Domenica 26 maggio, alle ore 19, il nuovo film “Food for Profit” di Giulia Innocenzi e Paolo D’Ambrosi arriva in programma al Cinema Impero di Brindisi. Biglietto euro 7 intero, 5 ridotto.

Un viaggio che porta lo spettatore a confrontarsi con la realtà spesso nascosta dietro la produzione di carne, latte e uova che, ignare e ignari, consumiamo quotidianamente. 

Il documentario indipendente e investigativo con approccio cinematografico “Food for Profit” è diventato in poche settimane un fenomeno grazie al passaparola: è arrivato al quarto posto della classifica dei film più visti in Italia senza un grande distributore sui circuiti ufficiali, ma solo con proiezioni on demand in tutta Italia. Il docufilm, frutto di un impegno personale e di una ricerca pianificata e prolungata, ci conduce nel cuore di un sistema che perpetua gli allevamenti intensivi con il supporto di fondi pubblici, senza considerare l’impatto trasfigurante che tali pratiche generano sull’ambiente e sulla nostra salute. L’insostenibilità degli allevamenti intensivi, sia dal punto di vista ambientale che etico, è un fatto ormai noto e consolidato. Tuttavia, fino a oggi solo pochi hanno avuto il coraggio e la possibilità di rivelare realtà così oscure e controverse. 

È proprio per questo che “Food for Profit” è diventato un caso, continuando a suscitare indignazione e riflessione anche a mesi dalla sua uscita, lo scorso 27 febbraio. Gli autori sono guide in un viaggio attraverso le distorsioni dell’industria alimentare, affiancati da un team di attivisti coraggiosi che ha portato alla luce la verità. Sono descritti gli orrori degli allevamenti intensivi, nei quali gli animali sono trattati come oggetti asserviti al solo scopo di produrre più carne e latte possibile, l’ambiente è inquinato e il rischio di future pandemie è sempre più critico. Ma non è tutto: il documentario rivela anche la stretta relazione tra queste pratiche dannose e il potere politico, con lobby che influenzano le decisioni a Bruxelles a vantaggio dell’industria della carne. Grazie a telecamere nascoste e indagini sotto copertura, il film mostra la realtà cruda e sconvolgente di ciò che accade dietro le quinte. Ma evidenzia anche le conseguenze disastrose di questo modello di produzione: l’inquinamento delle acque, lo sfruttamento dei migranti impiegati nei campi e negli allevamenti, la perdita di biodiversità e la crescente minaccia dell’antibiotico-resistenza. 

Nell’Unione Europea, la resistenza agli antibiotici provoca 35mila morti all’anno, una cifra che rivela l’urgenza e la gravità della situazione. Il tutto in nome di un sistema che privilegia la massimizzazione dei profitti a discapito del benessere degli animali, dell’ambiente e della salute delle persone. Secondo “Food for Profit” l’agrobusiness è ampiamente rappresentato nelle istituzioni attraverso un esercito di lobbisti ed eurodeputati che, in qualità di proprietari terrieri, beneficiano dei fondi della Politica Agricola Comune (PAC). 

«In realtà Food for Profit – ha spiegato Giulia Innocenzi – è un film super europeista che cerca di pungolare l’Europa affinché faccia quello che si era prefissata. Per diventare il primo continente verde al mondo dovremmo eliminare immediatamente i sussidi pubblici agli allevamenti intensivi e spostare quelle centinaia di miliardi di euro verso una vera transizione ecologica. C’è un grandissimo bisogno di consapevolezza e volontà e l’opinione pubblica si sta spostando. Occorre una spinta sempre più forte dal basso per costringere la politica ad agire». 

Il lavoro è una chiamata alla consapevolezza e all’azione. Gli autori non chiedono di rinunciare al piacere del cibo ma di trovare modi più sostenibili e rispettosi per produrlo. Con la sua narrativa incisiva, il documentario riesce a scuotere le coscienze stimolando un dibattito essenziale per il futuro del nostro pianeta. Il fenomeno “Food for Profit” non si esaurisce al semplice racconto documentaristico ma si estende a una più complessa riflessione sulla trasparenza, l’etica e la sostenibilità. Il docufilm è un prezioso contributo al dibattito pubblico, un’opera che, attraverso un linguaggio aperto e un’analisi approfondita, sollecita una profonda revisione delle pratiche industriali e politiche che regolano il nostro sistema agroalimentare. La sfida lanciata da Innocenzi e D’Ambrosi è chiara: è tempo di ripensare radicalmente il nostro approccio alla produzione alimentare, di mettere al centro della nostra attenzione il rispetto per l’ambiente e per la vita animale e di esigere dalle istituzioni una maggiore trasparenza e responsabilità.