La storia è maestra di vita, ma non per tutti 

La fermata attuale della centrale Brindisi sud di Cerano era scontata e chiarissima a tutti in  base ai piani di decarbonizzazione come, del resto, era assolutamente prevedibile l’attuale  decisione di Eni di chiudere Versalis e in pratica fermare impianti connessi. Ma c’è chi, politicamente, ha voluto sostenere una impossibile quanto assurda riconversione a  gas, e altrettanto assurdamente sostiene il deposito costiero di Edison arrivando perfino a  chiedere una nave rigassificatrice nel porto. 

Per chi ha velleità di amministrare e rappresentare il territorio, la crisi del petrolchimico era  assolutamente prevedibile ben prima che Eni presentasse il piano industriale e la chiusura dei  cicli produttivi direttamente gestiti, anche, indirettamente coinvolti. Ma la politica ha  accettato, o meglio subito, tale soluzione senza aver garantito minimamente una doverosa  transizione. 

Oggi, non avendo capacità di intravedere altri orizzonti, si arriva perfino a chiedere, dopo un  termovalorizzatore, l’installazione di una centrale nucleare in sostituzione di quella a carbone  presentandola come una soluzione green, facendo confusione fra fusione, da studiare e sperimentare (ma, comunque, futuribile), con una fissione assolutamente da rigettare. Ma chi  

parla di nucleare di prima o seconda o terza o quarta generazione, sa di cosa parla?  Tutto ciò viene proposto per un territorio che ha subito danni e sacrifici enormi a favore dei  cosiddetti interessi nazionali. 

Il piano industriale di Eni, meriterebbe la stessa attenzione e le stesse osservazioni dedicate al  piano strategico di Enel, a cominciare dalla ipotizzata gigafactory per la produzione di batterie  da connettere ad impianti di accumulo per stabilizzare la rete, senza chiarire con quale fonte  produrre l’energia elettrica da accumulare. 

Nel polo energetico, ovviamente, rigettando le assurde proposte di una centrale nucleare ed  anche di un termovalorizzatore, i politici dovrebbero chiedere e chiedersi che fine ha fatto la  proposta del datacenter di cui, a quanto pare, si è occupata in prima persona la Presidente del  Consiglio Giorgia Meloni. Tale datacenter, potrebbe essere alimentato dalla produzione  elettrica dell’impianto eolico offshore che si vuole realizzare a sud di Cerano. 

Ciò che è grave, però, è la mancanza di strategie e anche di soluzioni da proporre per la  transizione in alternativa alle vecchie logiche, le quali, oggi, presentano il conto della grave e  irreversibile crisi complessiva del polo industriale. 

Noi non siamo per il cosiddetto “no ideologico”, a cui continuamente fa riferimento chi,  evidentemente, non riesce a confrontarsi valutando situazioni e idee, diverse dalle “vecchie

logiche”, per cui le archivia e le rimuove troppo facilmente e superficialmente, senza un  qualsiasi accenno di analisi.  

Si faccia uno sforzo di memoria e di ricerca, perché noi torniamo a proporre quanto da mesi  chiediamo e anche recentemente puntualizzato, indicando gli interventi possibili e le ricadute  occupazionali. 

Italia Nostra Brindisi, Legambiente Brindisi, WWF Brindisi, Medicina Democratica, A.C.L.I.  Provinciali Brindisi, Fondazione “Tonino di Giulio”, Medici per l’Ambiente, Anpi Brindisi, Forum  Ambiente Salute e Sviluppo, Salute Pubblica, No al Carbone, Puliamoilmare Brindisi, Associazione “Vogatori Remuri Brindisi”