Coltivare la memoria delle vittime della mafia significa fortificare le difese dello Stato e del Paese e contribuire a costruire un futuro migliore di questo presente che dimostra, soprattutto in questo momento di profondissima crisi sanitaria, economica e sociale, tutte le sue fragilità, pagate a caro prezzo dalle fasce più deboli della società. 

“La verità illumina la giustizia”, recita lo slogan della XX “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, promossa sabato 21 marzo dalle associazioni Libera e Avviso pubblico, che la Cgil di Brindisi celebrerà in ricordo delle tantissime vittime innocenti che le organizzazioni criminali attive sul nostro territorio hanno mietuto negli anni, in una lunga Via Crucis dolorosa ma indispesabile per fortificare la parte sana della società e aiutarla a prendere la definitiva consapevolezza che la mafia, il caporalato, la corruzione e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non sono condizioni insite nelle nostre comunità ma dei fenomeni che possono essere sconfitti. 

Ripristinare la legalità lì dove latita è l’imperativo categorico che le istituzioni tutte dovrebbero rispettare: nonostante l’impossibilità di avere una presenza fisica che dia corpo alle nostre idee, abbiamo il dovere, la Cgil in primis, di ricordare chi ha dato la vita per dire No alla mafia e per gridare che un altro mondo, un’altra Italia, un’altra Puglia è possibile. 

Mai come ora, se possibile, si avverte l’urgenza di un presidio permanente per la legalità in ogni ganglio dello Stato, anche in quelli più nascosti e meno considerati: siamo alla vigilia di uno degli interventi pubblici più imponenti della Storia europea e sappiamo tutti che c’è chi si sta sfregando le mani e leccando i baffi pensando a tutti i soldi che sono in arrivo da Bruxelles.

Il nostro timore, che è alla base della chiamata alle armi che rivolgiamo a tutti i cittadini onesti, è che senza la necessaria sorveglianza politica, istituzionale, sociale e civile, queste risorse indispensabili a pensare un futuro migliore per le future generazioni vengano distratte e prendano altre strade, sicuramente più buie, andando a gonfiare le tasche delle mafie e dei loro esponenti.

Dopo un anno di pandemia e di sacrifici, con un orizzonte ancora non troppo definito davanti a noi, la legalità deve rappresentare il pilastro su cui poggiare la ripartenza e riprogettare la società che vogliamo: le energie che saranno liberate hanno bisogno di essere governate e necessitano di una sorveglianza che garantisce la rotta che si intende seguire.

Il sistema degli appalti che serviranno a ricostruire le macerie, sociali ed economiche, che il Coronavirus lascia al suo passaggio ha bisogno della legalità per evitare di scrivere l’ennesima storia sbagliata, per parafrasare impropriamente il grande Fabrizio De Andrè. Ma non sono solo gli appalti a meritare l’attenzione di chi vuol bene al Paese: la lotta alla precarietà, al caporalato, a ogni tipo di sfruttamento, un diverso e più efficiente sistema di sottrazione e riassegnazione dei patrimoni confiscati alla mafia sono alcuni degli strumenti che bisogna mettere in campo per colpire le organizzazioni criminali lì dove fa più male e per costruire un’economia parallela e sana a quella mafiosa che ne tagli le radici infestanti una volta per tutte. 

Bisogna scavare profondo nel duro e a volte arido terreno delle nostre periferie, soprattutto, per piantare le fondamenta della società che vogliamo: pilastri di legalità sui quali poggiare le basi del nostro futuro e uscire finalmente dalla crisi nella quale siamo immersi.

Non è solo una questione tecnica, economica di welfare ma ne va della nostra libertà e dei principi sui quali è fondato il nostro Stato.

“La libertà è condizione ineliminabile della legalità; dove non vi è libertà non può esservi legalità”. Così si rivolgeva Pietro Calamandrei agli studenti di Milano: in queste parole, pronunciate diversi decenni addietro, dobbiamo ritrovarci tutti per riconquistare la nostra Libertà, nella sua accezione più alta che abbraccia tutti gli aspetti della nostra vita, nella legalità.

 

Il Segretario Generale

  Antonio Macchia