La discussione sulla legge di Bilancio di previsione della Regione Puglia ci riserva ogni anno qualche sorpresa. Quest’anno fra gli oltre 200 emendamenti proposti, c’è anche un articolo che, modificando la precedente legislazione su ARPA Puglia (legge 6/1999 e s.m.i.), istituisce un Consiglio di Amministrazione formato da tre componenti, di cui uno con la funzione di Presidente.
Vale la pena ricordare che sarebbe l’unico caso in Italia, oltre ad una breve parentesi in Lombardia. La ratio della legge di istituzione delle Arpa, infatti, è stata sempre quella di garantire la terzietà dell’ente e un’autonomia di gestione in considerazione del delicato lavoro svolto.
Arpa Puglia è oggi un punto di riferimento scientifico fondamentale nello scenario produttivo e ambientale.
Pur non conoscendo le ragioni di questa decisione, siamo quindi perplessi rispetto alle scelte del Consiglio regionale pugliese. Una modifica sostanziale all’assetto organizzativo di Arpa Puglia avrebbe richiesto un percorso partecipato allargato agli stakeholder con cui ci sono rapporti consolidati nel tempo, anche per condividere eventuali esigenze che, al momento, non riusciamo a comprendere.
Temiamo che questa iniziativa vada ad inficiare anche l’imparzialità e l’autonomia con cui sono state condotte le attività di Arpa Puglia, favorendo un’ingerenza della politica nella gestione di un ente che ha una caratterizzazione tecnica. Anche noi come Legambiente abbiamo più volte collaborato al fianco dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente, ottenendo dalla stessa dati e risultati che abbiamo poi inserito nei nostri report annuali.
Oltretutto ci risulta difficile immaginare anche il confronto interno a livello nazionale in cui tutte le Arpa sono rappresentate da una figura tecnica (il direttore) e non politica. Ci auguriamo, a questo punto, che si torni sulle determinazioni assunte durante l’ultimo Consiglio regionale.