presso l’VIII Sezione del Padiglione A”, rispetto al quale sono in corso tutti i doverosi accertamenti. “L’altro evento, avvenuto verso le 15, ha visto protagonisti alcuni detenuti del Padiglione B che hanno violentemente aggredito tre degli Agenti di Polizia in servizio, i quali sono poi dovuti ricorrere alle cure dei medici del Nosocomio cittadino”. Per Santilli, “un detenuto che decide di togliersi la vita è sicuramente una sconfitta per le Istituzioni e non sono chiare le motivazioni di tale gesto considerato. Si continua a parlare se ci sono azioni da intraprendere per poter evitare tale gesto estremo”, evidenzia il sindacalista. “Il suicidio è sicuramente un evento imprevedibile, pertanto se una persona decide di suicidarsi prima o poi troverà il modo di farlo. Il problema è preventivo, non successivo.  Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata”, prosegue. “La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri piemontesi”, conclude SantilliE che la situazione nel distretto penitenziario piemontese sia particolarmente emergenziale lo confermano anche i dati diffusi dal primo sindacato del Corpo, il SAPPE: nel solo mese di febbraio 2024 si sono infatti contati 17 aggressioni a polizotti penitenziari e si sono resi necessari 14 interventi di supporto psicologico emergenziale mentre sono stati 25 i detenuti trasferiti dal Piemonte per motivi di ordine e sicurezza.

“Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che rivolge vicinanza e solidarietà ai tre Agenti feriti a Torino. Per Capece, “chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale – penso in primis al Sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, che ha ottenuto dal Ministro della Giustizia Nordio il mandato alla direzione generale dei detenuti e al trattamento – dovrebbe andare in carcere a Torino a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione. L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: è il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti” conclude. “È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. E se a tutto questo si aggiunga la gravissima carenza di poliziotti penitenziari. Come si fa a lavorare così?”, conclude, amareggiato, il leader nazionale del SAPPE.