In passato, Legambiente, ha dovuto preparare dossier, fare iniziative e anche rivolgersi all’autorità  giudiziaria e alla commissione antimafia, soprattutto per quel che riguarda la gestione di rifiuti  speciali e pericolosi. 

Per capire l’attuale situazione, bisogna considerare delle cifre illuminanti in merito alla raccolta  differenziata in città: nel 2016, la raccolta differenziata era precipitata ad una percentuale del 26%. Durante la successiva gestione commissariale, anche grazie ad una accorta politica di ricorso a  premialità e penalità, abbiamo assistito ad un decollo della percentuale di raccolta differenziata fino  al 53% del 2018. In quel periodo si sono raggiunte punte mensili vicine al 60%, il che ha spinto  Legambiente ad inserire nell’annuale report sui comuni ricicloni il Comune di Brindisi con una  menzione, riconoscendo una performance importante, anche se restando ben lontano dall’obiettivo  del 65% annuale. Successivamente, si è registrato un calo, fino al 43% del 2022, anche se a Legambiente risultava una percentuale del 47%. Da quel momento si è registrato un brusco calo  della percentuale di raccolta differenziata, scesa anche sotto il 40%. Sicuramente, su questo calo, incide una gara d’appalto ancora una volta basata sul massimo ribasso, tanto discutibile da  comportare contenziosi e ricorsi giudiziari, fino al pronunciamento del Consiglio di Stato in merito  al non possesso della società vincente dei requisiti richiesti, disponendo l’annullamento dell’appalto  alla ditta Teorema. Sicuramente incidono storture nella programmazione dei servizi, e una qualità  dei servizi e dei rapporti con la cittadinanza che i cittadini e ora anche l’amministrazione comunale, giudicano sempre più carenti. Ovviamente, ci sono precise responsabilità dei brindisini che non  rispettano le regole per il conferimento, di quelli che abbandonano, in modo selvaggio e criminale, i  rifiuti, arrecando danni considerevoli per la salute, per l’ambiente e anche sul piano economico  all’intera città. 

Sicuramente siamo di fronte anche alle gravi responsabilità di quel 38% di brindisini che evadono il  pagamento della Tari e di quelli che, non comparendo come utenti, la eludono del tutto, facendo  ricadere su tutti gli altri brindisini il costo della Tari in crescita. Abbiamo sempre detto che un  bando di gara, trasparente ed efficace non dovrebbe essere al massimo ribasso, ma dovrebbe  prevedere premialità, penalità e tracciabilità.

Il passare, dal 2016 al 2018, dal 26% al 53% di raccolta differenziata aveva aperto un percorso  virtuoso, ma il ritrovarsi ora con una percentuale di raccolta differenziata di quasi 15 punti inferiori  fa evidenziare una stridente contraddizione che sarebbe superficiale addebitare pienamente ai  brindisini, che sono gli stessi che avevano garantito il 53% del 2018. 

Per quel che riguarda l’impiantistica, a nulla porta il rimbalzo istituzionale di responsabilità fra  Comune e Regione, anche se su questo è bene fare chiarezza, in ogni caso, mettendo a fuoco la  storia della gestione del ciclo dei rifiuti a Brindisi Sulla discarica di Autigno, ad esempio, ci sono  responsabilità locali per quel che riguarda il mancato controllo sulla certificazione  dell’impermeabilità della discarica e sul recupero del biogas, tutte e due le questioni del tutto  trascurate o inevase. Oggi è necessario fare pressione sulla Regione per verificare quale finanziamento, ben superiore dei 2 milioni di euro attualmente disponibili, ma soprattutto per  verificare quale progetto reale e credibile vi sia di riqualificazione dell’impianto. Sicuramente, nella  definizione di soluzioni, non può rientrare la discarica Formica ambiente, che oggi dovrebbe essere  oggetto della programmazione della sua dismissione. Anche in questo caso la storia dell’impianto,  iniziata con lo smaltimento di ceneri, proseguita sotto la gestione di Ines sud, con il corollario del  “treno dei veleni”, per arrivare al tentativo di autorizzare oggi un nuovo progetto di ampliamento,  da rigettare come ben sottolineato dai tecnici dell’amministrazione provinciale. 

Che fine hanno fatto i 35 milioni di euro destinati ad impianti essenziali per il ciclo dei rifiuti, a  cominciare da quello di compostaggio in anaerobiosi con produzione di biogas? Questi impianti sono indispensabili nel ciclo dei rifiuti, ma fondamentale è l’obiettivo di una  programmazione seria, trasparente ed efficace per raggiungere il 65% di raccolta differenziata. Una  tale programmazione confligge con la gara d’appalto e con l’affidamento effettuato, ma confligge  anche con la concezione delle gare d’appalto, con i controlli, con la pianificazione dei servizi che  sono garanzia della qualità e del miglioramento della percentuale di raccolta differenziata. L’abbattimento dei costi della Tari, dipende da tutti i questi fattori rispetto ai quali Legambiente è  pronta a partecipare ad un confronto nel quale siano presenti le istituzioni interessate, una ditta che  garantisca i requisiti di affidabilità, trasparenza e capacità di riavviare il percorso che portò al 53%  del 2018 ed oggi ci avrebbe visto quantomeno avvicinarci all’obbiettivo al 65% di raccolta  differenziata.