Brindisi più autonoma e più intraprendente. Per un nuovo impulso allo sviluppo della citta’ ognuno e’ chiamato a fare qualcosa.

La città continua invece  a dividersi e a separarsi, assiste indifferente a litigi tra ceti politici e presunte rappresentanze. Manca un minimo di sentire comune e di consapevolezza sullo stato in cui è ridotta la città. Solo lamentele. Si sente la mancanza di organizzazioni di rappresentanza e di partiti così come da tempo manca il contributo e la partecipazione di una borghesia illuminata (si diceva una volta) e “disinteressata”. Molti in città stanno a guardare o sono ormai rassegnati(i dati della partecipazione al voto sono da tempo indicativi di questa situazione!).

Si continua ad assistere a dichiarazioni e interventi mediatici, a chiacchiere che sono espressioni di rancori e di mediocri conoscenze e competenze, addirittura anche a qualche dileggio come quello tra Confindustria e rappresentanti politici e tutto mentre Brindisi rischia seriamente di affondare (si balla sul Titanic!). 

Esaurire o limitare la propria funzione nella polemica sull’ordinarietà di una amministrazione comunale o di un ente non è a mio parere il massimo dell’attività politica. E questo vale soprattutto per quelle forze che, richiamandosi alla sinistra, dovrebbero avere capacità, passione, per saper coniugare i bisogni “della pancia”, della sicurezza dei cittadini, dei fatti ,con la speranza di un cambiamento. 

Brindisi deve ritornare a credere in se stessa e nel suo futuro, un futuro che non può prescindere dal porto, da una industria più sostenibile e anche dalla sua campagna. Dovrebbe essere questo il sentire comune per riconoscersi in una idea di comunità di chi vive nella stessa città. 

Il darsi da fare(anche creando lavoro e attività migliorando quello che già si fa e investendo proprie risorse), attendere meno che altri facciano quello che possiamo già fare noi, il dare ognuno il proprio contributo a costruire e a sentirsi comunità, è un dovere ineludibile. E se questo vale per ognuno vale soprattutto per chi ha responsabilità politiche , associative, istituzionali e amministrative il cui maggiore impegno, dovrebbe essere quello di unire e di spingere per “il darsi da fare” sapendo valorizzare, con umiltà e senza saccenteria, quello che in città già si fa,si sa fare e si deve fare!

E non si può ancora attendere che altri, da fuori, ci portino il pane a casa. Il compianto Ennio Masiello riuscì con una sua poesia in vernacolo a tratteggiare un atteggiamento storicamente molto diffuso a Brindisi “Cati piru ca ti mangiu”!

Non si costruisce sviluppo e futuro attraverso  la “dipendenza”. Si continuerebbe a rimanere ascari(al servizio sempre di qualcuno) e a creare ancora un’economia drogata come quella costruita attorno alla costruzione e al funzionamento dei grandi insediamenti industriali di produzioni di base.

La città avrebbe bisogno di una scossa, di una rottura, così come di una classe dirigente che , con autorevolezza e disinteresse, libera da fondamentalismi e parzialità, sia in grado di motivarla e impegnarla a unirsi e a darsi da fare. Per questo più che litigare tra mediocri la città ha bisogno di dialogo e condivisione. La sinistra è capace di questo? 

La pandemia, la crisi energetica, le guerre hanno cambiato futuro e prospettive anche e soprattutto per una città come la nostra.

Brindisi è sempre stata, nella sua storia, un crocevia e  un ponte verso il mediterraneo che ha fatto del porto e della fertilità della sua campagna una forza attrattiva di popoli e il punto di riferimento delle civiltà formatesi in questa parte dell’Europa.

La storia, i monumenti sono la testimonianza di quello che è stato il rapporto tra la città, la campagna e il mare.

Si tratta di ri/mettere assieme città, campagna, porto, mare anche come presupposto di uno sviluppo industriale  più  sostenibile e compatibile con un territorio che, se rispettato e ben curato, è ancora ricco di potenzialità produttive industriali e agricole. Ricordo solo che lo sviluppo industriale oggi tanto condannato e vituperato e di cui Brindisi ha nel bene e nel male usufruito e’ nato 70 anni fa con i poli di sviluppo della cassa del mezzogiorno facendo diventare i brindisini e non solo essi tutti più moderni, più ricchi e contenti  “figli della Montecatini”.

Lo schieramento politico, ma anche e soprattutto sentimentale, chiamato  o sentendosi sinistra,a cui rimango indissolubilmente legato, si è battuto sempre per lo sviluppo delle forze produttive, pur consapevole  della contraddizione latente che covava all’interno di tale sviluppo. Di questa sinistra a Brindisi  si sono perse le tracce ma di essa c’è  bisogno. E’ chiamata a ritrovarsi, a superare le divisioni del passato per conciliare riformismo, radicalita’ e alternativa.

La sinistra ha un rapporto, con la politica, indissolubile. Senza la politica,senza una visione e senza proposte concrete di cambiamento, la sinistra muore. Senza la politica vince la destra comunque essa si possa manifestare(populismo e trasformismo sono più destra che sinistra soprattutto in un contesto mondiale in cui la destra cerca di mettere in discussione la stessa democrazia per come è stata costruita e gestita). Per la sinistra la politica non è mai stata difesa dell’esistente, non è mai stata vista come parte dello status quo e dell’establishment.

La politica, inoltre, a livello locale dovrebbe avere il ruolo di disegnare uno sviluppo per il territorio urbano e extraurbano, per i ceti sociali che vi abitano e vi lavorano, per quelli che già producono e per quelli che oggi non trovano un ruolo attivo, dai giovani di ambo i sessi ai disoccupati o sottopagati, fino ai poveri senza speranza. 

Sono lontano da molto tempo dalla politica attiva ma pur “facendo” altro, sento il bisogno di una politica e di una sinistra che propone e che sa dialogare. Una sinistra come quella di Berlinguer che molti hanno potuto ritrovare nel film “La grande ambizione”. Nei giorni scorsi abbiamo partecipato commossi molti di noi ai funerali di Lorenzo Cirasino. Tutti lo abbiamo ricordato per le sue caratteristiche umane e politiche come uomo di dialogo, di comunità e di proposta. Ecco una sinistra per una politica cosi!

La comunicazione, i social,  i selfie vengono dopo la politica che è soprattutto ascolto. La sinistra e il centrosinistra e’ da tempo che non parlano a nessuno e non ascoltano nessuno preferendo rinchiudere la propria funzione in recinti istituzionali e in un politicismo fine a se stesso lasciando alla destra la credulità delle false speranze. La sinistra deve ritornare e forse anche imparare a saper parlare “ contestualmente” e con  linguaggio semplice e chiaro alla pancia, al cuore e al cervello dei cittadini.Deve ricreare speranza che come dice Papà Francesco non è un quieto vivere. E questo vale in Italia come, e soprattutto, a Brindisi.

 

Carmine Dipietrangelo