Un autunno ricco di soddisfazioni per la Cantina Apollonio di Monteroni, che nei giorni scorsi, nelle sale dell’Accademia Carrara di Bergamo – una delle principali pinacoteche italiane – si è vista attribuire un prestigioso riconoscimento dal Seminario Permanente Luigi Veronelli e dalla Guida Oro I Vini di Veronelli 2021, volume erede degli storici cataloghi firmati sin dagli anni Cinquanta dal padre della critica enologica italiana.
La Guida, che conta ben 16.679 etichette recensite e un totale di 2.099 produttori, inserisce infatti tra i cinque Migliori Assaggi di questa edizione, con il più elevato giudizio in centesimi, il Diciotto Fanali Salento Rosato 2017 di Apollonio (Miglior Vino Rosato), insieme con il Trento Extra Brut Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2009 di Ferrari F.lli Lunelli (Miglior Vino Spumante), dell’Alto Adige Bianco Riserva LR 2016 di Colterenzio (Miglior Vino Bianco), del Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2015 di Il Marroneto (Miglior Vino Rosso), del Vin San Giusto Toscana Bianco Passito 2012 di San Giusto a Rentennano (Miglior Vino Dolce o da Meditazione). “Massimiliano, enologo, e il fratello Marcello sono la quarta generazione di un’azienda riconosciuta “Impresa Storica d’Italia” che compie 150 anni nel 2020”, scrive la Guida. “Il loro Diciotto Fanali è un rosato da Negroamaro in purezza, da vecchi alberelli, complesso (viene fermentato e affinato per dodici mesi in botti di acacia), intenso nelle sfumature cangianti al sorso, profondo eppure con una beva viva e gustosa, complice una vena acida sottesa. Personalità peculiare, sa evolvere con stile, mantenendo un carattere “brillante”, prendendo spunto dal nome: i diciotto fanali furono i primi lampioni che illuminarono la via di Monteroni dove sorge la sede aziendale”.
Alla presentazione hanno partecipato Andrea Bonini, direttore del Seminario Permanente Luigi Veronelli, e Andrea Alpi, Gigi Brozzoni, Marco Magnoli e Alessandra Piubello, curatori della Guida Oro I Vini di Veronelli 2021. “Siamo felici di questo importante riconoscimento per un vino che ci lega idealmente a nostro padre”, commenta Massimiliano Apollonio, “ovvero colui che ha dato il via alla produzione di questo rosato invecchiato in botti di rovere – il primo in assoluto nel suo genere – che riesce a dare grande risalto al vitigno Negroamaro ed emozioni intense anche dopo diversi anni”.