La favola prodotta dal Censis è bellissima, peccato sia uno scenario probabilistico e purtroppo inverosimile, che non tiene conto di una completa analisi di contesto. Uno studio “parziale” che considera probabilmente Costa Morena come un terreno vergine o incolto, dove non esiste alcuna attività e per cui da un deserto può nascere  un “Paradiso terrestre”, generatore di ricchezza, attrattore di traffici, di navi da crociera di futuribile costruzione, di passeggeri e mille altre fantasticherie.

Senza nulla togliere alla serietà e al rigore scientifico dell’istituto nazionale di ricerca, sembra quasi che i brindisini siano gli “indiani d’America di un tempo”, che con l’orecchino al naso attendevano di essere comprati con due specchietti per le allodole dove potevano ammirare la loro immagine riflessa, cedendo così tutto il proprio oro e le proprie ricchezze. 

I brindisini di oggi sanno bene che il loro oro è il porto e che gli specchietti – che hanno funzionato bene in altri tempi come gli anni ’60 – non sono più di moda, anzi. Si cerca tuttavia di utilizzare lo stesso strumento desueto per convincere l’opinione pubblica – mai interpellata – ad accettare un impianto che, unico dato certo, produrrà per la sua conduzione “la bellezza” di solo 26 posti di lavoro. 

Quanto alle futuribili costruzioni di navi a Gnl in ordinativo che stima di sviluppare il settore, e che potenzialmente potrebbero essere attratte da Brindisi, un piccolo quesito. Il primo giorno della nuova guerra tra Israele e Libano ha fatto balzare il costo del gas del 20% in più in 24 ore tanto che il governo pare intenzionato a riaccendere tutte le centrali a carbone appena spente da Enel. Già ci sono compagnie che anziché usare il Gnl stanno rivedendo gli ordini per attrezzarle con altri combustibili: se la crisi prosegue e i prezzi crescono quante navi, prevede il Censis, arriveranno a Brindisi? E come si fa a dire – come hanno fatto notare autorevoli armatori – che una compagnia sceglierà il porto di Brindisi solo perché offre le operazioni di bunkeraggio, quando nella scelta di un porto da scalare viene ritenuto secondario rispetto ad altri fattori come i servizi offerti o le tariffe proposte?

Quanto allo studio di contesto. Probabilmente al Censis non è stato detto che la banchina di Costa Morena ospita già altri traffici come la logistica. E che ad esempio Rfi ha investito tra i 70 e i 90 milioni di euro per connettere il porto alla ferrovia. Il Censis ci può dire quanti affari va a sottrarre il bombolone di Edison alla piattaforma logistica per tutto il Mediterraneo (500 metri lineari di banchina già attrezzati per un totale di 30 ettari? Piattaforma a cui gli operatori portuali dovranno rinunciare? E quanti posti di “lavoro buono” saranno annullati dal terminale di Gnl, con annesse ricadute dell’indotto? Quanta ricchezza produrrebbe la messa a terra di una piattaforma logistica a cui si rinuncia per un bombolone alimentato da un combustibile che non è nemmeno green perché derivato da fonte fossile?

Anche su questo, oltre che dall’autorevole Censis, sarebbe opportuno ascoltare il parere di un sindaco – che sebbene invitato a parlare preferisce il silenzio -, un consiglio comunale, un presidente di Regione sinora assente. La Cgil non resterà in silenzio.

 

Antonio Macchia

Segretario Generale

Cgil Brindisi