La UILTEC di Brindisi ritiene molto preoccupante la scelta di Eni-Versalis di superare la Chimica di Base con scelte radicali ed irreversibili come la chiusura dei Cracking di Brindisi e Priolo.
Siamo consapevoli dei tanti fattori di contesto che hanno portato Eni-Versalis a subire perdite importanti negli ultimi 5 anni: l’alto costo dell’energia, la sovracapacità produttiva di etilene e polietilene così come l’assenza di particolari decisioni e scelte da parte del Governo Nazionale e dell’Unione Europe, acerrima nemica dell’Industria, per arginare queste difficoltà. Tuttavia non possiamo ignorare come la presentazione del Piano Industriale da parte di Eni-Versalis abbia suscitato non poco sgomento nei lavoratori interessati ed in tutto il settore industriale. Ed a ragione.
La nostra Organizzazione è sempre stata attenta alle evoluzioni dei vari processi produttivi entrando nel merito delle questioni senza pregiudizio. Abbiamo condiviso tante scelte nel nostro Petrolchimico: dalla riconversione a Gas della Centrale Enipower (2005) al percorso – interrotto – di decarbonizzazione della Centrale Enel di Cerano. Quello che non condivideremo mai è la voluta desertificazione del nostro Sistema Industriale, un settore che continua a sostenere ancora oggi l’intera economia della nostra provincia.
L’Attivo della Uiltec riunitosi oggi nel Petrolchimico per valutare il Piano Industriale di Eni-Versalis esprime la propria contrarietà rispetto ad un metodo che non condivide e che mette a dura prova le corrette Relazioni Sindacali fin qui portate avanti.
Riteniamo il Piano presentato dall’Azienda ancora incompleto non conoscendone, se non da articoli giornalistici e da fuga di notizie nei corridoi, i particolari dei probabili investimenti annunciati. I proclami sulla dismissione dei Cracking non sono stati accompagnati da altrettante garanzie indispensabili circa il futuro industriale ed occupazionale. Il Piano dell’Azienda è stato salutato con favore dalla politica locale, regionale e nazionale e non comprendiamo le ragioni di tale entusiasmo considerato che non sono noti importanti dettagli quali le scelte future di approvvigionamento dei derivati necessari a mantenere in marcia gli altri importanti impianti Versalis P1/2 e P30. A nostro avviso le Azioni proposte non tengono conto delle difficoltà che ricadranno sulle altre aziende insediate nel Polo Petrolchimico a partire dalla Centrale Nord di Enipower, il Consorzio BSG (attraverso le quote Associative) e tutto un insieme di aziende dell’indotto dedite alla cantieristica. Menzione a parte merita Basell: il suo è l’unico impianto di Propilene rimasto in marcia e probabilmente l’Azienda sta rimanendo in silenzio in attesa della fermata del Cracking… per scaricare su altri la responsabilità della già programmata fuga da Brindisi.
Per queste ragioni la Uiltec ritiene insufficiente la strategia industriale presentata. Non possiamo credere che una Azienda come Eni, presente a Brindisi dal 1959 che tanto ha dato ma che tanto ha anche ricevuto, possa pensare di riconvertire il Petrolchimico ed addirittura aumentarne la forza lavoro, solo con un “non meglio precisato” impianto di Accumuli Stazionari Elettrici piuttosto che con un impianto di Riciclo Meccanico/Chimico che a seconda delle esigenze comunicative del momento viene spostato copia-incolla nei Piani di rilancio di Mantova, Brindisi, Priolo o Porto Torres.
Per tutti questi motivi l’Attivo della Uiltec di Brindisi condivide la richiesta urgente di un incontro a Palazzo Chigi avanzato dalle Segreterie Nazionali e fa proprio lo Stato di Agitazione del Gruppo con il blocco delle attività a straordinario. Inoltre avanzeremo immediata richiesta di un incontro urgente alla Direzione Industriale ed Aziendale di Eni-Versalis per approfondire il Piano Industriale di riferimento al sito di Brindisi.
La Uiltec è solita a discutere nel merito ma per farlo abbiamo bisogno di conoscere le tempistiche degli investimenti e delle dismissioni, due processi che devono andare avanti in parallelo. Abbiamo necessità di comprendere chiaramente quali siano le ricadute occupazionali dirette ed il riflesso sulle aziende appaltatrici dell’indotto degli investimenti annunciati. Non vogliamo credere alle voci che circolano insistentemente sulla fermata in pochi mesi del P30 e del Cracking senza una discussione seria e rilevante su questi determinanti temi.
In mancanza di dettagliati aggiornamenti, necessari per condividere adeguatamente con i nostri Iscritti quanto sta accadendo, valuteremo ulteriori azioni di lotta per rivendicare i nostri diritti.