Con riferimento all’impugnazione decisa dal Governo nazionale della legge regionale approvata dal consiglio regionale pugliese il 15 marzo scorso, il vicepresidente della Regione Puglia e assessore alle Risorse idriche, Raffaele Piemontese, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Il Governo Meloni, impugnando la legge pugliese sulla gestione pubblica dell’acqua, vuole spalancare le porte di Acquedotto Pugliese a privati e multinazionali. La sostanza politica è questa perché, altrimenti, sarebbe stato diversamente indirizzato l’intenso lavoro tecnico svolto dagli uffici regionali e ministeriali con il concorso delle alte competenze legali impegnate in un passaggio così delicato, riguardante un pezzo prezioso della nostra storia sociale, economica e industriale, che ha ormai assunto una rilevanza europea e internazionale. 
 La legge regionale che abbiamo varato è un baluardo contro la privatizzazione dell’acqua in Puglia. Aiutare i pugliesi a mantenere solido e inattaccabile questo baluardo sarebbe un dovere per il Governo di un Paese in cui, nel 2011, in uno degli ultimi referendum in cui si sia raggiunto il quorum, il 95 per cento degli italiani e circa il 98 per cento dei pugliesi ha chiesto che l’acqua restasse pubblica. 
Il Governo nazionale mostra evidentemente ostilità alla Puglia così come a ogni altra espressione territoriale o soggettività istituzionale non allineata. 
 Abbiamo detto, ripetiamo e ripeteremo davanti alla Corte Costituzionale che la legge pugliese stabilisce il diritto alla sicurezza idrica e la migliore difesa degli interessi dei cittadini attraverso un ruolo dei Comuni assai più incisivo di quanto già non accada oggi con l’Autorità Idrica Pugliese, il soggetto rappresentativo dei Comuni pugliesi per il governo pubblico dell’acqua. La legge regionale che abbiamo approvato non ha tracciato un’unica strada obbligata per l’AIP. Ma offre la possibilità, tra le altre, di prevedere la partecipazione di tutti i Comuni pugliesi in una nuova società tutta pubblica, la cosiddetta società “in house”: è la strada attraverso cui cittadini e territori avranno più voce in capitolo nella pianificazione degli interventi e nel controllo della gestione ed è la migliore garanzia che i gli “utili aziendali” restino sul territorio e non prendano la via di multiutility o multinazionali. 
L’alternativa netta resta sempre quella: pubblico o privato per il governo dell’acqua?”