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TARANTO.Vertenze sindacali. Filippetti (PD): “Sul territorio ionico rischia di esplodere bomba sociale”

Chissà se i Ministri che si stanno occupando della vertenza ex Ilva, hanno lontanamente idea dello spirito con cui migliaia di famiglie legate alle sorti di quello stabilimento, stanno vivendo queste ore che ci separano dal nuovo anno.
Le famiglie dei dipendenti delle aziende dell’appalto che hanno contratti precari e stipendi risicati, o di quelli che da cinque anni sono in cassa integrazione, o ancora dei diretti che non hanno ancora modo di sapere cosa accadrà, perché l’unica “notizia” che vien fuori dai tanti tavoli romani è l’assenza  di notizie, l’assoluta e inaccettabile mancanza di presa di posizioni da parte di un Governo che continua a lasciare carta bianca al socio privato, e a scaricare tutto sulle scelte fatte in precedenza. Come se questo potesse bastare a giustificare la totale inerzia che va avanti dal settembre del 2022, inizio del Governo Meloni.
Ora che si fa?
Semplicemente si sceglie di non scegliere, come se la posta in palio fosse poca cosa. La posta in palio invece sono le famiglie prima di tutto, la loro sussistenza, la dignità dei lavoratori, il tessuto economico locale che in un effetto domino va smantellandosi, e ancora le aspettative di una intera comunità che ha già dato abbastanza, e che attende risposte precise, che non possono essere se non quelle del rispetto del territorio che ospita l’azienda e di prospettive occupazionali serie.
Il Governo prenda una decisione e finalmente assuma il ruolo di socio di maggioranza, facendo poi scelte che siano consequenziali. Non ci sono altre strade da percorrere, e bisogna farlo presto, prima che scoppi una bomba sociale. Non possiamo infatti dimenticare che si tratta di un dramma sociale che si somma a tutti gli altri presenti sul territorio, che generano non poca preoccupazione, dalla vertenza Albini di Mottola, a quella dei 330 lavoratori ex Tct, per i quali la proroga dell’indennità di mancato avviamento rimanda il problema, certo non lo risolve. E ancora i lavoratori dei call center per i quali non è prevista clausola sociale nel momento in cui si passerà dal mercato tutelato al mercato libero, ed è indispensabile la modifica della norma.E’ chiaro che il carico dal punto di vista economico-occupazionale non è indifferente e richiede un intervento immediato e deciso.    

 
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