BRINDISI.Una nota sul porto da Riva Destra Puglia
Ci mancava la CGIL tra uno sportello aperto a Tunisi per arruolare immigrati ed i silenzi sulle catastrofe portuali (vedi SIR), che vorrebbe rifarsi una verginità spiegandoci cosa è il porto “CORE”.
Hanno la memoria corta. Non furono loro quelli che hanno sostenuto alla regione l’era Vendola, dalla quale sono iniziati a presentarsi i guai per il porto di Brindisi?
La verità è come dichiarato dall’On. D’Attis: fu una volontà esclusivamente politica quella di portare avanti Bari e non Brindisi che ne aveva più diritto. Brindisi sta pagando le nefaste scelte di chi a quel tempo era al governo del paese e della regione Puglia e che ha lasciato una forma mentis sul porto di Brindisi identificabile negli atti attuali.
Forse si vuole difendere esternamente questa impostazione? Lo avevamo già anticipato l’altro ieri nel nostro intervento, ma è opportuno fare un recap, affinché l’elettore brindisino sia informato (l’elettore informato, produce una classe politica di qualità superiore): la proposta va sostenuta in maniera istituzionale dal Comune e dalla Provincia che devono premere sugli organi competenti: Ministero Trasporti, Regione Puglia ed infine l’ AdSPMAM. Non ci si può lavare le mani alla Pilato, nascondendosi nel burocratichese.
Uno dei criteri per ‘inclusione dei porti nella rete “core” si dice nel Regolameto UE N. 1315/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2013 (sugli orientamenti dell’Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti) è che tali realtà dovranno avere la “disponibilità di combustibili puliti alternativi”. Ogni riferimento ad EDISON, manna dal cielo in questa fase ma osteggiata fino all’inverosimile, è puramente casuale. Ecco che i nodi vengono al pettine. Lasceranno alle future generazioni il dovere di scioglierli scaricando su di loro il grave?
La mancata attenzione dei paladini dell’ambientalismo coatto con riferimento ad EDISON è palesemente e naturalmente manifesta.
Le sfide che si presenteranno nei prossimi giorni, mesi, anni in uno scenario post-pandemico, sono importanti per l’economia di questa città e questa amministrazione comunale targata Rossi non vuole accettare tali sfide, perché è convinta che Brindisi non deve essere anche un porto industriale e di traffico merci, ma esclusivamente da passeggiata. Tutto ciò mosso non da una pianificazione industriale realistica, aggiornata ed in linea con i grandi movimenti e le sfide che si stanno presentando nel mondo (dalla presenza cinese nei Balcani, alle sfide turche, agli equilibri geopolitici mediterranei), ma dall’ottusa volontà di portare avanti battaglie ideologiche fallimentari anche nel loro oggetto.
Il sistema logistico portuale brindisino, ha tutte le carte in regola per affrontare queste sfide. Può generare nuovi posti di lavoro, nuove specializzazioni (cybersecurity, blockchain, intelligenza artificiale, industria 4,0…). Ci vuole (ci vorrebbe!) la volontà di affrontare di petto queste sfide. Ci vuole (ci vorrebbe!) quella impostazione mentale da politico rampante per non soccombere e far saltare i tavoli se altri prendono ciò che spetta a Brindisi. Per questo invitiamo gli enti preposti a promuovere percorsi formativi e culturali per diffondere più che un cieco ambientalismo, soprattutto la cultura dell’innovazione sostenibile. È il salto di qualità che non lascerebbe i brindisini semplici spettatori sognanti quando vedono altre realtà crescere.
Riva Destra Puglia
Coordinamento Regionale Attività Marittime