BRINDISI.PORTIAMO IN PIAZZA I NOSTRI CORPI E LE NOSTRE PAROLE PREVENZIONE, EDUCAZIONE E FORMAZIONE PER ELIMINARE LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE E DI GENERE
Non Una Di Meno di Brindisi, nella giornata mondiale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, lunedì 25 novembre 2024 terrà un sit-in con la partecipazione delle scuole in Piazza della Vittoria dalle ore 9 alle ore 13. Delegazioni di studentesse e studenti del Licei Palumbo, Marzolla, Fermi, dell’ITT Giorgi, dell’IISS Majorana, dell’ITET Carnaro-Marconi-Flacco-Belluzzi, dell’IPSSS Morvillo-Falcone e un gruppo di studentesse dell’Università del Salento porteranno cartelli, striscioni e i loro contributi per dare vita ad un’assemblea che accoglierà diverse forme di espressione.
Non possiamo più assistere alla morte di ragazze come Aurora di 13 anni, Sara di 18 anni e Giulia Cecchettin di 22 anni, insieme a tante altre, uccise barbaramente da coetanei per Mentre trapelano, a mezzo stampa, alcune indiscrezioni circa i contenuti del nuovo regolamento sull’igiene urbana, che approderà tra pochi giorni in consiglio comunale per il varo definitivo (?!?!), non possiamo che dissentire sul metodo adottato. Quanto sopra, considerato l’iter che ha portato alla stesura privo del confronto con i rappresentanti delle associazioni dei consumatori, deputate per legge, e per quello che è dato sapere, per certi versi, in netto contrasto con le modalità di espletamento del servizio stesso, aspetto quest’ultimo che avremo modo di meglio esplicitare nelle sedi opportune. Rimane tuttora lettera morta la richiesta inoltrata a più riprese, circa gli obblighi della pubblica amministrazione previsti sin dal varo della Legge n. 244 del 24 dicembre 2007 (Legge Finanziaria 2008 art.2 comma 461). Una normativa che se attuata consentirebbe di affrontare temi importantissimi per i cittadini/contribuenti. E’ bene ricordare che al fine di tutelare i diritti dei consumatori e degli utenti dei servizi pubblici locali e di garantire la qualità, l’universalità e l’economicità delle relative prestazioni, in sede di stipula dei contratti di servizio gli enti locali sono tenuti a disporre l’obbligo per il soggetto gestore di emanare una «Carta della qualità dei servizi», da redigere e pubblicizzare in conformità ad intese con le associazioni di tutela dei consumatori e con le associazioni imprenditoriali interessate. Uno strumento recante gli standard di qualità e di quantità relativi alle prestazioni erogate così come determinati nel contratto di servizio, nonché le modalità di accesso alle informazioni garantite, quelle per proporre reclamo e quelle per adire le vie conciliative e giudiziarie nonché le modalità di ristoro dell’utenza, in forma specifica o mediante restituzione totale o parziale del corrispettivo versato, in caso di inottemperanza. Adiconsum Taranto Brindisi richiama con forza tali adempimenti così come la consultazione obbligatoria delle associazioni dei consumatori ed il monitoraggio periodico del servizio erogato previsto nel contratto di servizio rispetto alle esigenze dell’utenza, fermo restando la possibilità per ogni cittadino di formulare osservazioni e suggerimenti per il miglioramento. Monitoraggio del servizio e della spesa, azioni di miglioramento, sussidiarietà orizzontale, contenimento dei costi a carico delle fasce deboli della popolazione, sia sotto il profilo economico che sociale sono alcuni degli obiettivi che andrebbero affrontati. Mentre la normativa rimane un libro dei sogni le famiglie vivono l’incubo dei costi alti del servizio e nel vedere la propria città ridotta in malomodo. Il rischio, quindi, è quello di produrre l’ennesimo regolamento che fissa precisi obblighi a carico dell’utenza senza che la stessa sia messa nelle condizioni di poter rivendicare i propri diritti attraverso la stesura della “Carta dei servizi”. Ad oggi in pochi sono a conoscenza delle attività previste da capitolato in riferimento a frequenza e tipologia così come non sono accessibili i dati relativi ai controlli messi in campo (?!?) dal D.E.C. lasciando che i cittadini in caso di disservizio abbiano come unico interlocutore l’azienda. Una situazione atavica su cui chiediamo interventi più incisivi per non scaricare su contribuenti, cittadini ed ambiente i danni anni che ne derivano. Con una raccolta differenziata ferma su livelli lontani dagli obiettivi, intorno al 39%, una città ridotta ad una discarica ed una tassazione che colloca il capoluogo tra i primi posti a livello nazionale ci si aspettavano azioni più concrete partendo da un riequilibrio dei rapporti tra azienda aggiudicataria dell’appalto, amministrazione comunale e cittadini/contribuenti. Al momento nulla di tutto questo! Il capitolato d’ appalto rimane un libro dei sogni, con qualche incubo considerate alcune carenze di carattere organizzativo gestionale, mentre l’amministrazione latita su più fronti fra tutti sul versante dell’evasione tributaria e sul varo di un appalto decennale che insieme produrrebbero nuove entrate, nuove economie di spesa e servizi più efficienti ed innovative per i cittadini. Su questi temi Adiconsum Taranto Brindisi chiede l’immediata apertura di un confronto non più differibile!
la sola colpa di essere donne che volevano costruire liberamente il proprio futuro.
Non vogliamo più contare le morti da femminicidio, ma rafforzare il processo di liberazione dal potere patriarcale che riproduce la violenza maschile e di genere, indicando nuove alternative basate sul rispetto, il consenso e l’accettazione della libertà femminile. La violenza è strutturale e coinvolge tutte le generazioni. I giovani, pur essendo fautori del cambiamento, sono anch’essi intrisi di pregiudizi e stereotipi sessisti che sfociano in diverse forme di violenza contro le ragazze e in azioni violente, spesso brutali, anche di gruppo da parte dei ragazzi.
Possiamo e dobbiamo ora costruire il cambiamento attraverso la prevenzione, l’educazione e la formazione come strumenti fondamentali. Ancora su di esse non si investe in termini strutturali e con i necessari tempi e finanziamenti. La prevenzione è un aspetto trascurato in Italia, nonostante la Convenzione di Istanbul lo richieda, e si evidenzia la mancanza di campagne e di formazione adeguata. Siamo ancora lontani da un vero cambiamento culturale, è necessario investire nei centri antiviolenza, essenziali per il supporto delle donne ed eliminare le criticità del sistema di protezione.
I dati sulle politiche antiviolenza parlano chiaro: l’attuale governo ha tagliato del 70% i fondi per la prevenzione della violenza di genere nel corso del 2023. Dagli oltre 17 milioni di euro nel 2022 si è scesi ai 5 milioni nel 2023. Eppure la violenza di genere è continua, quotidiana e si manifesta in diverse forme come la violenza fisica, psicologica, economica, lo stalking, la violenza sessuale, le molestie sui luoghi di lavoro, la violenza assistita dai minori, il catcalling, fino al femminicidio, e per questo va contrastata in modo efficace e coordinato prima che si verifichi.
Nel 2024 si contano 94 femminicidi e almeno altri 40 tentati femminicidi, solitamente preceduti da maltrattamenti, violenze e stalking che si ripetono da tempo, a volte già denunciati, a volte mai denunciati.
Sempre più urgente ci appare la necessità di restare vive e “disarmare il patriarcato”, contrastando la violenza, la guerra, che sembrano essere diventate un fatto “normale”. Siamo colpite direttamente come donne dall’aumento vertiginoso delle spese militari deciso dall’attuale governo, mentre al contempo si tagliano i fondi pubblici per i centri antiviolenza, per la sanità e la scuola.
È un presente difficile quello che stiamo vivendo in Italia e nel mondo e che condiziona pesantemente anche e soprattutto la vita delle donne. Siamo immersi tutti in questo clima pubblico fatto di odio, sopraffazione, politiche di repressione del dissenso, disumanità, di riduzione degli spazi di democrazia e di libertà di pensiero e di scelta, in particolare delle donne sul proprio corpo, dei più deboli, dei migranti.
È una deriva autoritaria del potere patriarcale nella sua attuale forma di neoliberismo sfrenato e rapace che aumenta le disuguaglianze, lo sfruttamento, le ingiustizie sociali, la devastazione ambientale. Ecco perché è necessaria, a partire dalla scuola, un’educazione affettiva e sessuale consapevole basata sul rispetto e sul consenso, contro ogni forma di autoritarismo e discriminazione, per abbattere la cultura dominante patriarcale e affermare dei modelli relazionali alternativi alla violenza maschile sulle donne e di genere.
Aderiscono:
– Associazione Io Donna Centro antiviolenza Brindisi
– Anpi sez. di Brindisi
– Coordinamento Donne SPI/CGIL di Brindisi
– La Collettiva Trans Femminista Queer di Brindisi
– ARCI Brindisi
– ARCI Progetti SAI (Sistema Accoglienza Inclusione)
– Commissione per le Pari Opportunità- Comune di Brindisi
– Coop. Solidarietà e Rinnovamento
– Terziario Donna Confcommercio BR
– Alice’s Wow World of Wonder Brindisi