I risultati della crisi del sistema sanitario pubblico sono sotto gli occhi di tutti, tanto che l’aspettativa di vita si riduce al sud e torna ai livelli del dopo guerra, con gravi implicazioni soprattutto nei confronti delle persone più fragili.

È del tutto evidente che questo scenario peggiorerà drasticamente al sud nel momento in cui diventerà operativa l’autonomia differenziata del governo Meloni, aumentando a dismisura le diseguaglianze tra nord e sud del Paese.

Il tema riguarda, quindi, in questo caso, l’accesso universale al diritto alla salute secondo l’art.32 della nostra Carta Costituzionale. Ma il punto è proprio questo: a causa di un’atavica mancata programmazione sanitaria e insufficienti investimenti economici nel nostro territorio, ovvero nella ASL BR, la sanità è già differenziata anche in relazione alle altre aziende sanitarie della Puglia.

Il dato più rilevante è rappresentato dal rapporto posti letto/abitanti che ci vede ultimi in Puglia con numeri da “terzo mondo” e in stile Robin Hood (si fa per dire…), in ultimo, la regione decide pochi giorni fa, nell’aggiornamento del Piano di Riordino per complessivi 1577 posti letto aggiuntivi da redistribuire nella varie ASL Pugliesi, di assegnare alla ASL BR un incremento di  soli 32 posti letto pubblici, aumentando a dismisura e drammaticamente i divari territoriali sull’offerta sanitaria che non risponde certamente ai bisogni di salute della popolazione Brindisina.

La mancata programmazione sanitaria – come sopra evidenziato – avvenuta in questi anni passati sta determinando, quindi, un ulteriore smantellamento del sistema sanitario Brindisino: non solo vengono colpevolmente adottati provvedimenti che penalizzano strutturalmente il sistema sanitario; non solo in questi anni si è provveduto principalmente ad attuare il precedente PdR nella parte in cui si prevedevano dismissioni di reparti e servizi senza dare seguito invece alle nuove attivazioni di reparti e servizi, ma si continua a chiudere altri reparti e/o sospendere i ricoveri.

Questo è accaduto, nella giornata di oggi, con provvedimento Aziendale urgente, si è deciso, in sostanza, di chiudere chirurgia plastica con una serie di articolazioni organizzative da adottare; di allocare i posti letto di Chirurgia Senologica e Ricostruttiva presso la Chirurgia Generale. 

Tali provvedimenti vengono definiti urgenti, temporanei e consequenziali a causa della grave carenza di personale, così come avvenuto tempo fa nel P.O. Camberlingo di Francavilla Fontana dove fu chiuso “temporaneamente” il punto nascita. Perché poi, tra l’altro, sulle temporanee chiusure di servizi e reparti occorre constatare che nulla sta diventando di più definitivo delle chiusure temporanee.

È del tutto evidente che questi problemi rivengono da tanti anni di mancata programmazione o da scelte organizzative che nulla hanno a che fare col buon governo del sistema sanitario aziendale: basti ricordare la inopinata scelta di scorporare la UOC del Centro Ustioni/Chirurgia Plastica determinando, quindi, due distinte UUOOCC che se da un lato hanno ampliato l’offerta di direzione di struttura complessa – con un aumento importante di risorse pubbliche utilizzate in un periodo di crisi economica – dall’altra hanno smantellato di fatto un sistema organizzativo di eccellenza. Anche questo è uno dei motivi principali per cui i medici sono andati a lavorare altrove.

in definitiva, la situazione denunciata merita, OGGI NON DOMANI, risposte straordinarie, perché il rischio concreto è di avere meno cure e più morti, ma soprattutto non è accettabile anticipare a Brindisi la “Sanità differenziata” anche per dare coerenza alla battaglia politico/istituzionale di opporsi alla scellerata scelta del governo nazionale di attuare l’autonomia differenziata.

 

 

La Segretaria Provinciale  

    Chiara Cleopazzo