Tiziana Guacci, segretario per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, racconta quanto è avvenuto nelle ultime ore nella struttura detentiva di Napoli, la più affollata d’Europa: “Un detenuto italiano, ristretto 416/bis, del primo piano del Reparto Avellino (in cui sono ristretti 151 persone) aveva una visita programmata stamattina: in prima battuta ha rifiutato la visita, poi ci voleva andare, ma purtroppo per lui era già stata annullata la visita. Poi, verso le 15, ha chiamato che si sentiva male: nel frattempo che il collega lo aprisse per farlo scendere al PS, per le cure del caso, i detenuti hanno prima fatto la battitura e poi incendiato un materasso in Sezione. Sono stati fatti evacuare tutti i detenuti del primo piano e secondo piano nei passeggi, refertati quasi tutto il primo piano e secondo piano!!”. La sindacalista evidenzia che “le condizioni del carcere di Poggioreale continuano ad essere allarmanti, ma continua ad aumentare il numero dei detenuti che ad oggi è pari a 2.054 detenuti nonostante la chiusura di un intero reparto, il reparto Napoli, che ospitava circa 350 detenuti; Sono intervenuti anche i vigili del fuoco! Adesso tutto rientrato ma sono stati momenti di grande tensione che solamente la professionalità del personale di Polizia Penitenziaria ha evitato che degenerasse”.

Guacci evidenzia, ironica e tagliente, che “il SAPPE, in più occasioni ha chiesto pubblicamente che chi di dovere tenga in considerazione le criticità dei penitenziari campani che evidentemente non sono più in condizione di gestire le troppe tipologie di detenuti, con una presenza di soggetti dalla personalità particolarmente violenta, senza alcuna possibilità di diversa collocazione all’interno della Regione”. Rincara la dose: “Siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze e di irresponsabili atti critici e pericolosissimi, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno”.

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è necessario intervenire sulla carenza di organico, sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria, sull’adeguamento delle risorse contrattuali e la dotazione del Taser e della tecnologia a supporto della sicurezza. Per questo evidenzia che “da tempo, come SAPPE, denunciamo le inaccettabili violenze che si verificano nelle carceri della Nazione: dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza”. Il leader del SAPPE evidenzia i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri (“da espellere per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza”), di quelli tossicodipendenti e degli psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in Comunità adeguate: La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”. Infine, il leader del SAPPE ha ribadito la necessità “di potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna attraverso le articolazioni territoriali della Polizia Penitenziaria, con personale opportunamente formato e specializzato”. “Di fatti, secondo il Sappe, è proprio questa la mission futura dell’esecuzione penale, che dovrà concentrare tutti i propri sforzi sulle misure alternative alla detenzione che si prevede potranno interessare decine e decine di migliaia di affidati”, conclude.