Frattini: “Serve un tavolo nazionale per la chimica per arrivare ad un Accordo di programma e a una legge speciale per Brindisi”.
“Abbiamo prodotto un documento con Federchimica che dimostra che la chimica di base può essere rilanciata non solo a Brindisi ma in Italia e in tutta Europa” con un ruolo fondamentale delle aziende partecipate, a partire da Eni. Lo ha detto Antonio Pepe, segretario nazionale della Filctem Cgil nel corso di un Attivo del comparto Chimico svoltosi in mattinata al petrolchimico di Brindisi e promosso dalla Filctem Cgil di Brindisi e della Filctem Cgil Puglia, mobilitate per evitare il rischio dell’azzeramento in Puglia di tutto il comparto che potrebbe diventare reale partendo dalla chiusura degli impianti di LyondellBasell innescando un effetto domino sul resto degli impianti produttivi presenti nel petrolchimico di Brindisi.
È stata un’occasione per discutere lo stato delle vertenze industriali, la transizione ecologica e le strategie aziendali delle imprese chimiche a Brindisi. L’obiettivo è sostenere la legge 181 del 1989 per il rilancio delle attività industriali e chiedere una legge speciale per Brindisi.
Antonio Frattini, segretario generale della Filctem Cgil Puglia ha sottolineato la complessità della situazione, che coinvolge sia il settore chimico che quello energetico. “Servono progetti tecnici e piani industriali concreti”, ha detto. Ha parlato della necessità di un Accordo di programma e di una legge speciale per Brindisi, per ottenere i finanziamenti necessari a sostenere le aziende nei processi di trasformazione. Frattini ha menzionato il caso Euroapi, dove un piano industriale a livello europeo ha prodotto la decisione di vendere lo stabilimento. Ha chiamato la Regione Puglia e il governo a intervenire per garantire gli investimenti necessari, prima della annunciata vendita. Il segretario Frattini ha evidenziato la crisi di LyondellBasell, che sta valutando la vendita degli impianti PP2 per la produzione di polipropilene ed ha espresso preoccupazioni riguardo alla scadenza dell’accordo commerciale con Versalis a dicembre, sottolineando l’incertezza sul rinnovo e le sue implicazioni.
Pierluigi Zongolo, segretario della Filctem Cgil di Brindisi, ha fornito una relazione dettagliata sul petrolchimico di Brindisi, discutendo la storia, le produzioni e le società attualmente operative.
Partecipato e ben articolato il confronto seguito con delegati ed Rsu delle aziende presenti nel petrolchimico che hanno mostrato una forte preoccupazione per gli scenari negativi che si potrebbero delineare a breve.
La Filctem Cgil sollecita un intervento immediato del governo. “È necessaria la convocazione di un tavolo interministeriale per discutere delle problematiche del settore chimico e trovare soluzioni condivise”, ha dichiarato Frattini, che ha inoltre enfatizzato l’importanza di mantenere la produzione di polipropilene a Brindisi.
La crisi di LyondellBasell rischia di avere effetti devastanti su tutta l’economia locale. La Filctem Cgil è determinata a salvaguardare ogni posto di lavoro e a sostenere il rilancio della chimica di base. Un Accordo di Programma e una legge speciale per Brindisi sono essenziali per garantire un futuro sostenibile per il polo chimico.
Il segretario nazionale Filctem Antonio Pepe, nelle conclusioni ha evidenziato come il settore energetico, nonostante le difficoltà, possa ancora giocare un ruolo cruciale nel rilancio industriale per il Sistema Paese, specialmente in regioni come il Mezzogiorno. Ha sottolineato l’importanza di un tavolo nazionale sulla chimica per coordinare gli sforzi tra governo, istituzioni e imprese, e ha ribadito la necessità di non perdere neanche un posto di lavoro.
“Siamo di fronte ad una eccessiva finanziarizzazione delle imprese, dove gli amministratori delegati non guardano più alle politiche industriali e al benessere dei territori, ma, all’esclusivo ritorno per gli azionisti pubblici e privati. Eni sostiene che la chimica di base non è più competitiva in Europa, sostenendo che conviene più importare che produrre. La Filctem non è d’accordo”, ha aggiunto Pepe. “La raffinazione tradizionale in Europa finirà nel 2040. La maggior parte delle raffinerie sono nel Mezzogiorno, e intere economie locali dipendono da queste industrie. Non possiamo permetterci di perdere nemmeno un posto di lavoro. Se le aziende chiudono, si perde anche il gettito fiscale, che alimenta lo stato sociale, dove in assenza, interi territori sprofonderebbero nella povertà.” Bisogna pensare adesso in costanza di attività quali possono essere gli investimenti alternativi in linea con gli obiettivi che l’Europa si è data in un percorso di trasformazione/riconversione dei processi produttivi, dove il Governo deve giocare un ruolo fondamentale, nel rapporto con tutti i livelli istituzionali.