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RIETI, GIORNATA CHOC DI VIOLENZA IN CARCERE: DETENUTO TENTA DI AGGREDIRE MEDICO POI FERISCE UN POLIZIOTTO PENITENZIARIO INTERVENUTO A SUA DIFESA

Giornata choc, l’ennesima, di sangue e violenza nel carcere di Rieti, da tempo al centro delle cronache per le continue aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria che vi presta servizio.

Su quanto è avvenuto nelle ultime ore riferisce Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Nella serata di ieri un detenuto, già noto per le sue intemperanze durante la detenzione, ha ferito gravemente con una lametta il Sovrintendente di Polizia Penitenziaria di turno. L’uomo, ristretto di nazionalità italiana, nella tarda serata ha preteso, con varie scusanti, di essere visitato dal medico di guardia, il quale, coadiuvato dal Sovrintendente ed altro personale di Polizia Penitenziaria, si è recato presso la cella. Entrati all’interno, il medico constatava una simulazione di malessere da parte del detenuto, il quale, a sua volta pretendeva che gli fossero consegnati dei farmaci: al giusto e legittimo diniego del sanitario, il detenuto andava in escandescenza cercando di aggredire il medico ma l’intervento repentino del Sovrintendente ha evitato il peggio, anche se quest’ultimo ha subito un taglio profondo  alla mano con una lametta (7 punti di sutura) ed ha preso un pugno alla mandibola. L’intento del detenuto, a quanto pare, era quello di ferire al collo il sanitario e solo l’intervento del personale di Polizia Penitenziaria presente ha evitato il peggio: ma, ancora una volta a pagare le spese e stato un uomo dello Stato”.

Per Somma, “occorrerebbe che i detenuti violenti, che pensano il carcere come luogo di villeggiatura dove poter commettere reati, vengano trasferiti immediatamente fuori regione e leggi che li puniscano severamente. Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un cambiamento sociale, dove il male è visto come bene e viceversa, dove all’esterno del carcere il reato è cattivo ed all’interno chi ha commesso reato sia buono. È giunto il momento di dire basta al finto buonismo, I detenuti che trasgrediscono le regole o peggio ancora che aggrediscono la Polizia Penitenziaria devono essere perseguiti a norma di legge ma soprattutto scardinati dal contesto ove si sentono appoggiati da altri reclusi amici e quindi forti di questo, non esitano a commettere altri reati”. “Per questo”, conclude il sindacalista del SAPPE, “il Provveditorato del Lazio dell’amministrazione Penitenziaria e gli organi statali preposti devono assumersi le responsabilità ed attuare, ognuno per la parte di propria competenza, azioni mirate   a dare garanzia di intervento al corpo di Polizia penitenziaria che opera nell’ultima trincea della giustizia. Il SAPPE valuterà ogni forma di tutela, anche in sede giudiziaria, dei colleghi aggrediti e minacciati”.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “la situazione penitenziaria regionale e nazionale fa, ogni giorno di più, emergere la tensione che è non più latente ma palese ed evidente. Bisogna intervenire con celerità, a tutela dei poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione”.  Torna quindi a sollecitare “provvedimenti urgenti”, a cominciare da “un inasprimento di pena per i detenuti che aggrediscono il personale di Polizia Penitenziaria durante la permanenza e l’espiazione di pena in carcere. Prima necessità è riprendere il controllo delle carceri che ora come ora è sfuggito di mano, prevedere l’arresto in flagranza di chi aggredisce, l’effettiva attivazione delle Sezioni articolo 32 dell’Ordinamento penitenziario (“i detenuti e gli internati, che abbiano un comportamento che richiede particolari cautele, anche per la tutela dei compagni da possibili aggressioni o sopraffazioni, sono assegnati ad appositi istituti o sezioni dove sia più agevole adottare le suddette cautele”) e l’applicazione del regime penitenziario articolo 14 bis per i violenti, in base al quale possono essere sottoposti per un periodo non superiore a sei mesi, che può̀ essere prorogato più̀ volte, i detenuti che con i loro comportamenti compromettono la sicurezza negli istituti penitenziari, quelli che con la violenza o le intimidazioni impediscono le attività̀ degli altri detenuti, quelli che nella vita penitenziaria mettono in stato di soggezione altri detenuti.”

“Serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”, conclude il leader del primo Sindacato dei Baschi Azzurri, che si appella ai vertici del DAP affinché creino le condizioni “per ristabilire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta!”. 

 

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