Eradicazione degli ulivi nella riserva di Torre Guaceto. Dopo aver denunciato l’accaduto alle forze dell’Ordine ed essersi rivolto al Ministero dell’Ambiente, il Consorzio di Gestione del Parco implementa l’attività di sensibilizzazione presso le aziende agricole, di fatto legittimate dalla Legge a decidere in autonomia. 

Il tratto di area protetta che dalla borgata di Serranova conduce all’area naturalistica e che fino a poche settimane addietro accompagnava i fruitori in un percorso fatto di piante identitarie e antiche, è cambiato a seguito dell’eradicazione degli ulivi. 
Il Regolamento derivante dal vigente Piano di gestione della Riserva Naturale dello Stato, all’articolo 6 vieta di mutare o alterare l’ordinamento colturale dell’oliveto secolare. 
L’eradicazione avvenuta su terreni privati per mano di due privati, si è avvenuta grazie a quanto disposto dal decreto legge, convertito con modificazioni dalla legge numero 44 del 21 maggio 2019, che consente al proprietario, conduttore o detentore a qualsiasi titolo di terreni, previa comunicazione alla Regione, di estirpare olivi “in deroga ad ogni disposizione vigente anche in materia vincolistica nonché in esenzione dai procedimenti di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica, e dal procedimento di valutazione di incidenza ambientale”. 
Un passo indietro. Preoccupati dalla possibilità che tale normativa permettesse che si consumassero azioni che cambiassero il volto dell’area protetta, il 15 maggio scorso, i rappresentanti del Consorzio con i suoi tecnici incaricati, e del Comune di Carovigno, si sono rivolti ai funzionari dell’Ufficio provinciale Agricoltura Brindisi della Regione Puglia. A seguire, il 6 giugno, hanno incontrato il direttore del Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale ed Ambientale della Regione. 
Nell’ambito delle due riunioni, il Consorzio ed il Comune hanno espresso il timore di un possibile mutamento del paesaggio agrario del territorio olivetato e dell’attuazione di forme di agricoltura poco sostenibili.
L’interlocuzione non ha sortito gli effetti sperati a causa delle previsioni del decreto sopracitato. Ed ecco che il pronostico si è concretizzato. 
A luglio, è iniziata l’eradicazione degli ulivi secolari senza che le aziende agricole responsabili ritenessero opportuno quanto meno informare l’Ente dei propri propositi. Da qui, il Consorzio ha immediatamente inviato comunicazione dei fatti che si stavano compiendo al Gruppo Carabinieri Forestali di Brindisi, specificando quanto disciplinato dal proprio Regolamento. A questa nota ne è seguita un’altra indirizzata al Ministero dell’Ambiente. 
Nulla è cambiato. L’eradicazione è proseguita. 
Solo un anno prima che accadesse tutto ciò, a maggio 2022, l’Ente aveva già stipulato una convenzione con il Centro di Ricerca Sperimentazione e Formazione in Agricoltura “Basile Caramia”, finalizzata all’aggiornamento del Piano di gestione riserva dello Stato. Convenzione avente ad oggetto anche l’individuazione, con il coinvolgimento delle aziende agricole, di metodi di agricoltura ecostenibile, mitigazione e lotta della Xylella, salvaguardia di ulivi monumentali, recupero e valorizzazione di colture alternative compatibili, processi di filiera corta, promozione del paniere dei prodotti della riserva. 
Dopo l’analisi del contesto, il gruppo di lavoro guidato dal professore Franco Nigro ha avviato i lavori tesi alla redazione di un Regolamento agronomico e di nuove linee guida per la tutela del paesaggio agrario, anche attraverso l’ascolto delle istanze delle aziende agricole. Ma, nonostante l’attività di ascolto proattivo delle aziende, non solo il Consorzio non è stato informato delle azioni di eradicazione prevista, in più, una delle due aziende responsabili ha interrotto ogni tipo di comunicazione con l’Ente, a nulla sono valsi i tentativi di contatto portati avanti dallo stesso. 
Dopo aver interessato le Autorità territoriali e militari, il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto non ha potuto far altro che interrompere la partnership con l’azienda in questione, smettendo di promuovere presso punto ristoro del lido dell’area protetta il vino che questa produce. 
“La Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto comprende circa 800 ettari di terreni agricoli, di cui circa 260 occupati da oliveti tradizionali e secolari – ha dichiarato il presidente del Consorzio di Gestione dell’area protetta, Rocky Malatesta -, il territorio nel quale insiste il Parco terrestre è interessato dall’emergenza Xylella essendo classificato come ‘area infetta’. A seguito dell’attività svolta sul campo dal gruppo di lavoro del Piano di gestione, abbiamo disposto che entro agosto si tenga un incontro con le aziende agricole del Parco, nell’ambito del quale, il Consorzio ed i tecnici incaricati illustreranno le problematiche ambientali, agronomiche ed economiche legate ad impianti di oliveti intensivi e super intensivi e le possibili alternative che riescono a coniugare la redditività delle aziende con la tutela del paesaggio e il mantenimento della biodiversità. Il paesaggio olivetato secolare non deve essere soppiantato da sistemi che devastano la natura, prosciugano i terreni, ammazzano la biodiversità. Istituti internazionali hanno messo nero su bianco che Torre Guaceto – ha chiuso Malatesta -, è una delle migliori aree protette del mondo, d’Europa, d’Italia, non possiamo essere lasciati soli e senza armi per proteggerla. Faremo quanto in nostro potere per istituire insieme a Federparchi e Regione un tavolo tecnico costituito anche da associazioni di categoria ed associazioni teso alla modifica della legge e all’ottenimento di eventuali correttivi in ambito regionale per la salvaguardia delle superfici agricole interne alle aree protette”.