Conferenza stampa CGIL Brindisi e Coordinamento Industria del 24.9.2025. Energia e Chimica, quale futuro per Brindisi?

 Abbiamo salutato positivamente la convocazione del tavolo ministeriale per  l’Accordo di Programma di Brindisi. 

 Avviene però a distanza di un anno dall’ultimo incontro avvenuto sempre a  Brindisi e a due anni dalla chiusura della Centrale di Cerano. 

 In questo anno sono emerse diverse novità:  

– la nomina del commissario straordinario nella persona di sua Eccellenza il  Prefetto Luigi Carnevale che abbiamo accolto positivamente;  

– la riduzione drastica e graduale dei lavoratori impegnati in centrale Cerano, sia  tra i diretti che nell’indotto;  

– purtroppo i cambiamenti avvenuti nello scenario internazionale e i nuovi assetti  geopolitici che si vanno definendo, con ricadute interne al Paese che  condizionano anche le indicazioni contenute nel PNIEC, sulle quali il MASE  non ha dato ancora risposte concrete; 

 Siamo già in una economia di guerra, una tendenza che occorre bloccare e  contrastare con tutte le nostre forza, per affermare ancora una volta, che abbiamo  bisogno di diplomazia, di diritto internazionale, di Pace. 

 Ribadiamo il nostro no ad una economia di guerra che rischia di togliere risorse  necessarie per rafforzare la Sanità, la Scuola, il Welfare, le Pensioni e alleggerire la  pressione fiscale soprattutto verso lavoratori e pensionati. 

 In questo contesto la posizione del Governo sulle Politiche Industriale, appare  ancora schizofrenico e inesistente, nonostante il libro bianco, gli annunci e la  propaganda. Mentre abbiamo bisogno di una Politica Industriale che sia all’altezza dei  tempi. 

 Una cosa è certa: a nostro avviso il processo di decarbonizzazione non può essere  bloccato, anzi occorre accelerare i processi di transizione e cambiamento, per  traguardare in tempi rapidi gli obiettivi del Green Deal. 

 La condizione di Cerano, allocata in riserva a freddo, con ricadute negative sui  lavoratori dell’indotto, richiede maggiore attenzione a partire da ENEL che pure ha  dichiarato attraverso on. D’Attis, che garantirà lavoro per 24-36 mesi.

 La domanda che ci poniamo è: per quanti lavoratori? E per fare cosa? La data del  31.12.2025 contenuta nel PNIEC resta ferma e per noi non può e non deve arrestarsi il  processo di decarbonizzazione. Lo dobbiamo al pianeta, lo dobbiamo ai tanti morti, un  prezzo molto elevato pagato negli anni dal territorio della provincia brindisina, come  certifica il report della ASL con le analisi sul registro tumori. 

 ENEL dovrà comunque considerare gli aspetti legati alla dismissione che  richiedono interventi di bonifica dell’intera area, e che non vanno disattesi. ENEL da  questo punto di vista può e deve ancora svolgere un ruolo attivo sul territorio anche  partecipando attivamente al processo di reindustrializzazione anche con suoi progetti  specifici e innovativi. 

 Si diceva la garanzia del lavoro in Centrale. La forza lavoro dal mese di settembre  2023 ad oggi è passata dagli oltre 1200 lavoratori a poco meno di 400. È un dramma!  Al tavolo sono state presentate alcune parziali informazioni che riguardano 51  manifestazioni di interesse, con 61 progetti, che richiedono utilizzo di ampie aree,  sembrerebbe fino ad oltre 3000 ettari. 

 Siamo ancora all’inizio del percorso, l’entusiasmo va bene come spinta a fare bene  e subito, ma in questa fase crediamo sia. necessaria concretezza.  

 Per questo abbiamo chiesto e ribadiamo che vorremmo conoscere il dettaglio dei  progetti presentati e acquisiti, in quale ambito si muoveranno (eolico, idrogeno,  riciclo, batterie di accumulo, cantieristica navale, fotovoltaico…) con quali piani  industriali, con quanti investimenti (pubblici e privati) con quali ricadute  occupazionali, con quale tempistica e soprattutto su quali aree, tenuto conto che non si  comprende se ENEL avrà un ruolo dentro questo percorso e se saranno utilizzate aree  all’interno del SIN, Sito di Interesse Nazionale. Relativamente a tutto questo, le  autorizzazioni AIA possono rappresentare un ostacolo da attenzionare subito. 

 Non è secondario questo aspetto poiché le aree su cui insediare le imprese  dovranno essere in regola con la caratterizzazione e la bonifica. 

 Da questo punto di vista il ruolo di Comune, Provincia, ASI, Autorità portuale, e  Sistema delle Imprese, diventa centrale. 

 In questo scenario l’istruttoria di Invitalia per il MIMIT, ci auspichiamo possa  interfacciarsi con Regione Puglia e i suoi indirizzi, e alle opportunità di finanziamento  e sostegno dei progetti, nel rispetto delle filiere strategiche. 

 Il nostro auspicio è che il territorio possa accogliere tutti i progetti meritevoli, che  si muovano dentro le linee del Green Deal, e che le aziende rispettino i CCNL,  traguardando piena e stabile occupazione a partire dalla platea storica al settembre  2023. 

 Si è detto che dentro questo processo si vuole portare anche Versalis.  Sulla chimica la nostra posizione resta invariata:  

– Ribadiamo che Regione Puglia debba svolgere un ruolo verso MIMIT, affinche  si riprenda un ragionamento sulla chimica di base dentro il Piano di Azione  Europeo per l’Industria Chimica; 

– Che sia riconosciuto per Brindisi, il sito chimico europeo per la sua rilevanza  strategica e l’alta esposizione al rischio di dismissione; 

– Che si verifichi se vi sono operatori internazionali interessati a rilevare l’intera  filiera della chimica a Brindisi; 

 È questa l’occasione per ribadire, a Regione e MINLAV, la necessità di un accordo  quadro e di ammortizzatori sociali straordinari, come già più volte ribadito nelle  piattaforme rivendicative del Coordinamento Industria della CGIL Brindisi, fino a  proporre un Accordo Quadro per gestire complessivamente le crisi dei siti ENI e  ENEL a prescindere dalla differenza di riferimento dei CCNL. 

 Se questo tavolo diventerà un metodo, e ce lo auguriamo per il bene dei lavoratori e  del territorio, dipenderà da tutti gli attori in campo. Noi ci auspichiamo possa essere  un tavolo concertativo capace di valorizzare in particolar modo il ruolo e il  protagonismo del lavoro e dei lavoratori in una transizione ambientale e sociale giusta.  Per questo occorre lavorare con le categorie a riallacciare i rapporti unitari confederali,  superando le divergenze emerse negli ultimi mesi, in quanto l’unità dei lavoratori e  l’unità sindacale può rappresentare un punto di forza proprio sul tavolo ministeriale e  nel rapporto con il Sistema delle Imprese.