Che tipo di sinistra governa il Comune di Brindisi? 

Una sinistra attenta ai bisogni delle fasce deboli della popolazione, che tutela i lavoratori, che garantisce servizi educativi e scolastici di qualità alle famiglie, anche a quelle meno abbienti?

O una sinistra in giacca e cravatta, dedita ad un ambientalismo di facciata e oramai preda del mantra delle privatizzazioni?

Viene spontaneo chiederselo dopo l’adozione della Delibera di Giunta Municipale n. 107 del 5 maggio scorso con cui si è deciso di affidare ai privati anche la gestione dei 4 asili nido comunali rimasti.

Si tratta dell’ennesimo fiore all’occhiello del Comune di Brindisi che rischia di essere svenduto per 30 denari

Infatti il beneficio per l’Amministrazione Comunale sarebbe di 20.000,00 euro annue da introitare quali canoni di fitto delle strutture che ospitano gli asili.

Una politica in netta controtendenza rispetto agli obiettivi che si intendono perseguire a livello nazionale e che vanno nella direzione di potenziare i servizi socio educativi in armonia con le linee guida contenute nel programma comunitario Next Generation EU.

Ancora una volta la motivazione alla base di simili scelte è quella del risparmio (la tanto biasimata “logica del profitto” secondo una espressione cara  un tempo alla sinistra) 

Nessuna garanzia viene richiesta  ai privati per la sicurezza delle strutture che si concedono in fitto, per la qualità dei servizi da offrire, per la salvaguardia dei livelli occupazionali.

Un film già visto con la programmata cessione delle farmacie comunali, che riuscivano a svolgere un servizio sociale di qualità producendo anche utili per l’Amministrazione.

O con i tagli lineari decisi nel settore di servizi sociali, facendo pagare ai lavoratori delle Cooperative affidatarie dei servizi la riduzione degli stanziamenti di bilancio.

Del resto non è un caso che tutte le espressioni organizzate della sinistra brindisina abbiano preso le distanze da questa Amministrazione.

Non si è avuta neppure l’accortezza di disporre l’invarianza delle rette che le famiglie dovrebbero corrispondere.

A nulla valgono le precisazioni dell’Assessore Lettori, in puro stile politichese, che si dilunga sulle politiche educative della Regione Puglia senza nulla chiarire quanto a rette da corrispndere, sicurezza degli edifice, qualità del servizio e tutela dei livelli occupazionali.

Insomma: macelleria sociale a discapito dei più deboli.

Una politica che il PRI continuerà a contrastare con fermezza ritenendo che i servizi essenziali debbano essere erogati dalle strutture pubbliche.