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BRINDISI.DIPIETRANGELO:BRINDISI È RICCA DI MARE, DI COSTA E DI CAMPAGNA

Si continua giustamente a discutere sul futuro di Brindisi, sulle sue bellezze e attrattivita’ turistiche, sul porto e l’apparato industriale, sulla  transizione ecologica ed energetica.

Tutto questo anche alla luce della destinazione e utilizzazione dei fondi del Pnrr. E mentre si propongono e si sviluppano iniziative, si rilasciano interviste,  su uno dei settori più attrattivi e produttivi come quello agricolo, continua un silenzio “ignorante”.

La città di Brindisi e il suo esteso territorio agricolo hanno storicamente una vocazione vitivinicola. La presenza di varietà autoctone come il negroamaro, la malvasia nera, il susumaniello, il primitivo, ne fanno ancora un territorio ricco e dalle grandi potenzialità enoiche. Non a caso il vino di BRINDISI era conosciuto e apprezzato ben oltre i confini locali e nazionali sin dai tempi dell’impero romano. Lo era in tutto il bacino del mediterraneo così come in epoche più recenti il vino di Brindisi è stato utilizzato in Francia come in altre regioni italiane solo per tagliare o sostenere  vini di  territori più conosciuti. Negli ultimi anni, grazie all’impegno e alla lungimiranza di cantine, di produttori, di enologi, il vino prodotto nel nostro territorio è riuscito ad evidenziare tutte le sue caratteristiche e potenzialità. I nostri autoctoni sono oggi riconosciuti e apprezzati e rappresentano la continuità tra la vecchia vocazione e tradizione di un antico territorio vitivinicolo e la innovazione di cui il settore è ormai ricco. La filiera produttiva è rappresentata da impianti moderni di vigneti che si uniscono a quelli tradizionali ad alberello e che costituiscono un evidente contributo paesaggistico alla riqualificazione e fruizione delle nostre campagne, così come moderni impianti enologici stanno contribuendo ad elevare la qualità e a esaltare le potenzialità ancora tutte da esplorare delle nostre varietà autoctone. Si sta creando  anche a BRINDISI una nuova cultura del vino che coinvolge le stesse nuove generazioni e che può far diventare questo settore un contributo ad una idea di sviluppo più sostenibile e più rappresentativo di storia e di innovazione. Sono questi  motivi che dovrebbero spingere produttori, associazioni di settore, forti dei risultati ottenuti e consapevoli delle ulteriori potenzialità, ad impegnarsi per  rilanciare e per  rafforzare gli strumenti di sostegno e di tutela del vino a partire dallo stesso contesto urbano.

La vitivinicoltura brindisina ha fatto, negli ultimi anni, molti passi in avanti. Sono stati fatti nel settore investimenti e altri sono in fase di definizione che stanno ridando valore al territorio, ricostruendo un paesaggio anche attorno alla città e contribuiscono a produrre uve e vini di qualità.

Grazie a vecchi e nuovi viticoltori che hanno resistito e creduto, investendo  con lungimiranza, la nostra vitivinicoltura sta raggiungendo livelli di qualità ormai riconosciuta dal mercato e dai consumatori.  

Se la viticoltura in generale sta acquistando sempre più importanza e valore contribuendo alla rivalutazione dei territori vocati e dei vitigni autoctoni, quella brindisina, nel contesto pugliese e nazionale, ha tutte le condizioni e le potenzialità per recuperare e per riproporsi con il suo “terroir”, con i suoi vitigni autoctoni e con il suo vino (negroamaro, malvasia nera e bianca, susumaniello).  

Brindisi deve recuperare e credere nelle sue potenzialità agricole e vitivinicole per dare così anche un contributo ad un suo nuovo e più sostenibile sviluppo. Dopo la crisi di questi anni e l’incipiente esaurimento del vecchio modello di sviluppo impostato sulla industria di base(petrolchimica) e di servizio(energia da fossili) i contorni di un nuovo sviluppo possono avere anche nell’agricoltura e soprattuto nella vitivinicoltura un solido riferimento che già nel passato aveva contribuito a fare la storia del vino e della sua economia. Ma non un semplice ritorno al passato. Oggi la vitivinicoltura brindisina esprime modernità e innovazione.

Prendersi cura della città, del territorio, del paesaggio e ripartire dalla storia di Brindisi è l’impegno che innanzitutto l’amministrazione comunale, produttori vitivinicoli, operatori turistici, mondo della ristorazione e associazioni  culturali, potrebbero assumere come contributo per superare le separazioni che si sono determinate in una città ricca di storia e di grandi potenzialità produttive. 

Bisogna aiutare la città a riscoprirsi per  percorrere nuove strade per  uno sviluppo sostenibile e autopropulsivo. Brindisi deve ritornare a credere in se stessa e nel suo futuro.

Attorno al rapporto Città-campagna-mare si dovrebbe lavorare per unire le separazioni sedimentatesi e diventate, in alcuni momenti della storia e della vita della città, vere e proprie contrapposizioni. La fase di uno sviluppo calato dall’alto(lo è anche quello delle energie rinnovabili o off-shore) è in via di esaurimento e richiede un ripensamento a cui ognuno deve dare il suo contributo.La vitivinicoltura brindisina può dare il suo.

Attorno alla vitivinicoltura brindisina è possibile ri/creare un interesse anche per far scoprire un territorio che da millenni produce vino. Il vino è certamente il prodotto che più di ogni altro fa scoprire territori, crea economia, valorizza specificità e crea attrattivita’.

Il  futuro assetto urbanistico e infrastrutturale della città deve saperne tener conto. 

Il vino di Brindisi è  quindi un valore fondante che, insieme ad altri,  consente di ricostruire il filo rosso che mette insieme passato e futuro, assegnando all’agricoltura il ruolo di recuperare il rapporto perduto con la città e il mare. Si può ricreare una economia e una identità ricca di storia, tradizioni, cultura. Il vino è certamente il prodotto agricolo che più di ogni altro fa scoprire territori e ne valorizza 

specificità e caratteristiche.

L’enoturismo, l’enogastronomia, unisce territorio, produzioni, saper fare, saper accogliere, competenze. Brindisi città di mare e di vino ha disperso storia e ha rinunciato a valorizzare se stessa. E poi non si recupera turismo o attrattivita’ insistendo solo sulla costa o sul mare. È tempo di correggere errori e di ritornare a valorizzare tutte le sue potenzialità. 

Brindisi è ricca di mare, di costa e di campagna.

 

CARMINE DIPIETRANGELO 

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