La tragica, crudele e devastante invasione dell’Ucraina ha provocato distruzioni, stragi e fughe di massa, ma ha anche evidenziato le falle della politica energetica europea ed italiana, accelerando la già precedentemente presente bolla speculativa sul gas e sugli altri combustibili fossili con gravi riflessi sui costi in bolletta ed in generale su molte delle materie prime e di attività correlate.
Le sanzioni imposte alla Russia hanno sicuramente avuto effetti significativi, ma la sottrazione dal sistema di pagamento swift del gas russo ha provocato il perdurante arricchimento di Putin e del suo governo e un flusso accresciuto di gas in Europa ed in Italia, laddove sono aumentate le scorte disponibili.
Non c’è una carenza di gas che giustifichi provvedimenti urgenti!
L’Italia consuma all’anno 75 mld di metri cubi di gas e in questi giorni la percentuale di quello russo è pari a circa il 45%. Si deve ridurre la dipendenza dal gas e non semplicemente da quello russo e non sono giustificabili potenziamenti delle centrali alimentate a carbone (peraltro non realizzabili tecnicamente subito in carenza del combustibile e dei servizi connessi alla combustione) e non ha alcun senso pensare a nuovi rigassificatori che, oltretutto, non avrebbero alcun collegamento con un’ipotetica emergenza visti i lunghi tempi dell’iter autorizzativo e di quello realizzativo.
Il presente ed il futuro è nelle fonti energetiche rinnovabili, rispetto alle quali condividiamo l’accelerazione dei processi autorizzativi nelle aree idonee e chiediamo l’attribuzione di incentivi a scapito degli intollerabili sussidi che permangono a favore dei combustibili fossili (circa 18 mld all’anno).
Elettricità Futura, organizzazione di Confindustria che rappresenta società impegnate nel campo delle rinnovabili, è pronta a investire 85 mld e a garantire 80.000 posti di lavoro come affermato dal suo presidente Rebaudengo) costruendo 20 GW ogni anno e tagliando 15 mld di metri cubi di gas ogni anno (20% di quelli consumati in Italia annualmente.
Riconfermiamo gli obiettivi posti nella manifestazione svoltasi a Brindisi, come in tante altre città italiane, il 12 febbraio affinché:
- La Regione Puglia approvi rapidamente un nuovo piano energetico che abbia al centro le fonti rinnovabili;
- Soltanto in una fase di transizione restino in esercizio centrali termoelettriche a turbogas quali quelle di Enipower a Brindisi e di Candela;
- Si programmino nuove centrali fotovoltaiche in aree SIN ed industriali, a tal proposito sbloccando vincoli, quali l’assenza di analisi di rischio sui terreni interessati, che impediscono la realizzazione del SIN di Brindisi di un impianto fotovoltaico con accumulo e con produzione di idrogeno lungo l’attuale asse attrezzato di trasporto del carbone;
- Enel realizzi come annunciato dopo la definitiva rinuncia al prospettato impianto a turbogas e, previo smantellamento dell’impianto esistente e relativa bonifica, un polo energetico delle rinnovabili nell’area in cui insiste la centrale di Brindisi sud, prendendo in esame il prospettato impianto fotovoltaico con accumulo e due impianti prospettati dalle associazioni, quello solare termodinamico e quello di produzione di energia elettrica ed idrogeno da moto ondoso;
- In tutte le aree industriali e commerciali pugliesi si realizzino impianti da fonti rinnovabili per rendere tali aree non più fortemente energivore come oggi, ma autonome e capaci anche di immettere in rete il surplus di energia elettrica prodotta;
- Si attivi un piano che coordini impegni istituzionali ed interventi privati sostenuti da programmi quali il superbonus e reddito energetico regionale, per garantire l’efficientamento energetico ed il ricorso a fonti rinnovabili in edifici pubblici e privati;
- Siano aggiornati i piani e regolamenti per l’individuazione di aree idonee per la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili, con riferimento anche all’agrivoltaico, in borghi e insediamenti rurali e aziende agricole;
Siano promosse a livello regionale, con un fondo dedicato, le Comunità Energetiche e Solidali e le Comunità energetiche agricole;
- Sia garantito l’efficientamento energetico sulle linee elettriche nel trasporto su rotaia e siano sostituiti i carburanti da fonti fossili in mezzi pubblici, utilizzando risorse finanziarie disponibili anche nel PNNR per l’utilizzo di idrogeno o di motori elettrici;
- Si sostengano imprese esistenti e nuove nei settori della ricerca, della componentistica e dello smaltimento e soprattutto riciclaggio di impianti da fonti rinnovabili;
- Il Governo, la Regione Puglia e tutte le istituzioni interessate sostengano, anche con preliminari corsi di formazione, il mantenimento dei livelli occupazionali di elettrici e personale dell’indotto nel settore termoelettrico da trasferire in impianti di produzione da fonti rinnovabili e in filiere connesse, anche sfruttando le competenze diffuse presenti, realizzino nella regione impianti che coprano gli interi cicli produttivi richiamati;
- I progetti di impianto eolici offshore in Adriatico presentati al Ministero per la Transizione Ecologica, non siano sottoposti a procedura semplificata e a giudizio di compatibilità ambientale, ma a preventivo studio di fattibilità (e relativo dibattito pubblico) che esamini le diverse opzioni e alternative e gli impatti ambientali diretti ed indiretti, anche in relazione al cavidotto ed all’attraversamento del coralligeno, della prateria di posidonia e del SIC mare, presenza di aree protette, oltre a valutare gli impatti sociali sull’indotto e sull’occupazione sin dalla fase della cantieristica (si parla di 3 posti di lavoro per ogni MW).
- In Puglia non c’è bisogno del gasdotto Poseidon, peraltro con un giudizio di compatibilità ambientale e non riferito agli indicatori analitici attuali, il gasdotto TAP viene da una nazione, l’Azerbaijan che non è certo un esempio di governo democratico ed il raddoppio indicato non risponde affatto all’emergenza e richiederebbe un riesame della VIA e delle norme concernenti rischi di incidente rilevante, ed infine un rigassificatore, anch’esso per nulla rispondente a soluzioni rapportate all’emergenza, rappresenterebbe un ritorno ad un infausto passato impedito dall’opposizione istituzionale e popolare e dalla magistratura.
- Una componente importante di Confindustria nazionale ha ribadito che il futuro è nelle rinnovabili, anche per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo, ENEL oggi annuncia impegni in favore di poli energetici rinnovabili e va confermato l’impegno dell’Unione Europea di raggiungere entro il 2030 il 72% di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili.
Il presente e il futuro sono nelle rinnovabili.
ACLI, ARCI, FONDAZIONE DI GIULIO, FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO, ISDE – MEDICI PER L’AMBIENTE, ITALIA NOSTRA, LEGAMBIENTE, NO AL CARBONE, NO TAP/SNAM, SALUTE PUBBLICA, WWF