Il terzo morto a Brindisi sul lavoro, dall’ inizio dell’ anno. Vincenzo Valente, 46 anni, ucciso da un nastro trasportatore dello zuccherificio nella zona industriale brindisina.
Già, “ quella zona industriale brindisina” che sta diventando sempre più ( salvo eccezioni) emblema di precarietà e mancanza di sicurezza.
INACCETTABILE, e stiamo piangendo l’ ennesimo morto e chiedendoci le cause, il perché, con il “ solito refrain” di comunicati stampa, prese di posizione, dati, attestati di solidarietà e cordoglio .
Precarietà e mancanza di sicurezza, sì, si sta sovrastando il “ concetto di Prevenzione”, che è poi l’ elemento principale su cui dobbiamo tutti riflettere.
In queste ore, ovviamente, stanno indagando e intervenendo sull’ accaduto gli organi competenti, di polizia, la magistratura, gli esperti dello Spesal della Asl di Brindisi .
Già, cercare di accertare le cause, ma prima ? Come evitare tutto questo?, E’ questo il “ tarlo mentale” che tutti noi abbiamo, anche e soprattutto una famiglia di Latiano che già tempo fa ha perso il papà di Vincenzo , Cosimo.
SI ha sempre più la sensazione che l’ Italia sia un Paese, una realtà dove le parole Prevenzione e Sicurezza siano purtroppo dietro ad un “ mondo sempre più veloce” , in cui i termini “ produttività, economia, affari” la fanno da padrone.
Un contesto ( e, naturalmente, entriamo nello specifico del nostro territorio) i cui gli operai, i lavoratori sono “ carne da macello”. Come se non bastassero le diverse situazioni di precarietà e disoccupazione.
Chi doveva vigilare e controllare su quel nastro trasportatore? Quali, ad esempio, i ruoli specifici ( se, effettivamente, ci sono..) , all’ interno del contesto aziendale, che dovrebbero occuparsi della sicurezza?
Oppure, “ ci si alza la mattina e , tranquillamente, si ordina ad un lavoratore di una ditta esterna di operare su un nastro trasportatore ? Oppure, si fa passare soprattutto il “ concetto di casualità” ?
Domande, che si pongono in primo luogo soprattutto la famiglia, chi vuol bene a Vincenzo Valente.
Saranno naturalmente gli organi inquirenti ad appurare i fatti, insieme ad un sistema imprenditoriale- produttivo, la politica, che devono trovare soluzioni, fatti concreti e non più parole.
A noi non resta che portare avanti un accorato appello, a fronte di una cronaca giornalistica che non vorremmo più raccontare “FERMIAMO LA STRAGE DELLE MORTI BIANCHE”.