La Cgil di Brindisi e la Cgil Puglia non possono tacere la gravità di questa situazione e chiedono alla politica parole chiare e non proclami fumosi. Se davvero vogliamo garantire una transizione giusta per tutti i lavoratori, è necessario che Brindisi venga riconosciuta Area di Crisi Complessa, come già richiesto dalla CGIL

 

La Legge di Bilancio 2025 non prevede alcun investimento per la decarbonizzazione a Brindisi, una realtà che non può essere ignorata. La Cgil di Brindisi e la Cgil Puglia non possono tacere la gravità di questa situazione e chiedono alla politica parole chiare e non proclami fumosi.

Nonostante le dichiarazioni trionfalistiche che si sentono da alcune forze politiche, la verità è che non c’è un euro stanziato per Brindisi, per la transizione energetica e per il sostegno alle migliaia di lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro in seguito alla chiusura della Centrale di Cerano e alle altre dismissioni industriali. 

I proclami fatti in queste settimane non corrispondono ai fatti. A distanza di più di un anno dalla fermata della centrale a carbone, il governo non ha ancora messo a disposizione risorse concrete per affrontare l’emergenza occupazionale che già stiamo vivendo. 

Sembra quasi una beffa leggere la Legge di Bilancio 2025 dove l’unico intervento previsto riguarda l’incarico di un commissario straordinario, una delle nostre richieste affinché l’accordo di programma possa essere gestito con celerità. 

Niente di più, nonostante si sia parlato di Accordo di programma, crisi dovuta alla decarbonizzazione, crisi della chimica. Questo, purtroppo, non è che una goccia nel mare, di fronte a una crisi che colpisce centinaia di famiglie e a una realtà industriale in continua contrazione. Non c’è spazio per ulteriori indugi o per nuove promesse: l’emorragia di posti di lavoro è in atto e non può essere fermata con interventi simbolici, fumosi o tutti da riempire ancora di contenuti ma soprattutto di risorse.

Brindisi non può più aspettare. Se il Governo e la Regione non pongono in atto risposte immediate, saremo costretti a constatare la fine di un’intera generazione di lavoratori, senza alcuna prospettiva. Non possiamo più parlare di futuro senza dare certezze a chi vive questa transizione nel presente, e queste certezze sono possibili solo con l’adozione di misure straordinarie e con l’impiego di fondi adeguati. Nella sostanza occorrono risorse certe: per proseguire nel risanamento ambientale e delle bonifiche dei siti, a partire dal perimetro ENEL e provando a completare tutto il perimetro SIN; per infrastrutture a sostegno dei nuovi insediamenti; per sostenere in maniera adeguata i progetti di reindustrializzazione, a partire già dalle 13 proposte al tavolo del 20 settembre scorso, delle quali a parere della CGIL nessuna deve essere persa; – per ammortizzatori sociali straordinari a tutela del reddito dei lavoratori coinvolti.

La vera emergenza riguarda, prima di tutto, la qualità della vita e del lavoro per i cittadini di Brindisi, oggi messi alla prova da un processo di transizione ecologica che non solo non è accompagnato da risorse adeguate, ma rischia di esacerbare le difficoltà socio-economiche di un territorio già fragile.

Se davvero vogliamo garantire una transizione giusta per tutti i lavoratori, è necessario che Brindisi venga riconosciuta Area di Crisi Complessa, come già richiesto dalla CGIL. Questo riconoscimento rappresenterebbe il primo passo verso l’attivazione di risorse straordinarie, che possano includere ammortizzatori sociali speciali, programmi di riqualificazione e il sostegno per la creazione di nuovi posti di lavoro in settori compatibili con la sostenibilità e la green economy. Non possiamo continuare a navigare nell’incertezza, sperando che le cose si sistemino da sole o che si risolvano con la finanziaria dell’anno prossimo. La crisi sociale ed economica che sta investendo Brindisi è già qui, e ogni giorno che passa senza una risposta concreta rischia di aggravare una situazione che è ormai insostenibile.

Da questo punto di vista, ci sentiamo di dover chiamare in causa anche la partecipata ENEL relativamente al bisogno di investitore in formazione e ricerca, valorizzando la Cittadella e il suo rapporto con le università, probando a trattenere e coltivare talenti utili ai processi di transizione e innovazione.

Il futuro dei lavoratori di Brindisi non è una questione che può essere rinviata. È ora che si passi dalle parole ai fatti. Cgil Brindisi e Cgil Puglia non resteranno in silenzio, è metteranno in campo tutte le azioni civili e democratiche per rivendicare attenzione e investimenti per questo territorio che non può rimanere abbandonato a sé stesso. Ribadiamo per l’ennesima volta: il processo di decarbonizzazione non lo devono pagare i lavoratori o i territori.

 

Massimo Di Cesare, Segretario Generale Cgil Brindisi

Gigia Bucci, Segretaria Generale Cgil Puglia