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Cobas Brindisi:Cassa integrazione Jindal

Il Sindacato Cobas ha svolto nel pomeriggio di Giovedì 29 Settembre 2022 nella propria sede di viale Commenda 74 una assemblea degli iscritti Jindal e TDE per discutere della apertura della procedura di cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento Brindisino di Jindal da parte della azienda.

Il Cobas denuncia la terribile situazione in cui si stanno venendo a trovare i lavoratori dello stabilimento Jindal di Brindisi, che conta 244 dipendenti diretti e quasi 100  dipendenti dell’indotto tra cui quelli della TDE, in seguito agli aumenti del gas che ha portato la bolletta della società per lo stabilimento brindisino da 400.000 euro mensili a 5.100.000 euro avvenuto nell’arco dei 9 mesi del 2022.

La fabbrica è divisa in due parti, la parte vecchia Jindal 1 che utilizza il gas per la produzione,la parte nuova Jindal 2 che utilizza sempre per la produzione la energia elettrica. Solo adesso stanno provvedendo a montare  pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni.

Il gas usato dalla azienda per poter svolgere le operazioni di produzione è aumentato di 10 volte   ed  ha costretto la società ad aprire il percorso della cassa integrazione ,in attesa di trovare soluzioni che riducano il costo delle bollette.

Le previsioni riguardo le bollette del gas parlano di un ulteriore aumento del 70%, quella della energia elettrica del 59%.

Il costo delle bollette sta quindi cominciando a mietere vittime tra i lavoratori delle  fabbriche, nelle attività commerciali , nelle case dei cittadini con una prospettiva sempre peggiore .

Il nuovo governo deve affrontare efficacemente questa situazione con mezzi economici energici ed una  spinta verso la pace in Ucraina ed in tanti altri posti.

In caso contrario la crisi  per lo stabilimento Jindal di Brindisi , così come per tanti altri in Italia,  durerà tanto nel tempo da portare alla chiusura permanente dello stesso , pur avendo ricevuto cospicui finanziamenti dalla Regione Puglia per un consolidamento produttivo ed occupazionale.

Se a questa difficile situazione  aggiungiamo , secondo noi ,una dir poco opaca gestione aziendale ed una sfacciata collaborazione sindacale di alcuni stiamo messi proprio male.

E’ indubbio che la guerra in Ucraina ha determinato di fatto uno scontro mondiale producendo nuovi assetti geopolitici.

 Sono certamente gli USA ad avere avuto un maggiore vantaggio economico di questa situazione.

Propongono  l’acquisto di combustibili fossili da loro. Acquisti di gas che possono avvenire soprattutto attraverso l’utilizzo di navi rigassificatori con costi determinati da loro ,con una lievitazione dei costi semplicemente incredibile.

Va fermata immediatamente la guerra perché siamo alle soglie della terza guerra mondiale con la possibile distruzione dell’intero pianeta .

I lavoratori devono chiedere Pace e lavoro come si gridava negli anni cinquanta.

 

Per il Cobas Roberto Aprile

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