La questione relativa alla torcia di 45 metri che Edison intende costruire annessa al terminale di Gnl è solo la punta dell’iceberg rispetto a tutta una serie di altri problematici aspetti tecnici dell’impianto-deposito che si intende realizzare a due passi dalla città. Agli «scandalizzati» dell’ultima ora, ai campioni di piroette, a quanti «cadono dalle nubi» e si producono in goffi ripensamenti e formidabili retromarce vogliamo solo sottolineare un piccolo dettaglio. Ma davvero nessuno era in grado di capire che un impianto del genere – dalle scarsissime ricadute occupazionali peraltro – avrebbe potuto essere costruito senza un sistema di sicurezza? Peraltro la presenza di una torcia che prima era prevista «a terra» e ora «magicamente» si è trasformata in una candela di 45 metri non cambia la natura del problema e agli smemorati ricordiamo che era già ampiamente prevista. 

Quindi, per dirla con Totò – a quanti in queste ore si stracciano le vesti -, rispondiamo: «Ma ci faccino il piacere…». Purtroppo – è triste doverlo constatare – ci troviamo di fronte ad «un film già visto», in cui si è voluta liquidare la critica motivata al progetto, in maniera spicciola come quella dell’ambientalismo fanatico o facendo circolare l’idea che chi produceva osservazioni in maniera motivata fosse il rappresentante «del no a tutto» o dell’antindustrialismo più bieco. Tutto falso, come si può evincere dalle evoluzioni delle ultime ore. E nemmeno può essere motivo di soddisfazione il fatto di averci visto lungo già da tempo e ritrovarsi ora constatare che «lo avevamo già detto». 

Al netto della torcia, che abbiamo già definito, la realtà è un’altra: la morte certa del porto perché se la realizzazione del deposito fosse portata a termine si dovrebbe dire addio ad ogni altro tipo di traffici sulle banchine di Costa Morena. L’unica banchina infrastrutturata, collegata alla rete ferroviaria nazionale, pronta a far decollare quella che può e vogliamo che diventi la «Piattaforma logistica del Mediterraneo».

Allora vorremo ribadire ancora alcuni concetti nella speranza di contribuire a togliere «il prosciutto dagli occhi» a quanti consapevolmente o inconsapevolmente perseverano in una logica perversa secondo cui per «un piatto di lenticchie» si vuole svendere la risorsa più preziosa di Brindisi: il suo porto.

E’ evidente che non è solo una questione paesaggistica, ma anche una questione di sicurezza – sarebbe il dodicesimo di 11 impianti ad alto rischio di incidente rilevante situati nell’area -, di ambiente perché si tratta di un impianto che continua a trattare una fonte fossile altro che green e di economia legata alla logistica e di portualità che risulterebbe danneggiata e soprattutto preclusa ad ogni altro traffico che possa essere sviluppato. 

Per questo motivo da sempre diciamo: «Sì ad un porto aperto allo sviluppo, che sia Piattaforma logistica del Mediterraneo. No ad un porto che diventi solo ed esclusivamente stazione per rifornimento di carburanti». 

La Cgil di Brindisi, Legambiente, Italia Nostra, WWF, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, ANPI, ARCI, Emergency – Gruppo Prov. di Brindisi, No al carbone, No Tap/Snam, l’Associazione Di Vittorio, intendono esprimere un enorme grazie alle associazioni, ai movimenti, ai partiti e a tutti i brindisini che in queste ore stanno aderendo in maniera massiccia e davvero al di là di ogni più rosea previsione alla manifestazione di protesta e di informazione programmata per il prossimo 24 agosto alle 18.30 in Piazza Vittorio Emanuele II (sotto la sede dell’Autorità Portuale) a Brindisi. 

Nel ribadire che l’incontro è aperto a tutti e nell’invitare ad essere quanti più numerosi possibile, la Cgil e le Associazioni intendono coinvolgere in questo percorso anche tutti i sindaci della provincia, all’Amministrazione provinciale di Brindisi e alla Regione Puglia perché il porto non è una questione che riguarda solo la città capoluogo, ma tutto il territorio.

Vi aspettiamo numerosi in Piazza Vittorio Emanuele II.