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De Marco (FEMCA CISL Taranto Brindisi): ALTRO PASSO VERSO UNA CRISI INDUSTRIALE SENZA PRECEDENTI.

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E’previsto per la giornata di oggi, presso Confindustria, l’esame congiunto sul possibile avvio della cassa integrazione per crisi aziendale, richiesta dall’azienda Euroapi l’8 maggio u.s. per lo stabilimento di Brindisi. 

Con gli impianti fermi, per una sospensione delle produzioni legittima, dopo l’autodenuncia all’Aifa per delle irregolarità nelle produzioni, quella della cassa integrazione sembra una strada obbligata che, tuttavia, potrebbe portare ad una definitiva dismissione dello stabilimento.

Troppe sono le nubi che si addensano sul sito brindisino; dopo il cambio al vertice della società, causato probabilmente dalla precedente gestione fallimentare del Gruppo, abbiamo assistito in poco tempo sia alla dichiarata volontà di mettere in vendita lo stabilimento, in seguito ad uno studio di sostenibilità di tutti gli asset sia, a seguire, l’autodenuncia presentata all’Aifa, e di conseguenza il fermo degli impianti e la sospensione dell’annunciata vendita di qualche settimana prima.

Una serie di passaggi a nostro avviso scomposti ma che nascondono una ben precisa strategia, quella di disimpegnarsi completamente dal sito brindisino, non già con una vendita bensì con una chiusura, scaricando sui lavoratori e sul management locale la responsabilità della dismissione e nascondendosi dietro alle irregolarità autodenunciate probabilmente per velocizzarne il processo! 

Come Femca Cisl riteniamo invece che tutte le responsabilità siano e restino in capo al Gruppo Euroapi e alla sua discutibile gestione negli anni che noi da subito abbiamo messo in discussione.

Dichiarammo all’epoca che il progetto non poteva reggere le regole del mercato globale da cui, nei fatti, è stato fagocitato. 

Un disegno ben delineato quello di Sanofi anni fa, per disimpegnarsi dagli asset più pesanti, garantendo al nuovo Gruppo volumi di vendita che poi sono magicamente spariti. 

Insomma un delitto perfetto, cui noi oggi tentiamo di rimediare con il solo strumento della cassa integrazione che risulterà un flebile palliativo! 

Senza un progetto di rilancio e, a questo punto, senza un valido acquirente, la situazione è bella che segnata.

Abbiamo al riguardo già attivato un tavolo di crisi in Regione che ci vedrà riuniti il prossimo 15 maggio ma tutto ciò ancora non basta; c’è la necessità di riproporre il problema su scala nazionale coinvolgendo, attraverso un tavolo di sviluppo per il territorio di Brindisi, tutte le vertenze che qui insistono. 

Oltre alla seria preoccupazione su Euroapi, che riguarda circa 224 lavoratori diretti, ricordiamo anche quella della Lyondellbasell, che ha visto nel mese di dicembre u.s. la fermata definitiva dell’impianto P9T e la conseguente dichiarazione di 46 esuberi. 

Ora, lo scorso 8 maggio, l’azienda ha manifestato la necessità di continuare ad monitorare tutto il business delle Olefine e Poliolefine.

Il Ceo ha dichiarato che tutti gli stabilimenti europei saranno messi sotto la lente di ingrandimento e si preannunciano perciò nuove possibili ristrutturazioni; insomma, quella che ha riguardato il P9T era solo l’inizio.Abbiamo necessità pertanto di consolidare gli asset che restano, nello specifico l’impianto PP2, con importanti investimenti che possano scongiurare una sua ricaduta a breve termine in una nuova fase di ristrutturazione, tra l’altro già annunciata dall’Azienda.

Vi sono inoltre preoccupazioni su ciò che ha intenzione di fare il gruppo Eni nel prossimo futuro, dal momento che le due situazioni Basell e Versalis, sono molto collegate e da tempo sosteniamo che il disimpegno di una delle due genererà un effetto domino irreversibile.

Vi è oggi la necessità di cominciare a modificare l’indirizzo del Petrolchimico stesso, traghettando il sito verso nuovi investimenti di natura circolare che, tra l’altro, entrambe le aziende hanno annunciato già in altri luoghi!

Nel cambio repentino del business europeo, al quale si sta assistendo, il Petrolchimico di Brindisi non ha ancora una collocazione ben precisa.

Poco rassicurano le intenzioni dichiarate di Versalis di fare a Brindisi, come in altre aree del Paese, un impianto di riciclo chimico.

Noi sosteniamo che ciò, se realizzato, potrebbe non bastare a sostenere l’economia di un polo importante come è il Petrolchimico di Brindisi. 

C’è bisogno di investimenti mirati e di un tavolo di sviluppo ministeriale per Brindisi, che faccia ricadere sulle grandi imprese insistenti ancora oggi sul territorio la responsabilità e la necessità di uscire da quella che qui si prospetta come una crisi industriale senza precedenti.

 

  Marcello De Marco

Segretario Generale FEMCA CISL Taranto Brindisi


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