Nostra indagine dalla Liguria, dove c’è chi supera ampiamente il numero massimo consentito pari a 7 mensili, come sancito dal nuovo contratto e, paradosso dei paradossi, gli enti hanno anche il coraggio di metterlo per iscritto, nel malcelato tentativo di difendere le proprie posizioni!». 

«Arriva dalla Liguria, grazie all’accurato lavoro dei nostri referenti locali, la nuova indagine del sindacato Nursing Up sulla violazione, ormai triste consuetudine, da parte delle aziende sanitarie, che in barba a quanto sancito dall’ultimo Contratto Nazionale, chiedono agli operatori sanitari di superare ampiamente il numero delle 7 pronte disponibilità mensili.

Riteniamo assolutamente inaudito ciò che sta accadendo, esordisce Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, e in tal senso, con il nostro coordinamento regionale abbiamo già fatto partire lettere di diffida a tutte le aziende sanitarie liguri. 

Una situazione insostenibile, che ci condurrà dritti, da qui a breve, presso gli ispettorati del lavoro, per difendere quanto sancito dal nuovo contratto, quello che ci è costato settimane e settimane di trattative e che nelle mani di determinate Regioni sta diventando letteralmente “carta straccia”.

Abbiamo il dovere, ce lo chiedono gli infermieri italiani e tutti gli altri professionisti del comparto, di far valere le disposizioni sancite dall’ultimo contratto.

Con tanto di pubblicazione di documenti, che sono nelle mani del sindacato, che attestano apertamente il superamento del limite consentito delle pronte disponibilità, e quindi in barba a qualunque normativa contrattuale vigente, alcune aziende sanitarie, negli ultimi giorni come la Asl 2 di Savona, sono arrivate al punto di inviare sterili repliche alle contestazioni dei dipendenti, sostenendo, paradossalmente, di essere in attesa di conoscere le modalità di corretta applicazione delle nuove disposizioni, e che per questo l’ente ha deciso di porre un quesito all’ARAN. 

Peccato che, nel frattempo le norme verrebbero applicate, sempre secondo l’ente, “con inevitabile gradualità e progressività”, ed “attraverso le azioni oggi possibili”. 

Insomma, l’azienda ha bisogno di tempo per attuare le nuove disposizioni, e si trincera dietro la parola “programmazione”.

Niente di più incredibile, a nostro avviso, visto che parliamo di un contratto firmato non certo solo dai sindacati, ma anche dai rappresentanti di quelle stesse aziende, il 2 novembre 2022, i cui contenuti sono stati pubblicati sul sito dell’Aran già dal giorno successivo, e le cui disposizioni erano già di fatto operative dopo 24 ore. 

Senza poi dimenticare che il testo dell’accordo era ben noto, come pre intesa contrattuale, ancor prima che il testo definitivo fosse approvato, e cioè almeno dal 16 giugno 2022.

Le aziende sanitarie liguri avevano quindi tutto il tempo di organizzarsi, o adeguare la propria organizzazione a quanto stabilito dal nuovo CCNL in merito alle pronte disponibilità. Ed avevano anche tutto il tempo necessario per avere chiarimenti dall’ARAN.

D’altronde quelle stesse norme contrattuali sono state subito applicate ai dipendenti per la parte che agli enti conviene, e nessun dipendente ha potuto chiedere alle stesse del tempo aggiuntivo per adempiere ai propri doveri.

La replica dell’Asl 2 Savona, di fronte alle contestazioni mosse da taluni dipendenti, e che a nostro avviso è a dir poco surreale, da una parte cerca di temporeggiare, dall’altra asserisce che l’Ente è obbligato a garantire il funzionamento dei servizi aziendali nel loro complesso. Cosa significa tutto cio? Forse che non possono essere applicate le nuove norme sulla pronta disponibilità nell’immediato, per non turbare la regolarità del servizio pubblico?

Ci rendiamo conto di quanto sta accadendo? Ci rendiamo conto della gravità della risposta? A cosa serve un CCNL di lavoro?  

Un copione già letto di un film già visto, continua De Palma: si chiede ancora una volta agli operatori sanitari, e qui si parla di infermieri in particolare, di superare di gran lunga, con gravame lavorativo di non poco conto, quanto sancito dal contratto, per il bene del funzionamento dei servizi sanitari locali, con la fattuale motivazione che le aziende sanitarie non sono nella condizione di far fronte ad un numero ridotto di pronte disponibilità .

Ci chiediamo allora: che senso ha avere raggiunto, con non poca fatica, accordi contrattuali a tutela dell’incolumità psico fisica degli operatori sanitari, che invece di essere rispettati vengono puntualmente ignorati?

Non intendiamo tollerare tutto questo, la misura è davvero colma!

Gli infermieri e gli altri professionisti della sanità non possono continuare a essere i “tappabuchi” delle lacune strutturali di talune Regioni che, in barba ai contratti, in barba alle disposizioni governative, badano al proprio orticello a discapito della salute psico-fisica degli operatori sanitari, creando “micromondi della sanità” che funzionano a proprio piacimento.

Siamo di fronte ad azioni, da parte in questo caso di alcune aziende sanitarie liguri, che rappresentano vere e proprie violazioni contrattuali, che devono essere raccontate alla collettività e ai media, e che sono di una portata gravissima. 

Ci rivolgeremo, dice ancora De Palma, agli organi competenti e vigileremo, attraverso i nostri referenti, per comprendere cosa sta accadendo nelle altre regioni. 

E’ davvero il caso di dire che gli infermieri italiani sono stanchi e logorati da quello che può essere definito, senza alcun dubbio, come un vortice di abusi, contraddizioni e lacune che non fanno che minare nel profondo la nostra professione, la nostra serenità e delegittimano lo straordinario valore e la competenza di cui siamo più che mai simbolo», chiosa De Palma. 

E a chi ha ancora il coraggio di interrogarsi sul perché delle dimissioni volontarie a raffica da parte dei nostri professionisti, o sui bandi concorsuali che continuano ad andare deserti, noi diciamo che, mai come oggi, la risposta è davanti ai suoi occhi !