LECCE.TURISMO, SETTORE FONDAMENTALE MA CON STIPENDI SOTTO LA MEDIA
Antonella Perrone, segretaria generale della Uiltucs di Lecce, commenta lo studio sulle retribuzioni dei lavoratori salentini del settore turistico:
“Le nostre strutture turistiche sono piccole e troppo fragili, la destagionalizzazione resta una chimera. Serve investire di più e meglio su competenze e professionalità per qualificare l’offerta, fare sistema tra aziende e territorio per conquistare nuovi mercati. Trasporti e infrastrutture nodo cruciale per lo sviluppo”
Dichiarazione di Antonella Perrone, segretaria generale della Uiltucs di Lecce (sindacato di categoria che tutela i lavoratori del turismo, commercio e servizi), sullo studio relativo alle retribuzioni medie dei lavoratori dipendenti nelle attività turistiche della provincia di Lecce, elaborato dal data analyst Davide Stasi:
“I dati di questo studio purtroppo confermano quanto già sapevamo. La crescita che già da diversi anni caratterizza il settore turistico nella nostra provincia non si riflette positivamente sulle retribuzioni, che restano inferiori alla media nazionale e regionale. Il problema di fondo è che strutturalmente le aziende turistiche salentine sono medio-piccole e molto fragili finanziariamente. Nonostante gli investimenti fatti negli ultimi anni, anche con la realizzazione dei Distretti turistici, siamo ancora alla ricerca di un vero modello di sviluppo. Parliamo di un settore ancora fortemente caratterizzato dalla stagionalità, incapace di assicurare un lavoro duraturo, valido per tutto l’anno. E di aziende che spesso si scoprono poco strutturate, a conduzione familiare e incapaci di fare ‘rete’ per offrire un prodotto turistico integrato di qualità, nonché di sviluppare nuove formule e progetti per mettere a frutto le risorse locali e migliorare l’attrattività oltre la stagione balneare. È chiaro che un numero più esiguo di giornate lavorate incide negativamente su salari e stipendi dei dipendenti.
La destagionalizzazione turistica resta una chimera per il Salento, anche a causa della cronica carenza di infrastrutture e trasporti che limita fortemente lo sviluppo del comparto verso i mercati esteri. Da tempo chiediamo un’inversione di rotta e una strategia di rilancio del settore basata sulla qualificazione del personale, quindi dei servizi e dell’offerta turistica complessiva – che deve integrare i nostri punti di forza (paesaggio, storia, cultura, tradizioni, enogastronomia) – nonché sulla lotta alle sacche di illegalità diffusa e al lavoro nero. La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione, ci sono segnali incoraggianti ma anche molte incognite sulle presenze turistiche nei prossimi mesi ed è ora di mettere in campo gli investimenti necessari per una programmazione a lungo termine, che possa dare certezze ai lavoratori del settore per tutto l’anno”.