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“Preoccupazione per Brindisi: l’intervento del cittadino Alessandro Ricchiuto sulla situazione attuale della città”

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Riceviamo e pubblichiamo un intervento, significativo  e di enorme preoccupazione, di un cittadino brindisino, Alessandro RICCHIUTO,  sulla situazione  Brindisi, partendo anche da riferimenti  storici

L’impossibilità di emergere 

Premessa:  

Se sono giunto a mettere nero su bianco, quanto segue, sulle mie opinioni e della indiscutibile  certezza di aver vissuto quanto basta, per non avere più, dubbi o speranze, sulla situazione di  stallo e decadenza della mia città, come una sorta di resoconto, da parte di un cittadino che,  amando la sua città, ha vissuto buona parte della propria vita, in attesa di un cambiamento, un  riscatto, diventati ormai un miraggio, una utopia. 

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Il nostro DNA: 

E’ inevitabile, se si deve parlare della odierna Brindisi, dover fare riferimento al suo millenario  passato, perché è proprio dal passato che questa città trae, sia la propria forza che per la  debolezza, la effimera prosperità e la costante decadenza, prendendo in esempio ciò che noi ben  conosciamo, come il ciclico alternarsi di alta e bassa marea, dove anni o decenni di abbondanza e fama, si sono succeduti ad anni o decenni, se non secoli, di abbandono. Questa in definitiva ed in estrema sintesi è il fondamento della nostra storia che si riflette ancora al giorno d’oggi. 

Durante i Messapi, la città ebbe notevole importanza, come altri luoghi del territorio, era una  città stato ben sviluppata e con una propria identità, conosciamo le dispute territoriali e non  solo, con la spartana Taranto ( che ancora oggi condivide in parte le stesse nostre problematiche ) e benché queste continuarono per secoli, Brindisi non dimostrò mai debolezza ma crebbe  notevolmente di fama e di prosperità.  

Proprio per questo, i romani, conquistata la città,, preferirono, sia per l’importanza che per la  sicurezza del porto, ma anche per ragioni politiche, pre e post-belliche, anti Taranto greco spartana, la nostra città, conferendole sin da subito una certa “libertà” autonomia, una valenza  amministrativa e politica di rilevanza, rispetto ad altre località, dichiarandola MUNICIPIUM. Infatti, con l’appartenenza a Roma, la città subì un notevole sviluppo e rilievo, che, una volta  caduto l’impero romano, non fù mai più raggiunto, se non in maniera differente e per un breve  periodo, durante la valigia delle indie a cavallo dagli ultimi decenni del 1800, allo scoccare  della prima guerra mondiale.  

Appena caduto l’impero romano, Brindisi, subì, a causa delle scorribande dei vari barbari, una  infinità di disavventure tra assedi, occupazioni, distruzioni, carestie, passaggi di potere, eventi  naturali ecc. ecc. 

La città, come sappiamo, è stata territorio dei vari domini e ognuno di questi, ha cercato di  trarne beneficio, senza ombra di dubbio, a livello militare, per la sua posizione geografica,  portuale, apportando alla città, in maniera quasi globale, interventi di fortificazione, logistica  militare e navale, pertanto il vissuto di questa località è stato quasi del tutto orientato verso una  militarizzazione della città, percepita come un luogo soggetto ad attacchi e insicurezza, con la  popolazione che si arrangiava come poteva e non, come in altri luoghi limitrofi, più interni e  sicuri, con delle guide, intese a valorizzare il territorio, con la comparsa di una economia, una  borghesia e una nobiltà che nel corso dei secoli, ha segnato pagine ben diverse da quelle di una 

Brindisi, ferma nel suo status di porto di giurisdizione militare o di scalo e partenza di merci,  appartenenti ad una economia non propria, che giungeva dall’interland e ben poco dalla città  ( se non in alcuni periodi storici sino alla ottocentesca “valigia delle indie” tra produzione di  botti, vino e poco altro di locale). 

L’economia della città ha “boccheggiato” quasi sempre, per una continua reiterazione di errori, di sottovalutazioni delle sue capacità, di soprusi, inadempienze, promesse, di personaggi e  organismi, che l’hanno sfruttata a proprio tornaconto senza alcuna prospettiva di sviluppo per la città.  

E’ da considera che questo è avvenuto in una città in cui i cittadini, forse per varie ragioni  sociologiche, su cui sarebbe bene soffermarsi a discutere con esperti, sono diventati apatici,  succubi, indolenti e dove per secoli, gli amministratori, qualora si presupponga la loro  competenza, al cospetto della popolazione, spesso ignorante ed analfabeta, essi stessi, nella  stragrande maggioranza, ( tranne ben pochi personaggi ) si sono rivelati ancora più incapaci e  inerti, proseguendo il lavoro dei loro predecessori, lasciando che la città restasse immobile ai  cambiamenti delle epoche, nel degrado e abbandono, sino all’interessamento del porto e della  città, ormai in una situazione devastante, da parte dei Borboni, nel XIX° secolo. Non soffermiamoci molto durante il periodo del fascismo, anni 30-40, in cui, a prescindere dalle  opinioni di ognuno, almeno per quanto riguarda la riqualificazione della città, tra monumenti,  scuole, acquedotto, strade, ecc. ecc. Brindisi ha subito notevoli e radicali cambiamenti, che non  si vedevano forse dal tempo dei romani 

Ciò che per il vent’ennio fascista, era a loro modo, arte celebrativa, architettura del regime,  elogio dell’impero ecc. è oggi diventata, per tutti noi e per i visitatori, anche una notevole  attrazione, un riconoscimento postumo di una gloria “italica” del nostro passato…..ma in quegli anni di guerra e incertezze, la città, più che sollevarsi economicamente, era come al solito  basata sulla sua millenaria posizione di “città di importanza militare”, pagando anche a proprie spese i danneggiamenti dovuti ai bombardamenti che nei decenni del dopoguerra, hanno  influenzato negativamente e irresponsabilmente da parte di tutti coloro, addetti alla  ricostruzione, a mio avviso grandi incompetenti e affaristi, nello scempio di deturpazione del  centro storico, con la costruzione di obbrobri moderni in un contesto assolutamente fuori luogo,  rovinando così per sempre il nostro tessuto urbano antico. 

Proprio dal secondo dopoguerra, in questa epoca di ricostruzione e di riscatto sociale, Brindisi  ha subìto l’ennesima condizione di città succube, prostrata al potere esterno, non opponendosi  ad un futuro che, sappiamo com’è andato. 

Tutto ciò, ha influenzato la nostra città e credo per tanti altri lunghi decenni, lasciando decidere  agli altri le basi del nostro futuro anziché puntare sulla valorizzazione delle nostre capacità  locali, territoriali e naturali, quale sarebbe stato il turismo, il mare, il territorio, le nostre  bellezze. 

Conosciamo tutti bene il seguito, con migliaia di occupati in una industria chimica che ad oggi,  come era prevedibile, non ha influito positivamente alla città con aria inquinata e malattie, oltre  al fatto che, dal punto di vista della ricaduta in termini di ricchezza, sono da considerare una  miriade di stipendi guadagnati in città e spesi altrove, dai tantissimi dipendenti provenienti dalle località limitrofe, di conseguenza, Brindisi ha perso e continua a perdere ricchezza sul proprio  territorio. 

La scelta di realizzare il polo chimico sul nostro litorale, saline ecc. è stata la più grande e  insensata decisione presa ai danni della nostra città, sin dalla notte dei tempi in cui su questo  territorio si stanziò il primo uomo nel paleolitico! 

Mai prima di questa sventurata politica industriale, il volto di questa città è stato così  compromesso e purtroppo, ancora oggi, le decisioni di Stato, Regione e vari enti, si indirizzano  ancora sullo sfruttamento scellerato delle aree portuali, del nostro territorio, con opere che  penalizzano sempre di più il nostro futuro. 

Tutto ciò nell’immobilità e nella incompetenza dei nostri vari amministratori, di ieri e di oggi,  tra decisioni prese a tavolino e come sappiamo, tra affaristi di ogni genere. Non si è mai pensato ad uno sviluppo diverso, più idoneo, nel turismo, nello sfruttamento con  criterio della costa, della valorizzazione delle nostre bellezze, della nostra storia. I decenni scorsi, della Brindisi porto di imbarco per la Grecia, ha sì apportato benefici in  termini di occupazione, tra agenzie di viaggio, locali vari, ma nessuna delle varie  amministrazioni, ha mai sviluppato un progetto di conversione di questo tipo di turismo di  fugace passaggio, nel cercare di mettere in atto provvedimenti, opere, eventi ecc. affinché il  turista restasse di più in città e non fosse solo un luogo di imbarco. 

La nostra costa, tranne per singoli casi alla “sciaia” (finiti come sappiamo nel degrado totale  per anni e ancora ben evidente oggi in loco) l’intera litoranea, è rimasta la stessa di quando da  piccolissimo, la percorrevo in “corriera n°4 ” con mia madre per recarmi al mare, non è  cambiato quasi nulla, se non qualche nuovo stabilimento. 

Nessun intervento di valorizzazione, se non qualche precaria ed economica staccionata che  delimita la costa con assurdi pseudo-parchi lasciati marcire alle intemperie e all’opera di  vandali, solo abusivismo scellerato, degrado, case diroccate, rifiuti, strade dissestate, tratti  franati e dopo anni ed anni, ancora da sistemare! 

Qualora qualche imprenditore o commerciante si sia avventurato nella richiesta di realizzare  qualcosa, “apriti cielo” il comune è un ostacolo insormontabile, attese per i permessi che  durano mesi, ( sempre che te li accettino ) per non parlare della follia per ottenere semplici  certificati dei quali ti fanno ritornare per giorni e giorni, ai quali occorrerebbe solo una firma  del funzionario che è sempre occupato altrove, ti sballottano da un ufficio all’altro e questo,  diciamolo pure per l’anarchia palpabile che si avverte una volta solcata la porta di quel palazzo. Dovrebbe essere il luogo in cui batte il cuore di questa città, la sede in cui si amministra, si  decide il suo percorso futuro per il bene di tutti noi, si cura la città nelle sue problematiche  strutturali e sociali. 

In realtà e nessuno può smentire, è da troppo tempo che putroppo questo palazzo è sede di tutto  tranne che di quanto appena detto, un luogo di dibattiti sterili, controversie personali, di potere,  di scontri politici, di pregiudizi, di spartizione dei ruoli ecc.  

Nulla che si riferisca all’amore per questa città, nulla al suo sviluppo, nulla al benessere del  cittadino, nulla per porre le basi affinchè si crei lavoro e ricchezza, se non quella dei personaggi della miserabile sfera politica locale. 

Credo che chiunque abbia notato che ad ogni nuova amministrazione, a parte i diversi nuovi  eletti, tra i banchi del consiglio, con nuove casacche e nuovi partiti, c’è gente che è lì da anni ed  anni, ( e chiaramente i brindisini gli hanno eletti ) non metto in discussione le loro capacità, ma  se le cose a Brindisi non cambiano mai, anzi peggiorano sempre di più e chissà cosa ci aspetterà ancora tra comune in deficit senza un €, super costosa tassa sulla spazzatura che è ovunque,  città dissestata, degrado, inciviltà, mancanza di controlli e carenza del personale di polizia  municipale, zero eventi musicali, turismo allo sbando ed una infinità di problematiche! è lecito  farsi una domanda sulla validità di questa gente, perchè non agisce, non si impegna a dovere e  di come si sia giunti ad una situazione di estrema difficoltà?

Tutto questo per collegarmi al titolo di questa mia considerazione, “l’impossibilità di emergere”  perchè da quando sono nato e figuriamoci, me lo racccontavano anche i miei anziani nonni, a  Brindisi, è stato sempre così…non cambiarà mai fin quando non ci sarà qualcuno con autorità,  che si faccia rispettare sul serio e che non si faccia coinvolgere da logiche di interessi e di  partito…..il chè, a mio avviso….dove lo troviamo? 

Emergere…..e si, Brindisi è in continuo annaspamento, una città che per evitare di morire  annegata nel mare della indifferenza e della incapacità dei nostri illustri rappresentati, si agità,  cerca di rimanere a galla, nonostante i molti tentativi di governi e politici, schiacchia la città  sott’acqua cercando di porre fine alla sua resilienza. 

Emergere…..possiamo farlò? possiamo risalire in superfice e uscirne fuori da questa situazione  di continua decadenza? 

Si, certamente è possibile, Brindisi, come già accennato, ha vissuto ben più infausti periodi e  non è nuova a risalire la china con l’aiuto di persone valide, dei cittadini che l’hanno a cuore,  della brava gente di cui la nostra città è anche abitata, l’ignoranza, la sciatteria, l’inciviltà non  possono competere con le buone intenzioni e la buona amministrazione, la città la fà il cittadino  e benchè non sia facile, anche i più irriducibili e irrispettosi, possono adeguarsi ad un  cambiamento, certo, non dico che sia possibile dall’oggi al domani, ma non iniziando mai e non  mettendo in campo iniziative atte alllo scopo, anche con la nascita di movimenti,  associazionismo ecc. tutto questa prospettiva, rimarrà la solita utopia. 

Non facciamo affidamento alle amministrazioni, di qualsiasi coore esse siano, perchè sono  soggetti burocratici affini ad interessi e logiche di partito, della città non gli importa nulla se  non come mezzo per il raggiungimento dei loro scopi, dobbiamo essere noi cittadini a tirare su il capo e farci sentire con fermezza e rispetto, non facciamoci prendere dallo sconforto, la nostra  parola ha un potere enorme. 

La nostra Brindisi, merita rispetto, onore, abbiamo tanto da valorizzare al massimo, la città, il  nostro porto, è una meraviglia invidiabile, abbiamo molte carte in regola da giocare, altre  possiamo procurarcele con dedizione e l’impegno di gente capace, cerchiamo di salvare la  nostra bella e antica città, vorrei che i mie nonni, come quelli di tutti noi brindisini, si fossero  sbagliati nel dubitare del cambiamento, gli diremmo…nonni, qualcosa sta cambiano!    

 Alessandro Ricchiuto Agosto 2024


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