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SITI NAZIONALI CONTAMINATI: NON SOLO TUMORI MA ANCHE MALATTIE RENALI.I SIN e il progetto SENTIERII SIN e il progetto SENTIERIBRINDISI IN TESTA PER I RICOVERI

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I siti di interesse nazionali per le bonifiche noti come SIN sono ancora oggetto di osservazione da parte delle istituzioni sanitarie governative e degli enti di ricerca in Italia. I SIN sono aree identificate come di interesse nazionale per il risanamento ambientale dovuto al forte inquinamento del suolo e delle acque.

Le aree sono 37 e in Puglia ce ne sono tre: Brindisi, Manfredonia e Taranto. Dagli anni 2000 è partito un programma di sorveglianza epidemiologica in tale aree: Studio Epidemiologico Italiano dei Residenti nei Siti Nazionali Contaminati- Progetto SENTIERI[1].

Negli anni 2000 e fino al 2011 lo studio ha pubblicato dati di mortalità generali e per alcune cause tra le quali i tumori, patologia di maggiore allarme sociale benché il resto delle preponderanti patologie umane abbia un potenziale invalidante e mortale non trascurabile.

Un recente studio pubblicato nel 20212, parte del programma di sorveglianza del Progetto SENTIERI, si è posto l’obiettivo di valutare, nel periodo dal 2006 al 2013, il rischio di ricovero nella popolazione residente nei SIN con una contaminazione documentata di metalli pesanti per un insieme di specifiche malattie renali ben definite  e, separatamente, per insufficienza renale cronica, distinte per sesso e (1) presenza o assenza di tipologia di attività industriali (petrolchimica/raffineria e acciaierie) o altre fonti di inquinamento (es. impianti chimici, centrali elettriche, discariche e discariche di rifiuti e porti); (2) contaminazione combinata di metalli pesanti e solventi o solo contaminazione di metalli pesanti.

Prendere in considerare queste ulteriori patologie è un passaggio importante perché sebbene sia ben stabilito che l’esposizione professionale a livelli elevati di Cadmio (Cd), Piombo (Pb), Mercurio (Hg), Arsenico (As) e solventi possa essere un fattore di rischio per le malattie renali, sono stati condotti pochi studi per valutare l’insorgenza di malattie renali nella popolazione generale che vive in prossimità di siti industriali contaminati da questi elementi/prodotti chimici.

Inoltre, è da sottolineare che:

(1) gli effetti nefrotossici del cadmio e del piombo possono progredire anche dopo la riduzione dell’esposizione;

(2) l’insufficienza renale cronica può evolvere in una malattia renale allo stadio terminale, una condizione associata a una mortalità significativa ( i pazienti con insufficienza renale cronica hanno un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e morte);

(3) i costi sanitari della dialisi della terapia sostitutiva renale e/o dei trapianti di rene necessari per la sopravvivenza, consumano il 2-3% del budget sanitario annuale nei paesi ad alto reddito

I risultati per i SIN pugliesi

Brindisi mostra un tasso di ospedalizzazione per malattie renali in entrambi i sessi di 1,4 (cioè il 40% in più) nel gruppo dei siti che comprendono nella loro area solo impianti petrolchimici e di raffinazione. Mentre quello per le malattie renali croniche raggiunge quasi l’1,5 negli uomini e 1.4 nelle donne (rispettivamente il 50% e il 40% in più) nel gruppo dei siti contaminati da metalli pesanti e solventi. Valori tra i più alti in Italia insieme a Crotone e Milazzo.

Taranto mostra un tasso standardizzato di ospedalizzazione per malattie renali di 1,2 negli uomini e1,3 nelle donne (cioè rispettivamente il 20% e il 30% in più) nel gruppo di siti che comprendono nella loro area raffinerie e acciaierie. Analogo il dato per le malattie renali croniche se si include il SIN nel gruppo dei siti contaminati da metalli pesanti e solventi.

Manfredonia mostra un tasso standardizzato di ospedalizzazione per malattie renali di 1,1 solo negli uomini (cioè rispettivamente il 10% in più) nel gruppo di siti che comprendono nella loro area altre fonti di inquinamento (impianti chimici, centrali, discariche e porti). Analogo il dato per le malattie renali croniche se si include il SIN nel gruppo dei siti contaminati da metalli pesanti e solventi.

Secondo i risultati di questo studio, abitare in prossimità di impianti petrolchimici, raffinerie e siderurgici, e in particolare in prossimità di siti contaminati con una presenza combinata di metalli pesanti e contaminazione da solventi, potrebbe essere considerato un potenziale fattore di rischio per le malattie renali.

Considerati i diversi eccessi di ospedalizzazione per malattie renali osservati nel presente studio, è necessaria una sorveglianza epidemiologica delle persone residenti nei siti di interesse nazionale per le bonifiche, quali lo sono anche Brindisi, Taranto e Manfredonia. Inoltre, poiché la malattia renale non provoca sintomi fino alle sue fasi successive e l’insorgenza e la progressione della malattia renale è spesso prevenibile, per i residenti nei SIN studiati, gli autori consigliano di incorporare la diagnosi precoce negli attuali protocolli di screening, utilizzando biomarcatori degli effetti precoci, in grado di rilevare gli danni renali in una fase relativamente precoce quando sono ancora reversibili e, di conseguenza, di prevenire la progressione verso l’insufficienza renale completa. Gli stessi autori del progetto Sentieri raccomandano anche di utilizzare il biomonitoraggio di metalli pesanti e solventi (in particolare di piombo e cadmio per la loro capacità di accumularsi nell’organismo e la loro lunga emivita) in sottopopolazioni selezionate residenti nei SIN, al fine di convalidare l’esposizione presente e/o passata a queste sostanze e per fornire una valutazione dell’esposizione più precisa rispetto alla sua stima basata solo sulle concentrazioni nelle matrici ambientali.

Si tratta di conclusioni da prendere molto seriamente in considerazione del fatto che – come detto –  gli effetti nefrotossici del cadmio e del piombo possono progredire anche dopo la riduzione dell’esposizione.

Aumentare gli screening per la salute renale in Puglia

Le autorità locali preposte alla tutela della salute dovrebbero avviare subito uno screening della salute renale e un dosaggio di piombo e cadmio nell’organismo tra i lavoratori, esposti ed ex esposti, dell’area petrolchimica e nelle popolazioni più vicine a queste fonti di rischio per diagnosticare in fase precoce, e quindi reversibile, malattie renali altrimenti destinate ad aggravarsi irreparabilmente.

Anche questo studio, nuovo per la patologia presa in considerazione e mai prima approfondita nei SIN, confermano sia il grave impatto negativo sulla salute dei ritardi con cui procedono le bonifiche, sia la necessità che le strutture di prevenzione e di cura in aree come queste dovrebbero essere più attrezzate con personale sanitario e mezzi rispetto ad aree non contaminate. Ma purtroppo è vero il contrario.


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