Le vendite al dettaglio lo scorso anno sono calate dell’1%. La flessione della vendita della pasta, prodotto alla base della cucina italiana, per esempio è del 10% e questo già parla chiaramente. Altro dato che deve far riflettere il sempre maggiore ricorso agli acquisti on line che significa chiusura di negozi. Sono dati derivanti da uno studio di Confesercenti. Lo stato di sofferenza diffusa nel settore del commercio sia all’ingrosso che al dettaglio è peraltro confermato dall’Ufficio Statistica e Studi  di Unioncamere Puglia. Per completezza va però anche richiamato un fatto timidamente positivo: la Puglia, con +0,09% è, insieme a Lazio (+0,25%)  e Lombardia (+0,13%), tra le regioni con più natalità delle imprese rispetto al resto del Paese, sebbene il dato sia comunque contenuto.

La crisi del commercio comunque c’è sul territorio regionale e travolge letteralmente quello ionico che vive già di per sé le ripercussioni di una industria in crisi ormai da anni. Degli ultimi giorni infatti la notizia di nuova cassa integrazione nello stabilimento siderurgico: ovvi i riflessi su tutto il sistema economico.
Ogni saracinesca che si chiude e ogni luce che si spegne racconta di un negozio, spesso a conduzione familiare, che ha resistito per anni facendo parte della storia della realtà cittadina nella quale insiste. La desertificazione che a Taranto riguarda vie centralissime, un tempo il cuore commerciale della città, come via Principe Amedeo, sono il risultato di una serie di fattori: una crisi già iniziata prima della pandemia, amplificata dalla stessa emergenza sanitaria prima e dall’aumento dei prezzi dell’energia e del gas poi. Una crisi che determina un preoccupante problema di tenuta sociale con potere d’acquisto delle famiglie notevolmente ridotto  e risparmi ormai all’osso. Un dato interessante, rinveniente dallo  studio di Confesercenti, ci permette di comprendere che, per quanto gli acquisti on  line siano in crescita, in determinati settori, ben sei delle nove categorie merceologiche considerate, si preferisce comunque comprare recandosi nei negozi. Ciò significa che ci sono ancora margini per lavorare e rendere più piacevoli gli acquisti nel negozio, dove c’è inoltre un rapporto umano diretto.
Di fronte ad un quadro del genere, ci aspettiamo che gli enti locali facciano la loro parte concretamente.  Per questo CasaImpresa Taranto condivide e fa proprie le proposte avanzate da Confesercenti nazionale, associazione alla quale aderiamo, e che consistono nell’ attuazione della delega fiscale e  nella detassazione degli aumenti contrattuali. Per i negozi di vicinato bisogna incentivare la formazione per gli imprenditori, garantire sostegni all’innovazione, una fiscalità di vantaggio per le piccole imprese della distribuzione con fatturato inferiore ai 400mila euro annui, e la cedolare secca per le locazioni commerciali, subordinandone l’accesso alla concessione di un canone concordato al locatario, verificata e garantita dalle associazioni di categoria. Regione e enti locali potrebbero intanto intervenire influendo sulle imposte locali. Inoltre, assolutamente condivisibile anche l’invito a lavorare per promuovere il territorio con  mirate campagne di marketing territoriale per veicolare immagini positive di una terra dalla evidentissima vocazione turistica in un momento di crescita da questo punto di vista, ma affinchè questo avvenga è assolutamente necessario che vengano messe in campo una serie di politiche necessarie ad accrescere la vivibilità del territorio, il decoro, l’igiene, l’efficienza dei servizi e ad abbattere le tasse (Taranto è al 9° posto in Italia per i costi della Tari). Tutto ciò rappresenta un passaggio obbligato perché si possa compiutamente parlare di una vera attrattività del territorio che richiama turisti, che a loro volta potrebbero alimentare un movimento positivo non solo per strutture ricettive e pubblici esercizi, ma appunto anche per il commercio che vive da tempo ormai una fase estremamente complicata.
Concludendo, mi sento di dire che la situazione è ben più complessa di come si può pensare, e organizzare eventi culturali e musicali è estremamente positivo, ma di sicuro non risolve il problema di cui parliamo da anni. Dobbiamo tenere aperte le saracinesche e accese le luci dei negozi di vicinato in un contesto accogliente e pulito. Questo deve essere il punto di partenza”.


Francesca Intermite  presidente CasaImpresa Taranto