“Nel nostro paese in soli 15 anni la quantità delle aziende agricole di piccola dimensione si è dimezzato. Sono davvero preoccupanti i numeri del nuovo report di Greenpeace, un trend negativo che tuttavia non ci sorprende e che anzi la nostra Confederazione, negli ultimi anni, ha messo più volte alla attenzione delle istituzioni locali e nazionali. Quello della forte riduzione delle piccole e medie imprese nel settore agricolo, infatti, è un vero e proprio allarme rosso. Stiamo parlando della sopravvivenza di migliaia di imprese per lo più a condizione familiare, che producono eccellenze di nicchia – dalla grandissima qualità – ma che purtroppo non riescono a scalare i costi di produzione e quindi non sono in grado di competere sul mercato nazionale e globale. Da questo punto di vista, la Confeuro propone due soluzioni fondamentali. La prima è quella di incentivare le associazioni e le unioni tra piccoli produttori, attraverso politiche più mirate e concrete, che consentano loro di usufruire delle economie di scala e quindi vendere i prodotti in quantità maggiore concentrandoli insieme alle produzioni di altre micro-aziende. E ancora, la promozione di provvedimenti che mirino alla suddivisione (e quindi alla riduzione) dei costi tramite l’utilizzo di nuove tecnologie. La seconda proposta è, invece, legata a un approccio più strutturato e complessivo per la tutela delle piccole e medie imprese del settore primario. Il nostro paese infatti è ed è stato sempre caratterizzato dalla varietà, dalla capacità di produrre una determinata eccellenze agroalimentare in una specifica porzione di territorio: ebbene, tutto questo rappresenta certamente un valore aggiunto, che può e deve essere incrementato ad esempio attraverso forme innovative di turismo enogastronomico e percorsi di sostenibilità ambientale. In tal senso, sollecitiamo il governo nazionale e il ministro Lollobrigida a mettere in campo politiche più incisive a tutela dei piccoli e medi produttori e a lavorare maggiormente in Europa per cambiare una Pac che, così com’è strutturata, non aiuta le pmi, anzi ne esclude molte, andando a ridurre negli anni il premio minimo pagabile per azienda agricola. Se vogliamo davvero difendere la nostra agricoltura, serve una inversione di rotta totale e immediata”.