Chi digita su qualsiasi motore di ricerca “Enel Cerano” scopre, qualora non lo sapesse già, che il complesso industriale di produzione di energia elettrica risulta tra i più grandi in Europa e grazie alla quale l’Italia ha ridotto le importazioni di energia, ma le prospettive sembrano indicare un percorso involutivo.
A tal proposito il colosso a partecipazione statale Enel ha deciso che abbandonerà Brindisi senza alcun piano alternativo di riconversione o, per il tramite dei suoi dirigenti ha fatto sapere che rimarrà con dei contentini che servirebbero a soddisfare l’esigenza neanche di mezzo quartiere di Brindisi.
A tal proposito, vista la silenziosità che regnava sovrana in tutti gli ambienti, da quasi due settimane e non sappiamo ancora per quanto tempo, l’intero gruppo di lavoratrici e lavoratori degli appalti in Enel Produzione all’interno della Centrale Federico II di Cerano sono in sciopero e presidiano i cancelli giorno e notte, autofinanziandosi per il sostentamento delle poche libertà alimentari che posso permettersi, anche alla luce del fatto che la prossima busta paga, per chi ne avrà il lusso di percepirla, sarà decurtata di oltre il 50%.
Dal 14 ottobre scorso hanno intrapreso una lotta senza precedenti per il territorio di Brindisi e che in Italia ha pochi eguali, mai si era visto una protesta che prosegue per due settimane ininterrottamente senza alcuna flessione ed il tutto scaturisce in quanto hanno assaporato sulla loro pelle la morte graduale e giornaliera dell’intero complesso industriale di produzione di energia elettrica, assistendo in prima persona alla moria dei posti di lavoro dovuta alla decurtazione dei budget da parte di Enel verso le loro aziende le quali a loro volta si son viste chi estromesse dal processo produttivo per le crisi finanziarie già precedentemente annunciate, chi in cassa integrazione e chi in diminuzione di personale a fronte del calo sopradescritto.
Oggi le maestranze non ritengono opportuno assecondare nessun dialogo che non comporti il mantenimento integrale della forza lavoro, ovviamente con la relativa garanzia dei budget, per un arco temporale congruo che comporti un processo vero di riconversione della Centrale e non di cure palliative che ne determineranno la morte graduale, pertanto hanno appeso uno striscione invitando le istituzioni deputate a decidere ad invitare Enel a convertire l’impianto di produzione a Carbone in Termovalorizzatore.
Non sappiamo se sia una soluzione, ma sappiamo per certo che è l’unica proposta fatta e non arriva da chi è retribuito per farlo, ma dalla base dei lavoratori.
Non volendo fare polemica spicciola, la Uilm di Brindisi vorrebbe ricordare ai dotti medici e sapienti con cariche istituzionali ai vari livelli e dei vari enti, che i dipendenti scioperanti appartengono a tutte le categorie merceologiche quali pulizie industriali e civili, trasporti, ponteggi e coibenti, elettrostrumentali e metalmeccanici e provengono da quasi tutti i 20 comuni della provincia di Brindisi, ma tranne il Questore ed il Prefetto di brindisi non hanno visto l’interessamento, neanche di facciata di alcun soggetto, possibile mai che nessuno si stia accorgendo di loro o abbia sentito parlare che da due settimane i dipendenti sono in sciopero? sono impazziti o alla base voglio sollevare una discussione che altri non sono stati in grado di fare?
Quando poi andremo alle elezioni o quando avremo bisogno di masse popolari per riempire le sedi per qualsiasi manifestazione probabilmente gli analisti si stupiranno come mai il dato dell’astensionismo aumenta sempre più, ma il dilemma si scioglie leggendo queste casistiche in cui si fa finta di non vedere che i propri elettori hanno bisogno, anche solo di una parola di conforto.
In altri luoghi d’Italia a prescindere dall’ente che si rappresenta, i rappresentanti alle prime armi imparano che bisogna sempre affacciarsi alle porte dei cancelli in cui le lavoratrici ed i lavoratori manifestano, in quanto chi rinuncia a fette importanti del proprio salario, già martoriato dalla perdita incessante del potere d’acquisto, non è un folle, ma una persona che grida in silenzio la propria rabbia per qualcosa che ritiene ingiusta e sarebbe obbligo di galateo istituzionale andare a parlarci, comprenderne le ragioni e magari se possibile anche dargli una mano, non si usano le persone solo ai alcuni momenti, ma gli si sta affianco soprattutto quando ne hanno bisogno.
Finchè penseremo che le persone servono solo sui manifesti non daremo mai un contributo alla società che ci ha voluto in quel posto!
 
Alfio Zaurito
Segr. Uilm Brindisi