Il presidente Vincenzo Gesualdo: “Così si spezza quel patto di rispetto e fiducia che dovrebbe esserci in una comunità”
“Oltre che rappresentare un reato, diffondere nomi, dati sensibili e foto tramite strumenti di messaggistica e social network, è dannoso per l’intera comunità. La nostra quotidianità è basata su certezze, in questo momento si è creato un vuoto all’interno del quale è fisiologico si annidino ansia e angoscia perché c’è qualcosa che non riusciamo a controllare, ma non possiamo perdere la certezza di riconoscere un senso di collettività. Se ci rendiamo protagonisti diretti o indiretti della caccia al nome dei contagiati, stiamo creando noi stessi i presupposti per spezzare quel patto di rispetto e fiducia che dovrebbe esserci in una comunità”. È il commento del presidente dell’Ordine degli psicologi della Regione Puglia, Vincenzo Gesualdo, in relazione alla cosiddetta “caccia all’untore”, che si è scatenata in tutti il territorio “toccati” dal Coronavirus.
“Sentiamo urgente il bisogno di frenare la paura collettiva che sta travolgendo la cittadinanza pugliese”, aggiunge il presidente degli psicologi pugliesi. “In questi tempi è necessaria una comunicazione efficace, che non sia frammentaria e non sia frammentata, una comunicazione univoca delle fonti ufficiali. Non possiamo cedere alla tentazione di passi autonomi pur di brandire l’effimero primato di aver lanciato per primi una notizia”, prosegue Gesualdo. “Gli psicologi invitano tutti i cittadini pugliesi a non lasciarsi travolgere dal sovraffollamento delle informazioni. Bisogna affrontare questa situazione con un setaccio per permettere ai nostri pensieri e alle nostre emozioni di posarsi senza fretta”.