Lo diciamo da subito ed in premessa che non siamo assolutamente contrari all’idea che tutti debbano concorrere ai fabbisogni nazionali.
Tutti appunto, non sempre Brindisi.
Ed invece lo scenario che qualcuno immagina, ancora una volta, è quello di un territorio totalmente asservito all’interesse nazionale per il quale i temi della transizione energetica possono essere rimandati a data da destinarsi ed il futuro è il peggior passato: quello del carbone, con la riattivazione dei gruppi nella centrale di Cerano (due più uno per le emergenze) e circa 3-4 milioni di tonnellate bruciate all’anno, quello del gas, con il raddoppio del gasdotto Tap da 10 a 20 miliardi di metri cubi di gas, del deposito lng di Edison e dei rigassificatori offshore.
Uno scenario mortificante per una città che, vale la pena ricordarlo, già ospita l’impianto petrolchimico più grande d’Italia, un polo chimico-farmaceutico imponente e la centrale turbogas di Enipower.
Noi riteniamo invece che la transizione non è più rinviabile e che debba fondarsi sulle idee autenticamente sostenibili, su fonti rinnovabili e soprattutto su filiere produttive collegate in grado di generare vero sviluppo economico e lavoro pulito per tutta la città, per gran parte del territorio e non a beneficio di pochi.
Siamo stati i primi, del resto, con il Sindaco Rossi, ad essere favorevoli alla installazione dei due parchi eolici offshore e di numerosi parchi fotovoltaici in regola con i vincoli paesaggistici.
Insomma, invitiamo il ministro Cingolani, ed il governo, ad un vero confronto: abbiamo le nostre soluzioni e siamo convinti che del destino della nostra città può disporre solo Brindisi, si decide qua il futuro.
Questa città ha sacrificato tantissimo, davvero troppo, alla causa nazionale in termini di impatto ambientale, ricadute sulla salute, rischi industriali e mancato sviluppo: Brindisi deve avere, non deve più dare.
Brindisi Bene Comune