Bari, – Ben 18 milioni di euro. Ecco quanto vale il made in Puglia (non energetico) nel mercato libico. E’ quanto emerge da un’elaborazione del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Istat.
L’escalation della crisi in Libia può condizionare profondamente l’andamento delle esportazioni. Con l’aggravarsi delle condizioni di sicurezza, la Farnesina ha segnalato che «l’Ambasciata d’Italia a Tripoli ha sospeso temporaneamente le proprie attività fino a nuovo avviso. Non è più possibile, pertanto, assicurare assistenza consolare a coloro che, nonostante il chiaro sconsiglio delle Autorità italiane, siano ancora presenti in territorio libico».
Dopo le esportazioni di prodotti petroliferi raffinati (56 per cento) i settori interessati sono «Macchinari e apparecchiature» (9,6 per cento), «Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche» (7,1 per cento), «Prodotti alimentari» (4,4 per cento), «Autoveicoli» (3,2 per cento), «Prodotti delle altre industrie manifatturiere» (2,7 per cento, per metà rappresentato da «Gioielleria e pietre preziose lavorate»). L’export aveva recuperato, nel corso del 2013, i livelli precedenti alla crisi del 2011, quando scoppiò la guerra civile in Libia.
Ma ora è probabile un’ulteriore battuta d’arresto. In particolare, le aziende della provincia di Bari esportano verso il Paese nordafricano beni per 8,7 milioni di euro. Pari al 48,3 per cento del totale delle esportazioni pugliesi verso la Libia. Seguono le province di Lecce con 5,4 milioni, pari al 30 per cento dei 18 milioni complessivi; Brindisi con un milione 400mila euro, pari al 7,8 per cento; Barletta-Andria-Trani con un milione 100mila euro (6,1 per cento); Foggia con 800mila euro (4,4 per cento). Chiude Taranto, già parecchio ridimensionata a causa dell’involuzione dell’Ilva, con 600mila euro (3,3 per cento).
«I dati elaborati dal nostro Centro Studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – ci consentono di comprendere come la situazione generatasi nel Nordafrica abbia ripercussioni dirette anche sulla nostra economia regionale.
Quest’ulteriore fronte si apre in un momento in cui le imprese pugliesi sono già duramente provate dalla restrizione ai commerci con la Russia, in forza delle sanzioni applicate a seguito della crisi ucraina.
La situazione internazionale – osserva – è tale da causare una battuta d’arresto proprio per alcuni tra i flussi più corposi dell’export pugliese. Con i consumi interni ormai al lumicino, questa congiuntura rappresenta un pericolo concreto anche dal punto di vista economico. Per questo e per tanti ancor più importanti motivi – conclude il presidente – non possiamo che augurarci una soluzione rapida, che consenta la pacificazione dei territori ed il ritorno ai fisiologici rapporti commerciali».