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No Tap:Transizione ecologica: Brindisi ostaggio della propria ignoranza.

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E’ di qualche giorno fa la notizia che l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha diffuso un rapporto in cui si chiede di mettere fine immediatamente ad ogni nuovo investimento su carbone, petrolio e metano.

Anche l’IPCC, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC) che è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale, continua a battere sulla necessità di un drastico intervento planetario per invertire la pericolosa deriva verso il riscaldamento globale.

Nel frattempo il nostro Governo continua ad incassare incredibili figuracce a livello mondiale con il ministro Cingolani che con fierezza propone opere “fossili” che dovrebbero durare fino al 2070 (la vita utile di un gasdotto è di 50 anni) quando l’emergenza climatica è ormai in atto e necessita di scelte adeguate alle ultime evidenze scientifiche.

A rincarare la dose, per quanto riguarda il nostro Paese, si è messo anche John Kerry, inviato del Presidente degli USA Joe Biden sul clima, che in una intervista rilasciata al Corriere della Sera ha detto “Il Ministro Cingolani mi ha mostrato le mappe dei gasdotti, esistenti e in discussione. Ma attenzione: il gas naturale è comunque un combustibile fossile composto all’87% circa di metano, quando lo bruci crei CO2, e quando lo sposti possono esserci perdite molto pericolose. Dobbiamo affrontare un discorso assai più ampio sulla rapidità con cui passare a un’economia basata sull’energia pulita che alla fine non dipenda nemmeno dal gas naturale “.

Di sicuro una smentita di tale portata fatta uscire sulle colonne del principale quotidiano nazionale è uno schiaffo durissimo per quello che non a caso che da più parti del mondo ambientalista italiano e non solo è soprannominato “ministro della finzione ecologica”.

Per cui, di fatto, sia il Governo USA e sia l’Agenzia Internazionale dell’Energia smentiscono su tutta la linea il Governo italiano sulla transizione ecologica “a metano”.

Ma in realtà bastava leggere i lavori scientifici usciti dal 2014-2015 in poi sull’impatto del metano nella crisi climatica sulle migliori riviste mondiali come Science, Nature e PNAS, ripresi poi da giornali come il New York Times e il Guardian, per capire che in breve tempo anche il metano sarebbe salito sul banco degli imputati richiedendo misure regolatorie draconiane.

Ed è sicuro dunque che in tutto il pianeta sia già in atto una rivoluzione copernicana sul tema dell’energia che impone scelte consequenziali sui progetti che riguardano soprattutto il metano che maldestramente era stato proposto come combustibile fossile al posto del petrolio e del carbone nella transizione energetica.

Una vera e propria rivoluzione copernicana è in atto in tutto il pianeta e noi rischiamo, per inseguire gli interessi di Snam, Eni, TAP, Edison, Enel e tante altre multinazionali del petrolio, di mettere l’Italia su un binario morto dal punto di vista industriale e ambientale.

Solo il provincialismo della nostra classe politica e la sudditanza nei confronti delle multinazionali del petrolio potevano cercare di oscurare queste evidenze.

E Brindisi proprio è uno di quei territori nel quale questo provincialismo della nostra classe politica, condizionata dalla sudditanza nei confronti delle multinazionali del petrolio, si appalesa in modo preoccupante.

Tranne solo per quella importante e storica parentesi della metà degli anni 2000 in cui politica locale seppe invece reagire all’imposizione di un rigassificatore di 8 milioni di metri cubi di gas metano della LNG British Gas all’interno del porto; ma questa è un’altra storia.

E nonostante tutta questa dinamica, per certi versi scontata, che spinge gli Stati mondiali a prendere seriamente in considerazione la lotta ai cambiamenti climatici a Brindisi continuiamo a guardare gli asini che volano e a rincorre sulle ali dell’entusiasmo dei presunti vantaggi del PNRR (con annessi e connessi) la convinzione di avere la possibilità di continuare ad infilare nel nostro territorio opere fossili inutili, anacronistiche che vanno nella direzione completamente opposta.

Infilare una nuova centrale turbogas a metano a sostituire la centrale a carbone dell’Enel, un deposito costiero GNL nel porto ad opera di Edison, giustificare il TAP per propagandare una falsa decarbonizzazione a Brindisi e a l’ex ILVA di Taranto sono adesso le ossessioni…

Guai però a parlare di vera “transizione ecologica” a Brindisi perché si scatenano contro tutti quei “benpensanti” che se non dicono la propria non si sentono realizzati.

Sarà perché avvertono la paura di vedersi sfuggire gli effimeri benefici pronti e immediati se non sostengono in qualche modo le multinazionali dell’energia esistenti e in arrivo sul territorio brindisino?

O sarà per via di una cultura retrograda, conservatrice, tradizionalista, conformista, perbenista che li obbligati a guardare sempre il dito e mai la luna?

Brindisi purtroppo paga lo scotto una politica industriale dell’energia che non è mai stata capace di cogliere certe dinamiche proiettate al futuro e resta ancora ostaggio della propria ignoranza che è legata quasi indissolubilmente alle logiche del passato.

La “transizione ecologica”, quella vera e non quella del Ministro Cingolani, deve essere invece lo stimolo per Brindisi a guardare al futuro, con la visione di insieme, per cogliere le sfide planetarie nella lotta ai cambiamenti climatici per cui ora non resta che abbandonare i progetti fossili e puntare su fonti rinnovabili, risparmio ed efficienza energetica.


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